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8/4/02 BOLOGNA PRO PALESTINA
Riflessione di Giorgia Greco
Bologna non è seconda a nessuno, anzi!

Se la manifestazione di Roma, indetta a favore della pace in Palestina, ha visto le defezioni dei sindacati e della sinistra moderata per i toni gravemente unilaterali degli slogan ( "Contro il terrorismo dello Stato di Israele" , "Israele assassina"), il fronte dei bolognesi è compatto.



I partecipanti alla manifestazione di sabato 6 aprile erano più di 5000, appartenenti a diversi schieramenti (fra i quali Rifondazione Comunista, Cobas, Sinistra Giovanile, Attac e Social Forum) ed hanno sfilato in corteo lungo le vie più importanti di Bologna: Via Indipendenza, Via Ugo Bassi, Via Marconi fino a Piazza Nettuno.

Se si eccettua l'opinione personale espressa da Marco Lombardelli, segretario della Sinistra giovanile, nessuna obiezione, nessuna voce - sia pur timida - si è levata in difesa delle ragioni di Israele, a ricordare almeno i 150 civili israeliani morti dilaniati dalle bombe dei kamikaze nel solo mese di marzo.

I toni e le immagini sono aspri: corpi avvolti nelle bandiere palestinesi e, come avviene nei funerali che mostra la televisione, portati simbolicamente in corteo, bandiere israeliane date alle fiamme, urla ed invocazioni ad Allah in lingua araba.

Chiedevano di fermare "il massacro" in Palestina, in realtà hanno dato l'impressione di voler massacrare e fare a pezzi l'immagine di Israele, come se distruggendo i simboli di quello stato sovrano si potesse eliminare anche i suoi cittadini.

Senza discostarsi da questa linea, ha gridato il leader dei Disobbedienti, Gian Marco De Pieri: "Nessuna ambiguità, noi siamo dalla parte degli oppressi" ed ha subito aggiunto perché non ci fossero equivoci: "Cioè dei palestinesi".

"Quelli che sparano ai check point di Ramallah non sono soldati, sono assassini".

Invece, caro De Pieri, quelli che si fanno saltare in aria nei ristoranti (dove i pacifisti hanno evitato accuratamente di andare per non fare la fine degli israeliani!!) sono forse degli angioletti?

Di questa manifestazione, oltre agli slogan faziosi ("Chiediamo il processo a Sharon per crimini di guerra"), all'antisemitismo di alcuni intervistati ("In Italia gli ebrei hanno troppo potere") quello che sconcerta e preoccupa maggiormente è la violenza, per nulla contenuta, che emerge negli atteggiamenti e nelle frasi dei partecipanti: una violenza che esprime, attraverso la condanna ad Israele, quell'antisemitismo - spesso negato a parole ma confermato dai fatti, che si riscontra in molti ambienti della sinistra italiana.

Un'amica israeliana, in visita alla città per alcuni giorni, è rimasta profondamente addolorata nel constatare "quanto odio c'è per Israele anche in una città così piccola e dotta come Bologna". Mi ha stretto il cuore quando, entrate in un negozio per acquistare un paio di scarpe, mi ha sussurrato in un orecchio: "Ti prego, non dire che sono israeliana ! Potrebbe essere pericoloso per entrambe."

Quando si mette la croce uncinata a fianco della bandiera di Israele (come nella manifestazione di Bologna) non si offendono solo gli ebrei israeliani e quelli della Diaspora, ma si insulta la Storia e si dà via libera alla criminale distruzione di sinagoghe e cimiteri ebraici.

Porre le basi di una civile convivenza fra israeliani e palestinesi, realizzare progetti di cooperazione economica e sviluppo sono obiettivi che vanno perseguiti con fermezza sia dall'Europa che dall'America ma non possono prescindere dal legittimo diritto di Israele ad esistere sulla sua Terra ed entro confini sicuri.

Il rischio piuttosto serio in questo momento è che "finti pacifisti" trasformino questa legittima aspirazione in un odio profondo e malsano per Israele e per tutto il popolo ebraico.

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