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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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20/5/02 Alì Babà e i 13... Come definirli?
Riflessione di Deborah Fait
Ogni volta che ascoltiamo i vari telegiornali sui 13 terroristi palestinesi dobbiamo sentir riparlare di "fine dell'assedio alla Basilica" e immancabilmente il giornalista di turno ricorda ai telespettatori che costoro sono definiti terroristi "da Israele" quindi non da noi italiani. Per carità, mr.Arafat non si arrabbi con noi!

Come potrebbe definirli l'Italia? Vediamo un po'.

Persone che entrano armate in un luogo sacro, territorio del Vaticano, sparando contro le porte come possono essere chiamati?

E persone che tengono in ostaggio della gente , nel caso specifico dei frati, come possono essere definite?

Se un qualsiasi comune mortale entra con scasso in un appartamento e tiene in ostaggio il legittimo proprietario viene , se catturato, arrestato e condannato appunto per scasso e sequestro di persona.

Nessuno in Italia ha avuto il coraggio di proporre all'opinione pubblica questa semplicissima teoria.

C'è il veto di chiamare i palestinesi "terroristi" perchè in Italia si vuol far passare il concetto aberrante che chi squarta bambini e fa saltare autobus sia un "combattente per la libertà", un onorevole "partigiano", un meraviglioso "patriota".



Benissimo, anzi malissimo ma cerchiamo di avere un minimo di onestà, solo per poterci guardare allo specchio alla mattina lavandoci i denti , e diciamo almeno che queste persone sono dei sequestratori di persona e dei banditi.

Nossignori, nemmeno questo fanno i giornalisti delle televisioni italiane. Come fanno a farsi la barba alla mattina allora? Senza guardarsi allo specchio? Siccome non li vediamo incerottati significa che non si vergognano.

Scassinare una chiesa con armi in pugno, bivaccare nella stessa e dissacrarla, posizionarvi 40 cariche esplosive pronte per essere usate, tenere in ostaggio i legittimi proprietari cioè i frati francescani, più una quarantina di altre persone è reato o no?

Francesco Cossiga in una recente intervista ha ricordato come, quando lui era ministro degli Interni (76/78), il Governo italiano abbia protetto i terroristi palestinesi rilasciando documenti falsi e ignorando gli arsenali di armi che i palestinesi avevano in Italia. Questo, racconta Cossiga, nella speranza che l'Italia non sarebbe mai stata toccata dal terrorismo palestinese.

Purtroppo questo comportamento cosi' "birichino" dell'allora Governo italiano non servi' a molto. Sappiamo tutti che Arafat non e' tipo da mantenere le promesse, il terrorismo e' per lui una ragione di vita ed ecco che viene attaccata la sinagoga di Roma, ucciso Stefano Tachè di due anni e gli assassini fatti fuggire verso la Grecia.

Nel 1985 viene sequestrata l'Achille Lauro con relativo assassinio di Leo Klinghofer e Abu Abbas viene fatto scappare prima in Jugoslavia e poi in Iraq.

Due mesi più tardi 15 persone vengono trucidate a Fiumicino da un commando dell'OLP.

E nel 1986 un altro "patriota" palestinese getta una bomba in via Veneto mutilando gravemente 25 innocenti italiani.

Tornando ai nostri giorni abbiamo ormai la certezza e le prove della corruzione di Arafat e della sua leadership definita dai palestinesi stessi "Ali Babà e i 40 ladroni". Abbiamo i conti di migliaia di miliardi di dollari regalati dall'Europa e dai paesi arabi e usati allegramente per comprare armi e arricchire i conti in banca dei maggiorenti palestinesi. Nessuno al mondo ha aperto un'inchiesta o chiesto il resoconto.

Sentiamo Arafat dire ogni giorno un'altra cosa, un giorno promette elezioni, il giorno dopo smentisce. E via di questo passo.

Cosa serve al mondo per capire chi è Arafat? Cosa serve al mondo per capire cos'è l'islam nel mondo arabo?

Perchè nessuno capisce che l'islam è esattamente quello che afferma Bernard Lewis : totale compenetrazione tra credo religioso e potere ed e' cosi' potente e radicato da influire anche sui governi arabi laici.

Come e' possibile che esista ancora qualcuno in Italia e in Europa disposto a pensare che la soluzione sia "aiutare " i palestinesi? Aiutarli a fare cosa? Non è l'aiuto materiale che serve perche' sono ricchi. I palestinesi sono ricchi! Da due anni là nessuno lavora ma non si vedono bambini con le pance gonfie, ne gente che muore di fame! I soldi li hanno!

Non è il supporto al loro terrorismo che aiuterà a fare la pace nè intorcicarsi a chiamare "patrioti" degli assassini. Bisogna metterli davanti alle loro responsabilita' e non scusarli sempre. Sono 40 anni che tengono in scacco il mondo intero. BASTA!

Diamoci una svegliata!

I precedenti storici non hanno insegnato nulla? L'11 settembre nemmeno?

L'unica cosa da fare è chiedere ad Ali' baba e ai suoi 40 ladroni conto dei miliardi ricevuti e pretendere la distruzione dei testi scolastici antisemiti, la chiusura dei campeggi con relative lezioni di sgozzamento impartite a bambini di 6 anni.

Devono essere aiutati ad uscire dalla spirale di odio, violenza e miseria morale in cui sono sprofondati grazie al dittatore che cinicamente e indefessamente ha lavorato per 40 lunghi anni per ridurli a questo.

L'unica cosa da fare è mandare un messaggio di forza e non dire, dopo ogni attentato, "Arafat deve fare di piu' contro il terrorismo".

Fino a quando l'Europa darà al capo del terrorismo palestinese una chance al giorno? Fino a quando l'Europa se ne fregherà di Israele e continuerà ad attribuire a questa democrazia le colpe che nessuno ha il coraggio e la dignita' di rivolgere ai palestinesi? Nessuno ha ancora capito che essere tolleranti e complici dei terroristi non paga? Pare di no poiche' vediamo che i 13 palestinesi, terroristi "per Israele", per carita' "solo per Israele", sono ancora ospiti di un albergo di lusso a Cipro e abbiamo appena saputo che il loro status nei paesi che li accoglieranno sara' di uomini liberi. Beh, forza e coraggio, incominciamo a guardarci alle spalle!



Deborah Fait

Israele



"Avremo la pace quando gli arabi ameranno i loro figli quanto odiano noi."

Golda Meir


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