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Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 08/12/2010, a pag. 16, l'articolo di Livio Caputo dal titolo " Obama, che flop con la Siria ". Pubblichiamo il commento di Piera Prister dal titolo " Chi ha paura di WikiLeaks? ". INFORMAZIONE CORRETTA - Piera Prister : " Chi ha paura di WikiLeaks? "
La notizia che Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, oggi 7 dicembre 2010, si sia consegnato alla polizia di Londra che l’ha arrestato, su mandato di cattura di un tribunale svedese, sotto l’accusa di molestie sessuali e stupro di terzo grado, ai danni di due donne svedesi -che potrebbe costargli fino a 4 anni di reclusione- occupa le prime pagine dei giornali. Un arresto che arriva stranamente opportuno in un momento in cui lo si vorrebbe eliminare dalla circolazione e lo si vorrebbe persino morto. Gia’, perche’ proprio adesso? Una strana coincidenza che pero’ trova tutti contenti, soprattutto coloro che temevano che altri documenti segreti potessero, diventando pubblici, costituire una seria minaccia alla sicurezza nazionale e internazionale. Sarebbe invece utile chiedersi come sia stato poi possibile che centinaia e centinaia di migliaia di documenti “top-secret” siano trapelati dal Dipartimento di Stato Americano cosi’ impunemente, con la complicita' e l’avallo di chi avrebbe dovuto invece custodirne la segretezza, questo e’ ulteriormente un altro segreto. Chi e’ la talpa? Chiunque sia, fa parte del potere, semmai rivela la mancanza di serieta’ di un’amministrazione che non sa custodire la segretezza di documenti classificati come tali. Eppoi, quali informazioni segrete sono poi arrivate a conoscenza del pubblico che il pubblico gia’ non ne fosse a conoscenza? Era il segreto di Pulcinella! Solo chi faceva lo gnorri, come Obama, fingeva di non sapere della rivalita’ tra Sauditi e Iraniani nel costituirsi come nazione-guida del mondo islamico. Come anche non era un segreto il fatto che l’Arabia Saudita avesse dato ad Israele il via libera ad attraversare i suoi cieli per bombardare gli arsenali atomici iraniani. S’era invocata una crociata contro Assange, persino s’era parlato di assassinarlo come un terrorista. Ma quelle notizie di politica internazionale che pochi giorni fa erano trapelate da WikiLeaks, soprattutto quelle riguardanti la paura che i paesi arabi hanno della bomba iraniana, ci avevano sorpresi e ci avevano ben disposti, perche’ hanno messo a nudo un presidente americano che si fa piccolo di fronte ad Ahmadinejad e si fa forte di fronte a Netanyahu. Eppure cosi’ come e’ emerso da WikiLeaks, Abdullah, il re dell’Arabia Saudita, guardiano delle due moschee -di fronte al quale Obama s’era inchinato con filiale amore- aveva ingiunto allo stesso di tagliare la testa del serpente –cut off the head of the snake- ma il presidente americano gli aveva fatto orecchie da mercante preferendo fare pressioni su Netanyahu perche’ bloccasse le costruzioni abitative a Gerusalemme Est e in Giudea e Samaria. Una fissazione quella di Obama che denuncia la sua avversione verso Israele, per cui il nemico della pace in Medio Oriente non sarebbe tanto quel negazionista antisemita di Ahmadinejad, quanto Netanyhu, il primo ministro israeliano. Tanto piu’ che da WikiLeaks Netanyahu ne e’ uscito fuori proprio bene, come un uomo che senza tentennamenti va dritto per la sua strada, nella difesa di Israele e del diritto alla sua esistenza con Gerusalemme capitale, una ed indivisibile. Mentre Obama e’ invece quello che ne esce male, che fa finta di niente, non si pronuncia e si nasconde nudo dietro una foglia di fico. Quello che sta accadendo sul web e’ veramente interessante perche’ molti uomini politici e diplomatici hanno paura d’essere sbugiardati e temono che WikiLeaks faccia trapelare altre verita’ scomode, come il grillo parlante che smaschera Pinocchio il cui naso si allunga sempre di piu’, per le troppe bugie. Ed e’ per questo che Julian Assange ha avuto subito schiere di sostenitori che gli hanno detto “bravo” anche tra i fedeli lettori di Caroline Glick e di Charles Krauthammer che invece rispettivamente nella stessa giornata del 3 dicembre, una dal Jerusalem Post e l’altro dal Washington Post, criticavano aspramente l’informatico australiano. Sicuramente non sappiamo cosa WikiLeaks ci riserbera’ nei giorni a venire ma e’ un dato di fatto che nel Web coesistono un’intelligenza buona e un’intelligenza maligna, e di quello che accade in tale spazio, dobbiamo ponderarne man mano i “pro” e i “contro”. Staremo a vedere, ma finora quello che e’ avvenuto ultimamente ci incuriosisce e ci fa sorridere, sia Stuxnet che ha mandato in tilt centinaia di centrifughe nucleari iraniane, e sia le verita’ emerse da Wikileaks hanno tirato acqua al nostro mulino e soprattutto ci hanno fatto tirare un sospiro di sollievo. Abbiamo immaginato un Ahmadinejad meno spavaldo che sconsolato e brancolante si aggirava fra i reattori di Natanz, in camice bianco accompagnato dai suoi ingegneri atomici, implorando: “Stuxnet, Stuxnet rendimi le mie centrifughe!” Come fece Augusto dopo la sconfitta di Teutoburgo. Ma comunque vadano le cose legali, il flusso torrenziale di WikiLeaks continuera’ con i suoi dispacci da stanotte, lo hanno dichiarato i collaboratori di Assange, anche se gli hanno chiuso il suo web-site, bloccata la carta di credito e il servizio di Pay-pal. Ci sono infatti gia’ operativi on line 750 global mirror sites, pronti a trasmettere altri documenti “top secret”… Il GIORNALE - Livio Caputo : " Obama, che flop con la Siria "
Proprio alla vigilia dell'atteso arresto di Julian Assange, il New York Times ha pubblicato una serie di documenti sui rapporti tra gli Stati Uniti e la Siria, che rappresentano forse il primo contributo veramente utile di Wikileaks alla comprensione della situazione in Medio Oriente. Essi rivelano cioè il completo fallimento del tentativo di Obama di staccare la Siria dall'alleanza con Teheran e di indurla ad abbandonare il sostegno a Hezbollah e alle varie altre organizzazioni terroristiche che hanno la loro base a Damasco. Anzi, dall'insieme dei dispacci pubblicati, risulta che Bashar Al Assad ha letteralmente preso in giro gli Stati Uniti, fornendo assicurazioni (per la verità, sempre un po' ambigue) sul suo comportamento e facendo poi esattamente il contrario. In un caso ha garantito a un alto funzionario del Dipartimento di Stato che il suo Paese non avrebbe fornito armi sofisticate a Hezbollah e una settimana si è visto recapitare il seguente messaggio di Hillary Clinton: «Nonostante i vostri impegni noi siamo certi che continuate i vostri rifornimenti a Hezbollah. Devo sottolineare che questo vostro comportamento costituisce motivo di grave allarme per il mio governo e vi invitiamo perciò con forza a sospendere questa escalation». Per inviare la propria opinione al Giornale, cliccare sull'e-mail sottostante http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 segreteria@ilgiornale.it |
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