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Informazione Corretta - Il Foglio Rassegna Stampa
19.10.2012 Elezioni Usa, la sedia vuota di Obama
commenti di Piera Prister, Mattia Ferraresi, Karl Rove

Testata:Informazione Corretta - Il Foglio
Autore: Piera Prister - Mattia Ferraresi - Karl Rove
Titolo: «La sedia di questo non presidente (THE UN-PRESIDENT) continua ad essere vuota - Fronda pragmatica - Obama bravino in tv,ma perde il confronto con Romney sull’economia»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 19/10/2012, a pag. 1-4, gli articoli di Karl Rove e Mattia Ferraresi titolati "  Obama bravino in tv,ma perde il confronto con Romney sull’economia" e " Fronda pragmatica ".
Pubblichiamo la risposta di Piera Prister ad un lettore dal titolo " La sedia di questo non presidente (THE UN-PRESIDENT) continua ad essere vuota ".


Mitt Romney, Barack Obama
Ecco i pezzi:

INFORMAZIONE CORRETTA - Piera Prister : " La sedia di questo non presidente (THE UN-PRESIDENT) continua ad essere vuota "


Piera Prister

Al lettore di IC, Mr. John Fischetti che mi obietta e mi chiede una spiegazione (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=90&id=46495), ribadisco la mia asserzione che Obama ha mentito spudoratamente su Bengasi e lo spiego allegando più avanti i transcript. Si giudica un presidente che e’ anche il Commander in Chief delle forze armate, dalle azioni che non ci sono state in aiuto del Consolato di Bengasi, colpito da un attacco terroristico nell’anniversario dell’11 settembre 2001. (C’era stata controversia persino sulla data, dicevano che era accaduto il 12 settembre, un’altra bugia, per accreditare la tesi dell’attacco spontaneo dovuto al video). L’attacco s’e’ perpetrato in 4 ore in un consolato senza adeguato presidio. La Casa Bianca sapeva ma gli aiuti non sono partiti e quindi non sono arrivati. (Tanto piu’ che questo e’ un paese dove, se in una casa c’e’ un principio di incendio, i pompieri con grande dispendio organizzativo arrivano in 10 minuti in un ambiente cittadino).
Dopo 23 ore dall’accaduto, il presidente e’ apparso nel Rose Garden a condannare il massacro, solo a parole, non ha fatto altro. Non ha nemmeno cancellato, in segno di lutto per la morte di un suo ambasciatore da lui nominato, la sua campagna elettorale del giorno dopo, come se nulla fosse accaduto. Ha detto le testuali parole:”Not acts of terror will ever shake the resolve of this nation” “Nessun atto di terrore mai scuotera’la nostra determinazione”. La controversia ora sull’uso della parola “terror” nel Rose Garden, se l’ha detta o non l’ha detta, e’ irrilevante. Ma sicuramente e’ stato un trabocchetto teso a Romney da Obama in combutta con la moderatrice Candy Crowley di CNN che in modo molto parziale, su richiesta del presidente aveva gia’ preparato all’occorrenza il transcript.
Eppoi, quale terrore? Un terrore generico o quello islamico? Il presidente non si riferiva al terrore islamico di Bengasi se l’ha negato per le successive due settimane. Questa e’ un’ulteriore manipolazione che mette a nudo un presidente in malafede che si nasconde dietro la foglia di fico della parola “terror” pronunciata genericamente per occultare non solo la grave manchevolezza di un mancato intervento, ma anche il fatto che per i 14 giorni successivi all’11 settembre 2012 ne ha addossato la responsabilita’ al video anti-Maometto e non al terrorismo islamico.
Ha deprecato insieme a Hillary Clinton e a Susan Rice quel video “disgusting and reprehensible” ogni giorno fino all’apice del climax raggiunto il 25 settembre all’ONU, 14 giorni dopo, quando per ben 6 volte di fronte all’Assemblea Nazioni Unite ha detto: “The future must not belong to those who slander the prophet of Islam”. “Il futuro non appartiene a coloro che diffamano l’islam”, riferendosi all’irriverente video, dando l’mmagine al mondo di un cavallo debole secondo la famosa similitudine di Osama Bin Laden all’indomani dell’11 settembre: “When people see a strong horse and a weak horse, by nature they will like the strong horse”.
Il presidente degli Stati Uniti non puo’ continuare a propagandare l’immagine di un’America debole davanti alla crescente ondata del terrorismo islamico.
Il ruolo del presidente e’ quello di guidare il paese, ruolo a cui il presidente Obama e’ venuto meno. La sedia di questo non presidente(THE UN-PRESIDENT) continua ad essere vuota." Riporto la titolazione dall'articolo di Daniel Henninger sul WSJ di ott,18 Bravissima l’on. Fiamma Nirenstein sul Giornale!

N.B. allego i transcript che chiariscono la giustezza delle mie asserzioni
LOS ANGELES (LALATE) – Candy Crowley last night was wrong in her fact checked moment about the Obama Rose Garden speech about the Libya attack. What did Obama say about the Libya attack during his Rose Garden speech? Obama said "No acts of terror will ever shake the resolve of this nation," confirms the Washington Post’s Glenn Kessler. The Post further tells news today that Obama did not say "terrorism" and took days to call it an "act of terrorism". Kessler tell news today"What did Obama say in the Rose Garden a day after the attack in Libya? "No acts of terror will ever shake the resolve of this nation," he said." Kessler adds that Obama "did not say ‘terrorism’—and it took the administration days to concede that that it an ‘act of terrorism’." The Post further tells news today that "acts of terror" was not mentioned in any section of the Obama speech when referring to Libya or Benghazi. Last night, Romney said Obama did not call it an "act of terror" during the Rose Garden speech. Romney was right. "I want to make sure we get that for the record, because it took the president 14 days before he called the attack in Benghazi an act of terror." Crowley, however, inserted herself into the debate back-and-forth for Obama. She wrongly told news that Obama did use the words "act of terror". "He did in fact, sir", said Crowley. Obama then told Crowley to state it louder for the audience to hear. "Can you say it a little louder, Candy?" Crowley repeated herself. "He DID call it an act of terror", Crowley told news. Crowley later confessed to the error. "I think actually, you know, because right after that, I did turn to Romney and said you were totally correct".

THAT CRUNCH EXCHANGE IN FULL

ROMNEY: You said in the Rose Garden the day after the attack it was an
act of terror. It was not a spontaneous demonstration.

OBAMA: Please proceed.

ROMNEY: Is that what you're saying?

OBAMA: Please proceed, Governor.

ROMNEY: I want to make sure we get that for the record, because it
took the president 14 days before he called the attack in Benghazi an
act of terror.

OBAMA: Get the transcript.

CROWLEY: It - he did in fact, sir.

OBAMA: Can you say that a little louder, Candy?

CROWLEY: He did call it an act of terror. It did as well take two
weeks or so for the whole idea of there being a riot out there about
this tape to come out. You are correct about that.

Il FOGLIO - Mattia Ferraresi : " Fronda pragmatica "


Mattia Ferraresi, Buzz Bissinger, Jamelle Bouie

New York. Buzz Bissinger è un commentatore sportivo brillante, di quelli che cavano dalla più arcana regola dell’hockey una metafora che spiega la Guerra fredda e altre cose del genere. Come tanti commentatori sportivi brillanti, Bissinger è democratico, si riconosce nell’orizzonte dei valori liberal e per diretta conseguenza nel 2008 ha votato con trasporto per Barack Obama. Negli ultimi quattro anni ha osservato l’operato dell’Amministrazione democratica e si è convinto, contro il suo stesso istinto, che il presidente non ha mantenuto le promesse, non ha proposto soluzioni convincenti, non ha reso l’America un paese migliore e dunque non merita di essere rieletto. Dopo il primo dibattito, che potrebbe essere la Waterloo di Obama, ha parlato a sua moglie dell’idea di scrivere sul Daily Beast le ragioni per cui il 6 novembre voterà Mitt Romney. “Perché non scrivi di baseball?”, ha detto lei, laconica. Qualche giorno dopo la pubblicazione dell’articolo Bissinger si è infilato in una polemica via Twitter con il giornalista liberal Jamelle Bouie e nel lungo scambio sono volate carezze verbali tipo “testa di cazzo” o “douchejuice”, termine che sta più o meno per “imbecille” ma merita una rapida ricognizione su Google per restituire la sua effettiva portata semantica. Il New York Magazine ha proposto ai duellanti di farne un dialogo più approfondito in stile chat, per far reagire a freddo le ragioni di un liberal deluso con quelle di un liberal e basta. Il risultato non è soltanto lo scontro fra due candidati, ma fra due concezioni della politica, una tutta emotiva, basata su idee pure scritte nell’iperuranio dei principi che non si realizzano mai, l’altra terragna, a volte perfino cinica, tutta orientata ai risultati e scettica verso i propositi. Soprattutto quelli buoni. Obama esprime valori che condivido, ma la sua azione presidenziale non funziona, mentre quella del businessman Romney può funzionare: questo è il ragionamento con cui Bissinger ha messo all’angolo un avversario pugnace dal punto di vista ideologico ma drammaticamente sprovvisto di pezze d’appoggio credibili. “Gli ultimi due anni non hanno significato nulla. Stallo. Non può vincere tutto con la retorica”, dice Bissinger, che vede chiaramente in Romney (e specialmente nella versione delle ultime settimane) un centrista disposto al compromesso, la pietra angolare di una politica che ha come orizzonte il fare. Posti di lavoro, tasse, sostegno alle aziende, agevolazioni per il settore privato, assistenza sanitaria per i poveri e gli anziani: “E invece Obama cos’ha fatto? Ha usato lo stato per creare posti di lavoro ma questo non c’entra nulla con l’America. Obama crede che l’America sia uno stato che alimenta il motore sociale”. Bissinger sostiene che Obama è “un uomo di sani principi e lo ammiro. Ma non funzionano. Devi rimboccarti le maniche, stare in ufficio che non ti piace e occuparti di stronzate che non vorresti fare”. La rappresentazione è semplice: da una parte ci sono il sogno, i principi, le idee, la retorica e altre cose sulle quali si può tranquillamente concordare, ma a patto di rinunciare ai risultati. Dall’altra c’è un tizio che “non è un conservatore pazzoide” che promette risultati anche a discapito della purezza ideologica. E il suo pragmatismo cresce nei sondaggi. Ecco, le elezioni del 6 novembre si decideranno in base a quanti Buzz Bissinger ci sono là fuori.

Il FOGLIO - Karl Rove : " Obama bravino in tv,ma perde il confronto con Romney sull’economia"


Karl Rove

Gli americani martedì notte hanno visto quello che è stato il più feroce dibattito presidenziale di sempre. Barack Obama e Mitt Romney si interrompevano a vicenda, si puntavano il dito contro, hanno invaso i rispettivi campi, e si sono scambiati colpi verbali per 90 minuti alla Hofstra University a Hempstead, New York. Eppure questo non ha cambiato la dinamica della campagna. Il presidente Obama ha vinto i sondaggi del post dibattito, ma sta perdendo il confronto. Nel sondaggio istantaneo della Cnn, il 46 per cento ha detto che la prestazione migliore è stata di Obama, mentre il 39 per cento ha scelto Romney. Ma per invertire il momentum dello sfidante repubblicano, al presidente era richiesta una grande vittoria, come quella messa a segno da Romney la settimana precedente. E non c’è stata. Nella sua grande prestazione a Denver, Romney ha fatto due cose che hanno alterato (forse in modo decisivo) la corsa: prima ha elencato ciò che gli spettatori hanno percepito essere cose di buonsenso e un programma pratico, poi ha spiegato il modo con cui i suoi cinque punti avrebbero migliorato la vita degli americani. Romney è stato percepito come un uomo che ha un piano. Ha anche demolito l’immagine messa in giro dalla campagna di Obama di lui come un uomo senza cuore, un plutocrate egoista. Questa settimana, Romney è andato avanti nello spiegare come la sua agenda aiuterebbe gli americani – specialmente la classe media – a crescere e a prosperare. Il suo miglior momento è stato quando ha messo all’indice la politica economica del presidente. Dopo il dibattito, la Cnn ha rilevato che Romney ha vinto sulla questione essenziale di chi dei due sia il migliore sulle questioni economiche con il 58 per cento contro il 40 per cento di coloro che hanno scelto Obama. Questo è stato un miglioramento rispetto a Denver, dove il vantaggio di Romney era del 55 per cento. Così Obama continua a rincorrere sulla questione fondamentale di chi offra la migliore prospettiva di un’economia forte, di grande prosperità e di una seria riduzione del deficit. Questo ci porta al difetto fondamentale della strategia obamiana. Il presidente e i suoi consiglieri sono stati così impegnati a squalificare Romney che hanno compiuto un pessimo lavoro difendendo l’opera del presidente e non hanno fatto nulla per inquadrare il programma per il secondo mandato. L’apparente boomerang degli attacchi pubblicitari può spiegare l’improvvisa scomparsa questa settimana degli spot televisivi di Obama realizzati per distruggere Romney. Sono stati rimpiazzati con pubblicità che annunciano il grande successo di Obama nel ridare prosperità e lavoro. Gallup ha riportato il 9 settembre che solo il 30 per cento degli americani è soddisfatto delle condizioni in cui versa il paese. Il 13 ottobre, da un sondaggio del Washington Post e di Abc è emerso che il 56 per cento pensa che l’America sia “sulla strada sbagliata”. I dati sulla disoccupazione, la crescita del pil nel secondo trimestre e la partecipazione della forza lavoro sono peggiori rispetto a quelli che si registrano nelle tre settimane antecedenti ogni moderna rielezione presidenziale. La campagna di Obama sullo status quo, il suo volere mantenere la rotta sarà difficile da vendere a un pubblico che vuole cambiare. Il cambiamento nella corsa si riflette nei sondaggi in crescita per Romney in almeno venti stati: adesso è in testa in Florida, Colorado e North Carolina. Il dibattito di Denver ha cambiato la campagna come mai nessun altro dibattito presidenziale ha mai fatto. Ciò che è accaduto tre notti fa all’Hofstra University è stato divertente e a sprazzi illuminante, ma a Obama serviva un colpo da k.o. Ciò che ha ottenuto, invece, è qualcosa più simile a un pareggio.

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