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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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27/3/02 Io sono un ebreo di sinistra. Ma la mia sinistra dov'è?
Riflessione di Federico Steinhaus
Non mi considero un reduce, né un orfano. Ma di certo mi manca, quella mia sinistra alla quale ho dedicato metà della mia vita da militante, da attivista, da rappresentante ufficiale in ruoli di diversa visibilità. Mi manca, ma non perché sono cambiato io - è lei che non c'è più.



Ve la ricordate, la sinistra che era sinonimo di lotta contro le ingiustizie, contro le oppressioni, contro le disuguaglianze? Io me la ricordo, ma essa è solo un ricordo, appunto. Ero un idealista, qualcuno potrà dire un illuso. Non ritengo di essere stato un illuso, ma di certo sono ancora un idealista - un idealista deluso.



Certo, anche allora ho vissuto periodi di grande amarezza: quando nel 1982, durante la guerra del Libano e dopo la strage di Sabra e Chatila, esponenti e gruppi della nostra sinistra hanno aggredito individualmente e collettivamente gli ebrei italiani, colpevoli appunto di essere ebrei, e ancora prima quando, dopo la guerra dei 6 giorni del 1967, la sinistra italiana si è in larga parte schierata contro Israele. Anche allora, nel 1967 e nel 1982, sono state poche e poco ascoltate le voci anche autorevoli della nostra sinistra che hanno cercato di ricondurre alla ragionevolezza, di condannare gli eccessi, di far capire senza equivoci ed ipocrisie strumentali dove stava la ragione e dove il torto.



E' scomparsa la sinistra nobile, ed è rimasta la sinistra che sa solo urlare, ed anche le posizioni che essa ha assunte nei confronti di Israele rientrano in questa sua mutazione genetica. Urla ed insulta, non tenta neppure di capire, è incapace di ricordare, perché, così crede, solo chi urla più forte prevale.



Capire, ricordare, per evitare le trappole del populismo manicheo che inevitabilmente conduce alla violenza ed all' ingiustizia, al sopruso ed all' odio. Sono stati gli arabi, palestinesi e non, a rifiutare per decenni ogni compromesso ed ogni tentativo di pace? Dimenticato. Sono stati gli arabi a rinchiudere i palestinesi nei campi profughi quando questi erano ancora tutti inseriti in territori sotto sovranità araba? Dimenticato. Sono stati gli arabi a rifiutare persino l' ipotesi che in mezzo a loro potesse esistere uno staterello ebraico? Dimenticato. Sono stati gli arabi a sterminare i palestinesi in Giordania, in Libano e altrove? Dimenticato. E' stato Arafat a respingere un piano di pace israeliano molto simile a quello che oggi viene presentato come novità strabiliante da un principe saudita? Dimenticato (ed è passato appena poco più di un anno ). E' stato Arafat a dichiarare la guerra che si chiama intifada come scelta politica della violenza in risposta al piano di pace israeliano? Dimenticato.



E, quando non dimentica, la nostra sinistra di oggi rifiuta qualsiasi argomentazione politica, anzi qualsiasi prova logica o documentale, che dia ragione ad Israele e torto ad Arafat.



Da un anno e mezzo, per non parlare dei precedenti 30 anni, gli israeliani vengono assassinati a decine per volta nei caffè, nelle discoteche, nelle feste religiose, nelle pizzerie? Sono episodi deprecabili, ma non hanno la capacità di far cambiare idea, o di far capire, o di spostare il punto di vista. Gli israeliani non vivono in sicurezza neppure nelle loro case, neppure nei loro bar, neppure nei loro supermercati? L' essenziale è solo che non devono reagire.



Non mi disturba che la sinistra alzi la voce per criticare il governo israeliano. Anzi, una critica costruttiva, proveniente da amici, è importante. Mi disturba invece che non alzi la voce per denunciare il violento e durevole antisemitismo arabo e palestinese in tutte le sue manifestazioni; mi disturba che essa assista in silenzio alle urla scomposte, dirette unicamente contro Israele, delle sue frange estreme. Mi disturba che la sinistra innalzi osanna a chi ha il "coraggio" di dimostrare in piazza per la pace a Gerusalemme, ma non abbia il pudore di invitare questi suoi esponenti a dimostrare per la pace e per il riconoscimento del diritto di Israele ad esistere anche a Ramallah o a Gaza, ben sapendo che ciò verrebbe impedito dalla polizia palestinese.



Mi disturba che la parte moderata della sinistra cerchi il consenso degli schieramenti visceralmente anti-israeliani a spese di Israele, ed anche a spese della lotta contro il razzismo e l' antisemitismo, di cui quegli schieramenti sono non di rado la voce amplificante, vendendosi in tal modo l' anima per qualche voto in più. Mi disturba che tolleri senza dire una sola parola di esplicito distacco le esibizioni di malafede e di odio dei suoi agitatori televisivi, e che confonda le proprie bandiere con quelle dei capipopolo esagitati del movimento no-global.



All' epoca del terrorismo praticato dall' OLP di Arafat in Europa, quando gli ebrei europei venivano assassinati nelle sinagoghe, la sinistra tacque, ed anzi definì "resistenza" quella violenza. Oggi la sinistra accetta in silenzio che gli arabi spargano il seme dell' antisemitismo. E non leva la sua voce quando un corteo filopalestinese tenta di invadere il ghetto di Roma, con un atto che lo qualifica come nazista.



Non è questa la mia sinistra. Non potrà mai esserlo. Non sono io che lascio la sinistra, io anzi rimango un idealista (illuso? deluso?) di una sinistra seria ed onesta - è invece quella sinistra che non c'é più. Ma spero sempre che essa trovi il coraggio e la forza di risorgere dalle sue ceneri, e che con una impennata di orgoglio decida di schierarsi contro il terrorismo palestinese e contro la volontà araba di annientare Israele, senza gli ipocriti distinguo dei se e dei ma.



Federico Steinhaus

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