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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Repubblica - La Stampa Rassegna Stampa
19.12.2022 Il criminale Putin inventa la 'brigata musicale'
Cronaca di Fabio Tonacci, analisi di Anna Zafesova

Testata:La Repubblica - La Stampa
Autore: Fabio Tonacci - Anna Zafesova
Titolo: «Truppe giù di morale. E Mosca invia al fronte cantanti e musicisti - Lo Squid Game di Putin»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/12/2022, a pag. 17, con il titolo "Truppe giù di morale. E Mosca invia al fronte cantanti e musicisti" la cronaca di Fabio Tonacci; dalla STAMPA, a pag. 16, con il titolo "Lo Squid Game di Putin" l'analisi di Anna Zafesova.

Ecco gli articoli:

Fabio Tonacci: "Truppe giù di morale. E Mosca invia al fronte cantanti e musicisti"

Is Today's Russia a Relic of the Past? | Perspectives on History | AHA

Musica per le orecchie di Zelensky. Il morale delle truppe russe è talmente basso che il Cremlino sta inviando in Ucraina cantanti lirici, chitarristi folk, pianisti, attori e saltimbanchi per tentare di rallegrare i soldati al fronte. Alla vigilia del trecentesimo giorno della guerra dei tre giorni (il lasso di tempo che gli strateghi di Mosca ritenevano sufficienti per conquistare Kiev e insediare un governo fantoccio), dunque, il ministero della Difesa della Federazione russa pubblica un comunicato che pare scritto da un pacifista hippie. «Nelle loro mani non mitragliatrici ma microfoni!», esordisce l’entusiastica nota. «È stata ultimata la prima Brigata creativa in prima linea, per supportare i nostri militari nella zona delle operazioni speciali». Neanche quando si tratta di musica il Cremlino riesce a chiamare la guerra col proprio nome. «La Brigata comprende artisti mobilitati e volontari: sono cantanti, musicisti e persino maestri del genere originale». Il messaggio è stato diffuso sul canale Telegram ufficiale della Difesa e viaggia in Rete con un video allegato. Nel filmato si vedono e si sentono pezzi dei mini concerti che alcuni interpreti, tutti maschi e in divisa, hanno tenuto davanti alle truppe. Un po’ perplesse, a giudicare dalle espressioni dei volti. La prima esibizione della Brigata creativa è stata organizzata il 19 novembre a Mariupol, nella regione occupata del Donetsk. «I ragazzi si esibiscono con le loro canzoni preferite», spiega la didascalia partorita dai funzionari del ministero. «Come ad esempio “Percorso in prima linea”, “Dagli eroi dei tempi passati” e un vero successo da prima linea: “Sevastopol”!». L’espediente di mandare al fronte artisti più o meno famosi, soprattutto quando le cose non vanno come si è programmato o si è proclamato, non è nuovo. In Vietnam Johnny Cash tenne un concerto per i soldati americani. Per una strepitosa serie di coincidenze, si ritrovarono a fare una tournee surreale a Saigon anche quattro semisconosciute ragazze beat di Piombino, che avevano appena formato la band delle Stars. E qualche anno prima, in Corea, Marilyn Monroe fu la protagonista davanti a 100mila militari dello storico spettacolo “Anything goes”. La notizia diramata da Mosca è stata letta dall’intelligence occidentale come l’ennesimo segnale di vulnerabilità delle forze armate di Putin, che ieri hanno ricevuto una visita particolare: il ministro della Difesa Serghej Shojgu ha sorvolato le aree dello schieramento e ha parlato con le truppe al fronte e «in uno dei posti di comando». L’esercito non riesce a sfondare sul fronte orientale di Bakhmut, nel Donbass, e sta lentamente arretrando su quello meridionale, dove, stando alle foto circolate sul web di barriere anti- tank nelle strade di Melitopol, si prepara a una possibile controffensiva. Un’inchiesta del New York Times ne ha documentato lo scarso equipaggiamento, l’uso di mappe risalenti agli anni Sessanta, e la scarsa conoscenza di armi e precauzioni tattiche, come quella di non accendere il telefonino sulla linea del fronte per il rischio di essere individuati e bombardati. «Temendo lo scontro Usa-Russia, ufficiali americani hanno anche tentato di impedire agli ucraini di organizzare un attacco per uccidere il generale Gerasimov», ha rivelato il quotidiano. «La musica militare e l’intrattenimento organizzato per le truppe schierate hanno una lunga storia inmolti eserciti, ma in Russia sono fortemente intrecciate con il concetto di educazione politica ideologica dell’era sovietica», è l’analisi dei servizi segreti britannici. «Le preoccupazioni dei soldati si concentrano sul numero di vittime molto elevato, su una scarsa leadership, su problemi salariali, sulla mancanza di equipaggiamento, di munizioni e di chiarezza sugli obiettivi». Una canzone intonata fa piacere, ma poi torna il freddo. E la paura di morire per colpe di altri.

Anna Zafesova: "Lo Squid Game di Putin"

Un uomo di mezza età, brizzolato e con le spalle curve, nascondendo lo sguardo, chiede alla figlia adolescente il suo salvadanaio con i risparmi per il telefonino, giustificandosi con il ritardo della busta paga nella fabbrica dove lavora. Origlia da dietro la porta la figlia raccontare a un'amica che suo padre era stato un eroe di una non meglio precisata guerra rimasto ferito, disadattato nella vita civile. L'amica replica che suo padre ha risolto tutti i suoi problemi arruolandosi nell'esercito per andare a combattere "laggiù". L'uomo che ascolta posa il salvadanaio e si allontana. Il fotogramma successivo lo mostra sei mesi dopo rientrare a casa in uniforme, sorridente e deciso, abbracciare la figlia che gli salta al collo e allungarle una scatoletta bianca molto simile a quella di un iPhone. Fuori campo suona una musica trionfante, sventola il tricolore russo, avanzano carri armati con il simbolo della Z, e una scritta promette: «Sicurezza della patria, felicità della famiglia, futuro dei figli». La nuova versione del leggendario manifesto degli Anni 20 che esortava i volontari ad arruolarsi nell'Armata Rossa contiene incentivi che i bolscevichi non prevedevano. Nella serie di videoclip prodotti per convincere i maschi russi ad andare a combattere - anche se la destinazione in Ucraina non viene mai esplicitamente menzionata - i benefici materiali svolgono un ruolo importante se non predominante. In un altro spot, un giovanotto contadino un po' impacciato menziona agli amici di bevute la sua intenzione di andare volontario «per cambiare qualcosa», per poi riapparire in uniforme, al volante di una fiammante auto nuova, rifiutando di bere qualcosa insieme: è tornato al villaggio soltanto per vendere la casa. Un altro filmato mostra un giovane arruolarsi per non pagare i suoi numerosi debiti, agitando davanti al naso di due agenti del servizio riscossione il suo contratto da volontario che gli concede una vacanza fiscale: una «decisione da uomo», si complimenta lo slogan finale della pubblicità. Ma c'è spazio anche per motivi di cuore: in uno degli spot, un militare incontra per strada una ex fidanzata, che resta talmente colpita dall'aspetto sportivo e importante che gli viene conferito dalla mimetica da proporgli subito di tornare assieme. Mentre il ministero della Difesa russo sta formando gruppi di attori e musicisti da mandare al fronte a rincuorare i militari, una campagna pubblicitaria mostra come la voragine aperta dalla guerra voluta da Vladimir Putin abbia bisogno di venire riempita in continuazione. Nonostante il Cremlino ufficialmente neghi la ripresa della mobilitazione che dalla fine di settembre ha portato nelle trincee del Donbass 300 mila maschi russi (mentre un altro milione circa si è dato alla fuga all'estero), la disastrosa invasione dell'Ucraina richiede decine di migliaia di soldati. Indiscrezioni dei media d'opposizione parlano di altri 300 mila coscritti da richiamare entro la primavera, per quella nuova offensiva russa che anche i comandanti di Kyiv ritengono disperata, ma probabile. Le perdite russe, secondo gli ucraini, si aggirano intorno alle 100 mila, e l'urgente bisogno di nuove reclute potrebbe portare anche a un aumento della durata del servizio di leva, come si è fatto scappare in un'intervista il commissario militare di Dmitrov, nei pressi di Mosca. La coscrizione forzata, con le retate negli uffici, nelle fabbriche e perfino nelle palestre, non poterà però nuovi consensi al regime, e quindi si cerca di scommettere sul volontari. Qual è l'identikit di quelli che potrebbero farsi convincere a entrare in guerra lo si vede dagli spot pubblicitari, chiaramente commissionati in base a uno studio di marketing sociale. I filmati sono girati in maniera molto didattica, gli attori sono legnosi e le battute scontate, ma evidentemente non sono diretti a grandi cultori della cinematografia: i loro protagonisti sono russi semplici, giovani e non, squattrinati, sottomessi e imbranati. La sceneggiatura sottolinea come l'uniforme permette loro di compiere un progresso non solo economico, ma sociale: non devono più temere il fisco, la banca, la moglie e il datore di lavoro, e possono realizzare i loro sogni - l'auto, il telefonino, il mutuo, il trasferimento in città - andando a uccidere gli ucraini. Il prezzo morale da pagare rimane fuori campo, e il telefonino che il papà in uniforme allunga alla figlia è particolarmente inquietante, soprattutto dopo i saccheggi dei russi nei territori occupati, e dopo che decine di smartphone ucraini sono stati ritrovati dai loro ex proprietari nei mercatini online della Russia profonda. Ancora più agghiacciante è lo spot del ragazzo che si arruola in guerra perché il suo videogame preferito gli è venuto a noia, per sparare a bersagli veri. Il patriottismo e la "guerra di civiltà" con l'Occidente menzionati spesso da Putin sembrano non essere considerati moventi validi, almeno non per i russi, mentre il leader ceceno Ramadan Kadyrov insiste invece ad appellarsi alla solidarietà dei musulmani. In un appello sui suoi social, scritto stranamente in cinese, esorta i confratelli a sfidare gli occidentali che «vogliono trasformarci tutti in animali sovvertendo tutti i nostri valori», mischiando in un video adunate islamiste, comizi di Hitler e cortei Lgbt. Guerra santa, o occasione per risanare le finanze familiari, il marketing del Cremlino non sembra incentivare le potenziali reclute: secondo il portavoce dello spionaggio militare ucraino Andrey Yusov, più di un milione di russi hanno contattato negli ultimi mesi il programma "Voglio vivere" per sapere come arrendersi in caso di invio al fronte.

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