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Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 29/10/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Obama ha un new deal sull’uranio iraniano (ma è peggio di quello prima) ", a pag. 2, l'articolo di Stefania Craxi dal titolo " Suggerimenti non punitivi del sottosegretario Craxi all’Iran nucleare", preceduto dal nostro commento. Da La FIONDA NEWS, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Nuovo sequestro di armi iraniane dirette a Gaza". Ismail Haniyeh, capo di Hamas, e Mahmoud Ahmadinejad mentre si tengono per mano Ecco i pezzi: Il FOGLIO - " Obama ha un new deal sull’uranio iraniano (ma è peggio di quello prima) "
Roma. Una nuova proposta per i negoziati sul nucleare iraniano è stata quasi definita dagli sherpa della Casa Bianca e da quelli dell’Unione europea. Il New York Times ha rivelato ieri che la traccia del nuovo tentativo di accordo si basa su un ulteriore aumento della quantità di uranio che Teheran dovrebbe trasferire all’estero per l’arricchimento al 3,5 per cento, la soglia necessaria per produrre energia elettrica. Si tratta di un aumento sensibile, che rende la trattativa ancora più improbabile, perché oggi Stati Uniti e Unione europea chiedono di trasferire all’estero 1.950 chili d’uranio e Teheran ha già rifiutato l’anno scorso di trasferire i 1.200 chili richiesti dall’Onu durante le trattative di Vienna. Quel rifiuto, sempre secondo il New York Times, fu deciso personalmente dall’ayatollah Khamenei, mentre Ahmadinejad era invece incline ad accettare l’accordo. I negoziati che il responsabile dell’Ue per la Politica estera, Catherine Ashton, ha già chiesto al governo iraniano di riaprire per il 16-17 novembre, partirebbero con una richiesta di ben due terzi superiore a quella già rifiutata. La ragione dell’aumento sta nel fatto che Teheran ha recentemente annunciato di avere già arricchito tre chili di uranio al 20 per cento, e che dispone di molto più uranio fissile rispetto allo scorso anno. La logica di questo nuovo round negoziale è dunque tutta interna alla strategia che Obama ha stabilito e alla quale non intende derogare, nonostante i reiterati rifiuti iraniani: condurre trattative sino all’ultima speranza, puntando anche sull’effetto negativo che le sanzioni economiche dell’Onu hanno sull’economia iraniana. Secondo una fonte anonima dell’Amministrazione, “dalla reazione a questa proposta avremo un primo test per comprendere se gli iraniani pensano ancora di poter resistere alle sanzioni o se sono disponibili al negoziato; dobbiamo convincerli che la loro vita diventerà peggiore, non migliore, se non iniziano a cedere”. La mancata risposta di Teheran a Lady Ashton e le dichiarazioni recenti sia di Ahmadinejad, sia di Khamenei, non lasciano prevedere un atteggiamento di apertura al dialogo da parte di Teheran, soprattutto perché è arrivata anche una richiesta provocatoria di Ahmadinejad. “La risposta dei paesi del gruppo dei 5+1 a questa domanda determinerà la natura dei negoziati: sono contrari oppure no alla bomba atomica sionista?”, ha detto il presidente iraniano in un’intervista a Newsweek. Ancora meno disponibile a una nuova trattativa appare l’ayatollah Khamenei. Martedì ha ribadito a Qom che “la nostra nazione ha sopportato sanzioni per oltre trent’anni con pazienza e capacità di resistenza”. A Washington non c’è un piano “B” La fiducia nella politica del dialogo con Teheran pare dunque un estremo tentativo di Obama di essere fedele alla propria strategia. Il problema vero è che la Casa Bianca, sinora, non ha assolutamente definito alcuna strategia per rimediare all’eventuale – ma non impossibile – fallimento dei negoziati. Il New York Times ha svelato l’esistenza di un memorandum segreto, inviato a gennaio a Obama, nel quale il segretario alla Difesa, Robert Gates, denunciava l’assenza totale di una strategia a lungo termine nel caso che Teheran arrivi, ormai nell’arco di pochi mesi, a disporre di una bomba atomica. Il memorandum avrebbe risuonato come “campanello d’allarme” e sollecitato il Pentagono ad approntare piani militari per impedire questa eventualità. Ma sono piani sviluppati soltanto sul livello tecnico (il che vuol dire che sino a pochi mesi fa non vi era neanche il presupposto tecnico di una minaccia credibile degli Stati Uniti all’Iran di intervento militare), senza alcuna definizione “di scenario”. Si concretizza così l’ipotesi che gli Stati Uniti di Obama stiano ormai considerando ineluttabile per il medio oriente uno scenario dominato dall’armamento atomico iraniano – e che non intendano contrastarlo. La conferma è di Gary Samore, il consigliere di Obama per il “contrasto alle armi non convenzionali”, secondo il quale un attacco di Israele alle strutture nucleari iraniane porterebbe a una guerra regionale. Lo stop al programma nucleare iraniano “non è la mia principale occupazione”, ha detto di recente. Tutto questo avviene mentre Teheran continua l’abituale politica di destabilizzazione dell’area: ieri il quotidiano Haaretz ha rivelato che tredici container carichi di armi intercettati in Nigeria provenivano dall’Iran ed erano diretti a Gaza. La FIONDA NEWS - Michael Sfaradi : " Nuovo sequestro di armi iraniane dirette a Gaza "
Il FOGLIO - Stefania Craxi : " Suggerimenti non punitivi del sottosegretario Craxi all’Iran nucleare"
Stefania Craxi è tutta suo padre, specialmente per il suo amore filo terroristi islamici. Non potendo scegliere Arafat perchè è morto, Stefania Craxi ha preso Ahmadinejad e il suo programma nucleare come protetti. Un'ottima scelta, siamo sicuri che il padre l'avrebbe approvata. Per inviare la propria opinione a Foglio e Fionda News, cliccare sulle e-mail sottostanti lettere@ilfoglio.it direttore@lafiondanews.it |
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