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Informazione Corretta - Il Giornale - La Repubblica Rassegna Stampa
15.08.2010 Obama: 'La moschea a Ground Zero si farà'. Anche se il 70% degli americani non la vuole
Un'altra vittoria dei terroristi di al Qaeda. Commenti di Deborah Fait, Fiamma Nirenstein, Federico Steinhaus, Barack Obama

Testata:Informazione Corretta - Il Giornale - La Repubblica
Autore: Deborah Fait - Federico Steinhaus - Fiamma Nirenstein - Barack Obama
Titolo: «Ground Zero? Un territorio sacro - Un’altra vittoria per i terroristi di Al Qaida»

Barack Obama è favorevole alla costruzione della moschea a Ground Zero, nonostante il 70% dei cittadini statunitensi sia contrario, nonostante le proteste dei parenti delle vittime dell'11/09.
Tutti i quotidiani italiani, fatta eccezione per LIBERO, GIORNALE.
Deborah Fait e Federico Steinhaus, collaboratori di IC, dedicano entrambi il loro articolo di oggi all'argomento, li pubblichiamo in questa pagina.
Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 15/08/2010,  a pag. 9, il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo "Un’altra vittoria per i terroristi di Al Qaida".
Da REPUBBLICA, a pag. 13, le dichiarazioni di Barack Obama in favore della costruzione della moschea di Ground Zero.

Sullo stesso argomento invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia di Ugo Volli, pubblicata in altra pagina della rassegna e a vedere il video pubblicato in Home Page.
Ecco gli articoli:


" La sensibilità deve esserci da entrambe le parti. Se davvero ci tenete, costruitela altrove "

INFORMAZIONE CORRETTA - Deborah Fait : " Ground Zero? Un territorio sacro"


Deborah Fait

"Come cittadino, come presidente, credo che i musulmani abbiano il diritto di praticare la loro religione come qualsiasi altra persona nel Paese"
 
E chi dice il contrario? Basta che non calpestino i diritti degli altri.
Queste parole sono state pronunciate da Barak Obama, Presidente degli Stati Uniti alla cena di Iftar che ha dato inizio al Ramadan, il mese sacro per l'islam.
Parole pericolose, ingiuste e, se vogliamo, persino ridicole perche' qualsiasi tipo di liberta' deve essere reciproco, allora, se l'America, nella sua grande democrazia, permette che venga costruita una moschea nelle vicinanze del Groun Zero dove dei musulmani hanno ammazzato 3000 americani inermi, dovrebbe pretende che nei paesi islamici, dove nessun occidentale ha mai fatto un attentato terroristico, siano costruite chiese e cattedrali, sinagoghe, templi di altre religioni, tutte le religioni esattamente come avviene in occidente.
Perche' non lo ha detto Obama? E' il presidente americano, vero? Bene, il 70% dei suoi connazionali e' contrario alla realizzazione della moschea. Cosa significa per Obama questo 70%? Niente? Allora non e' il presidente di tutti gli americani ma solo di quelli che piacciono a lui e finora la sua simpatia  e' chiaramente rivolta al mondo islamico americano e non americano.
 
Obama ha anche detto:
"la causa di Al Qaeda non è l'Islam ma (soltanto) una volgare distorsione dell'Islam"
 
Mannaggia, Presidente, lei mi fara' morire dalle risate ma siamo seri:
non mi risulta che il resto dell'islam abbia mai condannato Al Qaeda quindi questa distorsione non la vedo, non la sento. Anzi, diro' di piu', appena avvenuti gli attentati, il resto del mondo islamico, quello non distorto, ha subito tentato di dare la colpa agli ebrei e a Israele. Poi i comunisti sodali con il non distorto Islam, hanno incolpato anche la stessa America, cioe' la CIA. Tutti colpevoli, meno i musulmani, come sempre. E..."Ben gli sta" gridavano alcuni kompagni per le strade d'Europa. "Ben gli sta". Capite l'infamia?
Non nego di aver augurato a questi kompagni la stessa sorte.
I musulmani sono santi e se commettono porcherie la colpa e' sempre di qualcun altro.
Ma porca miseria, scusate, ma cosa fanno sti musulmani per suscitare tanta simpatia dappertutto.
Sono simpatici?
No.
Sono democratici?
No
Sono liberali?
Men che meno.
Fanno del bene?
Noooo
Aiutano il mondo con scoperte scientifiche,  mediche o tecnologiche?
Ma noooo, manco sanno cose sia sta roba.
Aiutano i derelitti del mondo dando rifugio a chi scappa dai paesi africani in guerra?
Sse, li aiutano sparandogli addosso e mandandoli subito nel paradiso di Allah.
E allora?
Esiste un motivo per cui siano tanto amati?
Esiste un motivo per cui sul mio blog mi chiamano "sporca sionista' e mi augurano la morte solo perche' sono israeliana e a certi tizi stanno piu' simpatici i figli di Allah che quelli di Elokim.
Gli stanno simpatici perche' ammazzano, sgozzano, commettono eccidi?
Boh, il mondo e' strano.
Anche a certi ebrei di sinistra stanno piu' simpatici gli sgozzatori  e i terroristi che Israele e le organizzazioni liberal dell'America ebraica accettano, anche se molto tiepidamente, l'idea della moschea. Sono liberal, perdio! Liberta' liberta'. Facciano tutte le moschee che vogliono e dove vogliono, liberta'.... poi se in Israele distruggono le sinagoghe per farne altre moschee...beh, hanno ragione....noi israeliani li occupiamo!!
Liberal liberal!
E chi non e' liberal e' fascista. Punto.
 
Esiste un motivo per cui sui forum di sinistra si sbavano addosso per difendere l'islam e per condannare allo stesso tempo il sionismo e Israele?
Nessun motivo.
Il petrolio , direte. Puo' darsi ma non e' l'unico motivo.
La paura? Il ricatto?
Hanno care le loro gole questi difensori dei "figli di Allah"?
Tutto puo' darsi, io credo invece che questa simpatia sia dettata soltanto dall'odio che certi occidentali provano per la civilta' occidentale.
L'unico motivo e' l'odio, odio dei musulmani per l'occidente e l'odio dei popoli di sinistra per l'occidente.
Quindi tutto e' riassunto in una sola parola :ODIO.
Non sono soltanto gli ebrei di sinistra che odiano se stessi, sono gli occidentali di sinistra che odiano se stessi e il mondo libero.
L'Islam e' penetrato subdolamente nei cervelli della gente. Fanno attentati e subito spiegano che succede solo perche' noi occidentali siamo  tanto cattivi e vogliamo schiavizzarli e sfruttarli a loro, tanto buoni, tanto cari e disponibili ed ecco che scatta la pieta' per il terzo mondo, che sarebbero loro, anche se galleggianti sul petrolio, e l'odio per il primo  mondo che saremmo noi che lavoriamo, che produciamo, che inventiamo, che abbiamo i diritti civili, la parita' tra i sessi e che sudiamo sette camicie per mantenere tutto questo soprattutto adesso che ci stanno invadendo e che molti occidentali stanno perdendo la testa.
La scusante per le migliaia di attentati in Israele e' invece l'occupazione: maledetti sionisti che occupano terra araba e islamica.
Una scusa c'e' sempre per giustificare ogni loro porcheria.
Altro che Al Queda distorsione dell'Islam, Al Queda e' parte, la peggiore, dell'islam. Il resto e' silenzio e chi tace acconsente oppure piagnistei...che cattivi che siete....non ci capite....ci costringete a far saltare un treno....a sparare in una metropolitana....a sgozzare un po' di infedeli.
Ci sono anche le brave persone nel mondo islamico? certo che ci sono , purtroppo hanno vita breve o devono scappare. La maggior parte delle brave persone sono donne che si ribellano alla schivitu' loro e delle loro sorelle. Io le amo perche' sono coraggiose ma sono poche, pochissime anche se si battono come leonesse.
Sono persone stupende che rischiano la vita per avere la liberta', spesso vengono scacciate dalle famiglia, se non uccise, sono sole col loro coraggio e il rispetto di noi non liberal people.   
 
L'unica frase giusta pronunciata da Obama e' questa:
 
"Ground Zero è, per queste ragioni, un territorio sacro".
 
Esatto, Presidente, Ground Zero e' territorio sacro e per questo non va toccato  ne' da vicino ne' da lontano.
Lasciate stare quei morti, lasciateli in pace, lo spirito di Ground Zero, quella enorme tomba di tremila corpi e' sacra e i familiari che vanno la' a pregare non devono sentire le grida del muezzin, sarebbe come pugnalarli ogni volta alla schiena.
Altro che tolleranza e fratellanza, quello che si sta facendo a New York  e' prepotenza, arroganza e crudelta'. E' sputare sui morti e sui vivi.
 
Presidente americano, signor Barak  Obama, con le sue parole lei ha offeso quei tremila morti e le loro famiglie e ha tradito il 70% dei suoi connazionali.
Che presidente e'?

INFORMAZIONE CORRETTA - Federico Steinhaus : " Moschea sì, moschea no, moschea forse "

La costruzione di una moschea non è parificabile, in occidente, alla costruzione di una chiesa ed i due luoghi di culto, pur godendo dei medesimi diritti legati alla libertà di culto configurano aspetti e conseguenze incomparabili. 

Il caso più eclatante è senza dubbio il progetto di erigere una moschea nelle immediate vicinanze di Ground Zero, ma anche in molte città italiane le richieste di erigerne suscitano polemiche e discordie.

Tre sono gli elementi che ne sono alla radice: la libertà di culto, che in occidente è un valore assoluto e fondamentale, indissolubilmente legato alle libertà individuali; la necessità oggettiva che il diritto a professare la propria religione si collochi all’interno delle leggi nazionali e non contrasti con esse; la percezione che dell’uso di questo diritto viene fatto.

Che, fra tutte, sia solo la fede islamica a trovare opposizioni si spiega con varie argomentazioni a cavallo fra soggettività ed oggettività.

Innanzi tutto, l’Islam è l’unica religione che è totalizzante, non lascia uno spazio autonomo alla politica (inclusa la vita istituzionale), non ammette laicità e religioni diverse, pretende di poter gestire il proprio codice di comportamento al di fuori ed al di sopra delle leggi nazionali.

In secondo luogo le persone di fede islamica sono moltissime (in Italia 1.200.000; gli ebrei ad esempio sono circa 30.000) ed hanno un forte senso di aggregazione.

Infine, queste persone suscitano (a torto od a ragione) una avversione istintiva in quanto vengono percepite come un gruppo integralista legato al terrorismo internazionale ed in termini più localistici dedito allo spaccio di droga ed agli stupri.

Questo insieme di condizioni forma una miscela esplosiva, in cui l’islamofobia domina e come tutti i pregiudizi impedisce di distinguere e di ragionare. 

Escludendo a priori la pretesa di assimilare i “diversi da noi”, dato che l’assimilazione comporta l’annullamento della propria identità, e parimenti quella di lasciare che si formino delle isole di gruppi che vivono al di fuori della legalità nazionale, l’unica opzione realistica è quella di una armonica integrazione. Il che significa scuole ed insegnanti, azioni di supporto per armonizzare le usanze originarie con il nostro modo di vivere, accesso ai posti di lavoro, condizioni di vita dignitose. Significa anche, non nascondiamocelo, una sincera disponibilità degli immigrati ad accettare una integrazione che sia realmente tale da consentire alle loro seconde generazioni di sentirsi parte del tessuto umano nazionale. E, senza ipocrisie, una accoglienza di flussi migratori che non scardini la realizzazione di queste ambiziose mète. 

Ma gli ostacoli che si frappongono non sono solamente dovuti ai nostri pregiudizi od alle nostre difficoltà oggettive di realizzare le strutture ed i moduli di integrazione; sono anche originati da chi dovrebbe fruirne, ed in particolare dalle autorità religiose islamiche.

Lo Sceicco di Al-Azhar, una delle massime istituzioni teologiche dell’Islam sunnita, Ahmad Al-Tayyeb, ha ad esempio affermato che non accetterebbe mai di stare nello stesso luogo in cui si trova Shimon Peres e men che meno di stringere la mano al presidente israeliano, come invece aveva fatto il suo predecessore Muhammad Sayyid Tantawi, del quale ha detto che forse non sapeva quel che stava facendo (intervista al presidente del sindacato dei giornalisti egiziani Muhammad Ahmad). Alcuni docenti di Al-Azhar hanno anche espresso la loro opposizione alla costruzione di una moschea e dell’istituto islamico Cordoba House vicino a Ground Zero; nell’aprile del 2005, in una intervista alla televisione di Abu Dhabi, Abd Al-Muti Bayumi, altro membro dell’Accademia di ricerca islamica di Al-Azhar, aveva affermato che l’attacco terroristico dell’11 settembre era stato opera di un complotto sionista, ed ora, capeggiando questo gruppetto di oppositori alla costruzione della moschea in quel sito, ha giustificato la loro opposizione dicendo che questa decisione avrebbe potuto collegare l’Islam a quella tragedia, della quale l’Islam è invece completamente innocente.

Del resto lo stesso Al-Bayumi nella citata intervista del 2005 aveva testualmente detto che “affermo in tutta onestà che noi (l’Università Al-Azhar) reclutiamo il popolo dell’Islam ed instilliamo in loro il vero spirito del Jihad, che è la morte per la gloria di Allah, per la gloria della nostra fede”...”tutto quel che devono fare per andare in Paradiso è di sconfiggere il criminale complotto sionista” (la traduzione dall’arabo è di MEMRI). 

Tutte le informazioni di cui disponiamo in occidente convergono su una constatazione oggettiva: il problema della libertà religiosa – inclusa quella di costruire luoghi di culto – è, per quanto concerne l’Islam, indissolubilmente legato all’evidenza che in questi luoghi di culto, con Imam nominati e pagati da paesi arabi, si insegna l’odio e non la convivenza ed il rispetto. Pertanto, il problema si dissolve in una esigenza di controllo e di opportunità. Controllo da esercitare su quanto si predica e su chi frequenta le moschee, senso di opportunità e sensibilità nello scegliere i luoghi in cui consentire la costruzione di moschee.

Il GIORNALE - Fiamma Nirenstein : " Un’altra vittoria per i terroristi di Al Qaida"


Fiamma Nirenstein

È più forte di lui: il 70% degli americani non vuole la moschea a Ground Zero. La sua politica, dopo essere apparsa «foriera di speranze» al 51% degli arabi, è declinata al 16. Tuttavia, Barack Obama non può fare a meno di sognare la pace universale: sin dalla sua nascita, si potrebbe dire, sin dai primordi della sua educazione politica e poi dei suoi passi come presidente, con il discorso del Cairo, l’inchino al re saudita, la critica inusitata allo Stato d’Israele, la mano tesa fino ai crampi verso un Iran che adesso nonostante le sanzioni, riceverà, il 21 di agosto, la benzina nucleare russa per procedere verso la Bomba, ha sempre avuto un disegno, nobile quanto inutile. Essere iscritto nella storia americana come il grande presidente che riuscì a creare un’amicizia, o almeno una tregua, con l’islam. Un Kennedy che invece della grande conquista dell’integrazione dei neri, realizzi un rapporto positivo con l’islam, in patria e fuori. Durante la cena di Ramadan, prima della benedizione alla moschea, Obama ha tentato di riscrivere la storia americana con la stravagante affermazione di un grande ruolo dell’islam come di una parte centrale della epopea americana, una forza che «è sempre stata parte dell’America»; ha detto che Ramadan «ci ricorda i principi comuni e il ruolo dell’islam nel fare avanzare la giustizia, il progresso, la tolleranza, e la dignità di tutti gli esseri umani».
Con tutto l’autentico rispetto per Ramadan e la libertà religiosa, intanto sorge spontanea la domanda che farebbero parecchie ragazze americane musulmane che come testimonia la scrittrice Phillys Chesler seguitano a essere vittime di clausura e delitti d’onore, o anche le vetrioleggiate dell’Afganistan, o le condannate alla lapidazione in Iran. È comunque difficile disegnare il contributo solenne dell’islam alla storia americana: non troviamo, in una cultura non specialistica, una pagina di arte, di cultura, di politica, di letteratura, di musica, di cinema, insomma di tutte le meraviglie che fanno l’America, la traccia di un’influenza islamica. Ma diciamo che Obama abbia voluto usare un tono augurale: cosa lo ha portato ad abbracciare quella che i posteri considereranno una delle maggiori bizzarrie, per non dire perversioni, del nostro secolo, la costruzione di una moschea a Ground Zero? A Ground Zero si è avvolti da un silenzio immenso nel mezzo alla metropoli: non c’è politically correct che tenga. Sei, di fronte a quei volti, immerso in un dialogo con la vita e con la morte, con l’aggressività inconsulta, con l’odio smisurato per una nazione democratica. Certamente non tutti i musulmani sono responsabili dell’attacco alle Twin Towers, ma l’islam vi ha una parte non marginale. La sua intolleranza per le altre religioni ha luogo ogni giorno nelle città arabe e in Iran, la sua determinazione a conquistare il mondo e a uccidere gli ebrei, i cristiani, i convertiti, risuona in molte madrasse, certo nel dispiacere dell’Islam moderato.
Non c’entra la libertà di religione con la grandiosa inopportunità di costruire una moschea laddove è il sacrario del dolore americano di fronte all’attacco dell’islam estremo. Ci sono luoghi che hanno un destino iscritto in ciò che semplicemente sono. Un centro culturale tedesco, con tutto il rispetto per i tedeschi d’oggi, ha scritto Charles Krauthammer, non può sorgere sulle rovine di un campo di concentramento. Giovanni Paolo II proibì alle carmelitane di creare un centro ad Auschwitz. Non era il loro luogo, non era il caso. E certo la richiesta delle Carmelitane era meno strana. Obama dovrebbe chiedersi che cosa rappresenta oggi una moschea a 360 gradi, e concluderebbe che il suo significato non è di pura libertà religiosa, ma è anche politico, specie a Ground Zero. Non c’è stata una chiara, definitiva risoluzione di ogni rapporto del mondo musulmano con l’islam del terrorismo, esso rifiuta di definire chiaramente il terrorismo. Obama per promuovere i moderati deve differenziarne il ruolo, chiedere loro un impegno invece di promuovere l’islam in toto. Questa diviene vittoria dei più duri. Bin Laden gioirà della moschea, la sentirà come una sua vittoria. Obama non otterrà da questa ennesima profferta niente. Lo stesso accadde con Gaza esattamente 5 anni fa, il 15 di agosto, quando Sharon consegnò la Striscia ai palestinesi in cambio di niente. Non fu interpretato come un gesto di pace, ma come un gesto di debolezza. Ne nacque Hamastan che ha perseguita musulmani, ebrei, cristiani.

La REPUBBLICA - Barack Obama : " La grande lezione dei padri fondatori"


Barack Obama

Qui alla Casa Bianca, secondo una tradizione che risale a diversi anni fa, ospitiamo un iftar (la cena di rottura del digiuno durante il Ramadan, ndt) come facciamo per il Natale, il Seder (la cena della Pasqua ebraica) o il Diwali (una festività indù). Sono eventi che celebrano il ruolo della fede nella vita del popolo americano, e ci richiamano alla mente una verità di fondo: tutti noi siamo figli di Dio, e ognuno di noi attinge dal proprio credo la forza e il senso dei suoi propositi.
Eventi come questi contribuiscono inoltre ad affermare ciò che siamo in quanto americani. Nella mente dei nostri fondatori, il modo migliore per onorare il ruolo della fede nella vita del nostro popolo era quello di tutelare la libertà di culto. Nel testo del Virginia Act, la legge che istituisce la libertà religiosa, Thomas Jefferson ha scritto: «Tutti gli uomini devono essere liberi di professare e di sostenere con argomenti le proprie opinioni in materia religiosa». Il primo emendamento della nostra Costituzione ha eretto la libertà di religione a legge del nostro Paese. E da allora questo diritto è stato sempre salvaguardato.
Certo, se da noi la religione ha potuto fiorire nel corso della nostra storia, è precisamente perché gli americani hanno avuto il diritto di scegliere il proprio culto, e anche quello di non sceglierne alcuno. Ad attestare la saggezza dei nostri fondatori, l´America è rimasta un Paese profondamente religioso: una nazione dove persone di confessioni diverse sono capaci di convivere pacificamente, nel rispetto reciproco, in netto contrasto con i conflitti religiosi tuttora in atto in altre parti del mondo.
Non voglio negare che esistano controversie in campo religioso. Recentemente l´attenzione si è focalizzata sulla costruzione di moschee in talune comunità, e in particolare a New York. Tutti noi dobbiamo riconoscere e rispettare le sensibilità legate agli sviluppi dell´area di Lower Manhattan. Gli attacchi dell´11 settembre sono stati profondamente traumatici per il nostro Paese. Il dolore, la sofferenza di tante persone colpite dalla perdita dei propri cari è inimmaginabile. Perciò comprendo le emozioni suscitate da questa questione. E indubbiamente Ground Zero è un territorio sacro.
Vorrei però essere chiaro. In quanto cittadino, e in quanto presidente, credo che in questo Paese i musulmani abbiano lo stesso diritto di chiunque altro di praticare la propria religione. E ciò include anche il diritto di costruire un luogo di culto e un centro comunitario su un´area di proprietà privata a Lower Manhattan, in ottemperanza alle leggi e alle ordinanze locali. Ecco, questa è l´America. Il nostro impegno per la libertà religiosa dev´essere incrollabile. Il principio in base al quale le persone di ogni confessione religiosa sono bene accette in questo Paese, e non saranno discriminate dal loro governo, è legato all´essenza stessa di ciò che noi siamo. Le parole scritte dai Fondatori devono durare nel tempo.
Siamo una nazione di cristiani, musulmani, ebrei, induisti - e di non credenti. Siamo stati plasmati da tutte le lingue, da tutte le culture provenienti da ogni parte della Terra. Certo, questa diversità può essere fonte dibattiti difficoltosi. In epoche passate non sono mancate le controversie sulla costruzione di sinagoghe o di chiese cattoliche. Ma di volta in volta, il popolo americano si è dimostrato in grado di affrontare e superare questi problemi tenendo fede ai nostri valori fondamentali, e di uscirne rafforzato. Così dev´essere, e così sarà oggi.

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