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La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
16.04.2014 Grillo non ha offeso soltanto gli ebrei, ma tutte le persone perbene
rivelando la vera natura del Movimento 5 Stelle

Testata:La Stampa - La Repubblica
Autore: Tommaso Ciriaco - Piero Geymonat
Titolo: «'Non devo chiedere scusa agli ebrei' - Io nipote di un deportato offeso dalle parole di Grillo»
Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 16/04/2014, a pag. 8, l'articolo di Tommaso Ciriaco dal titolo "Non devo chiedere scusa agli ebrei" e a pagg. 1-28 la lettera di Piero Geymonat dal titolo "Io, nipote di un deportato offeso dalle parodie di Grillo".

Sulla STAMPA, a pag. 8, la cronaca di Francesca Schianchi sulla conferenza stampa di Grillo ha il titolo "Grillo: non ho offeso gli ebrei. E attacca Renzi".



Per una volta, siamo d'accordo con Grillo: non ha offeso solo gli ebrei, ma tutte le persone perbene, esprimendo volgarità criminali che hanno dato l'opportunità a tutti di aprire finalmente gli occhi sulla ideologia del Movimento 5 stelle rappresentato da Grillo e dal suo supporter Casaleggio.
E' a tutte le persone perbene che Grillo deve chiedere scusa.

Ecco la cronaca di Tommaso Ciriaco:


Tommaso Ciriaco      Beppe Grillo                                Renzo Gattegna

Basterebbe scusarsi. E invece Beppe Grillo raddoppia, in una conferenza stampa infarcita di insulti contro tutto ciò che gli capita a tiro. Rivendica la foto taroccata di Auschwitz, esalta l’incredibile parafrasi di Primo Levi, si spinge fino a chiedere le dimissioni di Renzo Gattegna: «È stupido e ignorante». Come se non bastasse, mette alla porta pure il deputato Tommaso Currò, che pure l’ascolta in prima fila: «Currò mi critica? Non so chi sia Currò», lo liquida mentre raggiunge il Senato. Lì, appollaiato nella tribunetta per gli ospiti, plaude ai senatori grillini che bocciano un 416-ter giudicato troppo “morbido”.
Stavolta la voce è un po’ bassa, colpa dello show a pagamento della sera prima. Arriva a Montecitorio dopo pranzo. Lo attendono telecamere e cronisti, compresi quelli che definisce gli «scagnozzi di Repubblica ». C’è troppa gente, si cambia sala. L’occasione dell’incontro è la proposta di legge per abolire Equitalia, con toccanti testimonianze di cittadini sul lastrico, tra i quali la vedova di un imprenditore suicida. Poi però il leader cambia registro. Ed è un diluvio di improperi.
Il primo obiettivo è il presidente delle comunità ebraiche, reo di aver contrastato il leader: «Nel post non c’era nessun intento di offendere, non volevo fare battute». Poi però il Capo del Movimento sfiora pericolosamente l’argomento della lobby ebraica: «Non chiedo scusa, dovrebbero sostituire il portavoce delle comunità ebraiche. Quando si toccano i poteri forti vengono fuori le lobby».
Non basta. C’è la stampa al centro dei pensieri di Grillo. Che preferirebbe, evidentemente, un approccio più morbido dei media: «Noi diventeremo lo Stato, allora il M5S non servirà più. E voi, è possibile che fate queste domande stupide? I giornali hanno i mesi contati: cercatevi un altro lavoro. Almeno non perseguitateci. Rischiate qualcosa, anche il posto di lavoro ». E poi, sconsolato: «Tanto non si redimono...». Anzi, condizionano i media stranieri: «Sono uscito sui giornali tedeschi come il “fuhrer”». Il resto del monologo ricalca il recente tour antieuro, in pillole. Affondi contro Matteo Renzi - «un pagliaccetto » - contro il Quirinale e Carlo De Benedetti. Le nomine del governo, invece, non lo entusiasmano: «Peggio di Scaroni non credo sia possibile. La Marcegaglia è una brava persona, ma non è una innovatrice».
Poco più tardi il leader si sposta al Senato. In tribuna, assiste all’ostruzionismo del Movimento sul 416 ter. È un bombardamento di allusioni, culminate nel coro: «Fuori la mafia dallo stato». Si scatena la bagarre. Una senatrice di Forza Italia grida: «Abbiamo un assassino in tribuna». I senatori di Beppe gridano più forte, interrompono il capogruppo dem Luigi Zanda. Che si infuria: «Assistiamo a continui insulti e provocazioni dei cinquestelle, è la loro campagna elettorale». Dall’alto, il Fondatore benedice la battaglia: «Il 416 è la più grande vergogna. La mafia si sta trasformando: tu fai questo e tu mi aiuti sulle riforme. Ci batteremo fino alla fine». L’unico a salvarsi, per Grillo, è il Presidente di Palazzo Madama: «Grasso è una persona straordinaria».
Quel che resta è show a favore di telecamera. Alza il bavero della giacca per coprirsi dagli obiettivi che lo “puntano”, bacia e abbraccia i deputati accorsi al Senato per omaggiarlo. Neanche l’affondo di Marine Le Pen - «il signor Grillo adotta un comportamento scapestrato senza offrire un progetto coerente » - lo disturba. In fondo, è già campagna elettorale.

Ecco la lettera di Piero Geymonat:

      
Piero Geymonat                                                          Partiti gemelli                           


Caro direttore, mi chiamo Piero Geymonat, sono nato a Parigi nel 1987, ora vivo a Pavia. Un padre italiano d’origine piemontese, una madre francese di origini franco– polacche. Quando la gente me lo chiede non so mai cosa rispondere, sono italiano? Sono francese? Tutte e due le cose? No, sono Europeo, questo mi rappresenta di più. Mio nonno materno, Henri Krasucki, e tutti i suoi parenti, sono polacchi, di un paesino vicino a Varsavia.
Emigrarono in Francia quando mio nonno aveva 4 anni, nel 1928, non tutti con documenti validi, erano quindi, in buona parte, immigrati clandestini. Quando alla fine del 1939 iniziò la seconda guerra mondiale, questi immigrati polacchi decisero di partecipare alla resistenza contro l’invasione tedesca. Erano ebrei polacchi, comunisti, residenti in Francia, insomma tutto quello che la Germania poteva odiare all’epoca, ma non fu solo quello che li spinse a combattere il regime di Hitler, fu anche il fatto che si sentivano pacifisti e non potevano sopportare la violenza messa in scena dalla Germania. Per questa lotta al regime tedesco sono stati deportati, ad Auschwitz, il campo di sterminio in Polonia. Mi ricordo ancora il braccio di mio nonno con quel numero tatuato sopra, 126049, marchio indelebile
della sua sofferenza nel campo e traccia perenne della barbarie nazista.
Per tutti Auschwitz rimane il simbolo della Shoah. Lo stesso pacifismo spinse mio nonno paterno, Ludovico Geymonat, a rifiutare la tessera del partito fascista italiano e ad entrare nella Resistenza durante la seconda guerra mondiale. Poco importavano le conseguenze sulla sua carriera professionale, la volontà di lottare contro questi regimi populisti, nazionalisti, razzisti, andava ben oltre la propria carriera personale. Come lui, tanti altri italiani si opposero al regime fascista, e furono perseguitati per questo, o anche solo perché erano ebrei. Fu il caso dello scrittore Primo Levi. Per chi non abbia ancora letto “Se questo è un uomo”, fatelo, è un libro che dovrebbero leggere tutti. Quando sento e leggo le dichiarazioni di Beppe Grillo, relative al suo ultimo post, quello con la foto del tristemente famoso cancello di Auschwitz, e con la sua parodia della poesia di Primo Levi mi vengono i brividi. Io, nipote di resistenti, di deportati proprio lì, ad Auschwitz, con parenti torturati e ammazzati dal regime nazista tedesco e dal regime fascista italiano, non posso accettare che la voce che rappresenta circa un quar- to degli italiani (stando alle ultime elezioni) sia quella. Ma come, in Italia dove la nostra parte di responsabilità nella Shoah ce l’abbiamo, possiamo permetterci che un personaggio mediatico – politico di primo piano faccia tali dichiarazioni? Non penso che un grande paese come il nostro possa permettersi che una cosa del genere rimanga impunita. Grillo non è una persona stupida, non penso, ma non faccia finta lui, e neanche chi lo rappresenta in Parlamento, di non sapere quello che faceva scrivendo quel post sul suo blog e con quell’orrendo fotomontaggio. Non si fa provocazione con la Shoah, non si scherza con la Shoah, non si strumentalizza la Shoah. L’Unione europea è stata costruita sulle macerie della seconda guerra mondiale, sul dramma della Shoah. I membri fondatori erano sei, in ordine alfabetico, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi. Per questo suo indirizzo pacifista l’Europa è stata insignita con il premio Nobel per la Pace. La Pace, questa idea che ha spinto tanti cittadini, tra i quali i miei nonni, a lottare contro nazisti e fascisti, gli stessi nazisti che hanno creato quel mostro che era Auschwitz. L’Unione europea l’ha voluta chi ha lottato contro questi regimi. L’Unione europea ha portato la Pace su un continente distrutto da due conflitti mondiali in meno di 30 anni. La mia Europa non è diversa da quella iniziale, è sempre l’Europa della Pace, un’Europa costituita da 28 paesi, con 24 lingue diverse. È l’Europa della cultura, degli scambi, del progetto Erasmus, della libera circolazione degli individui. Questa Europa Grillo non la vuole, va bene, la libertà di pensiero è qualcosa di importante, fondamentale e va rispettata. Chi non la vuole sono anche il Front National in Francia, Alba Dorata in Grecia, Jobbik in Ungheria, per citarne solo tre. Tutti partiti politici di estrema destra il cui rapporto con nazismo e Shoah tutti noi conosciamo. Ora possiamo anche aggiungere il Movimento Cinque Stelle e i suoi sostenitori.

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