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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Repubblica - Il Foglio Rassegna Stampa
30.07.2022 Il terrorismo di Putin
Cronaca di Daniele Raineri, editoriale

Testata:La Repubblica - Il Foglio
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «La castrazione dei prigionieri come scalpo di guerra dei russi. Le atrocità postate sui social - 24 ore di crimini di guerra in Ucraina»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/07/2022, a pag. 14, con il titolo "La castrazione dei prigionieri come scalpo di guerra dei russi. Le atrocità postate sui social" l'analisi di Daniele Raineri; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "24 ore di crimini di guerra in Ucraina".

Ecco gli articoli:

Daniele Raineri: "La castrazione dei prigionieri come scalpo di guerra dei russi. Le atrocità postate sui social"

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Ieri su un canale Telegram filorusso ha cominciato a circolare un video diviso in due parti che mostra prima la castrazione e poi l’uccisione di un prigioniero di guerra ucraino imbavagliato e con le mani legate. Un soldato con il distintivo Z e in mano un cutter taglia scroto e pene del prigioniero, glieli mette davanti al volto e poi gli spara alla testa, alla presenza di due militari russi. Il video è autentico perché lo stesso soldato che assassina l’ucraino appare in due altri video girati un mese fa durante la conquista da parte dei russi della città di Severodonetsk, in alcuni servizi trasmessi dal canale russo Rt. Il soldato è stato identificato con nome e cognome grazie ad alcuni segni particolari, come i lineamenti orientali, il cappello a larga tesa che indossa e un braccialetto, presenti in tutti i video. È un quarantenne calmucco, quindi appartiene a una minoranza etnica russa, e appartiene al reparto Akhmat, il gruppo di volontari che si è arruolato e addestrato in Cecenia nel cosiddetto “centro antiterrorismo” aperto dal dittatore Ramzan Kadyrov – che lo ha dedicato alla memoria di suo padre Akhmat. La stragrande maggioranza dei volontari per “l’operazione militare speciale” lanciata da Putin a febbraio, vale la pena ricordare, vengono da minoranze etniche e dalle zone più povere del paese. Fonti ucraine sostengono che l’uomo farebbe parte del battaglione di miliziani “Bryanka USSR”, una formazione irregolare di circa 400 uomini agli ordini di un comandante, Dima Pyndurin, soprannominato “il feroce”, che negli anni passati avrebbe commesso atrocità contro i civili nella regione di Luhansk. Fonti della Difesa ucraina sostengono che i russi in queste settimane hanno castrato altri prigionieri ucraini, in violazione di qualsiasi regola di guerra, e che il video conferma quello che in alcune aree del fronte è già successo più volte senza però finire sui social. I soldati mutilano gli ucraini prima di ucciderli come se ne prendessero gli scalpi: per incutere terrore, per dimostrare la propria ferocia, come pratica di guerra. Viene da chiedersi se queste torture non siano in qualche modo collegate all’impasse militare dei russi in queste settimane. Nel Donbass i russi hanno dichiarato una pausa operativa ormai quasi da un mese ed è chiaro che stanno soffrendo la perdita di decine di depositi di munizioni e carburante, colpiti e distrutti ogni notte dai lanciarazzi americani Himars anche a settanta chilometri dalla linea del fronte. I soldati ucraini spiegano agli inviati di guerra sul fronte del Donbass che il ritmo dell’artiglieria russa è dieci volte inferiore rispetto a prima, quando gli Himars non c’erano ancora. Sull’altro fronte, quello meridionale dove ci si aspetta una controffensiva ucraina da un momento all’altro per liberare le città occupate, non va meglio. Le cose vanno male e i soldati russi s’incattiviscono, secondo uno schema ricorrente in molti conflitti. I rapporti delle Nazioni Unite e di Human Rights Watch parlano di decine di casi di torture contro attivisti, prigionieri di guerra e semplici cittadini, sequestrati dalle forze russe, picchiati, in alcuni casi violentati, torturati con scosse oppure con siringhe e a volte scomparsi nel nulla. Sui social il video, che è stato fatto circolare da un account filorusso, è stato accolto con favore da molti commentatori russi, che approvano l’umiliazione e l’uccisione di un prigioniero ucraino. Altri sostengono che si tratti di un falso, altri ancora deplorano l’uccisione di un ucraino da parte di un soldato con lineamenti asiatici, perché paradossalmente vedono nel prigioniero un esemplare di un’etnia più vicina ai russi e nell’asiatico un appartenente a una razza inferiore. I social russi che commentano l’invasione in questo periodo sono nella maggioranza dei casi una visione infernale, dove una massa ormai completamente desensibilizzata davanti alle atrocità della guerra fa il tifo apertamente per altre atrocità. Il governo ucraino ha dichiarato che indagherà sul video e che la nebbia della guerra, vale a dire la situazione di caos che accompagna sempre un conflitto, non proteggerài colpevoli.

"24 ore di crimini di guerra in Ucraina"

The horrors of life under Russian occupation in southern Ukraine

Questo è il racconto parziale dei crimini perpetrati ieri dalla Russia in Ucraina. Un prigioniero di guerra ucraino è stato castrato con un taglierino davanti a una telecamera. Il video è stato diffuso su Telegram e secondo il canale Nexta il torturatore sarebbe Vitaly Aroshanov, un mercenario dell’unità Akhmat. A Olenivka, nell’oblast di Donetsk, un campo di detenzione per prigionieri di guerra è stato bombardato, il bilancio dei morti supera i 50 soldati. I russi hanno detto che il campo è stato colpito dagli Himars, i lanciarazzi che gli americani hanno mandato agli ucraini, e hanno cercato di dare la responsabilità a Kyiv. Secondo l’intelligence ucraina, sarebbero stati invece i mercenari della Wagner, e l’attacco sarebbe stato ordinato dal proprietario del gruppo, Yevgeni Prigozhin, forse senza il coordinamento con il ministero della Difesa russo. Nel campo erano detenuti anche alcuni membri del battaglione Azov che avevano difeso Mariupol. Una delle regioni più colpite dalla guerra è Mykolaïv, si trova a sud, è un baluardo per la difesa di Odessa e ieri è stata colpita una zona residenziale della città principale dell’oblast: soltanto condomini e negozi, nessun deposito di munizioni o edifici di valore militare. Il Kyiv Independent scrive che sono state usate bombe a grappolo, e un abitante della città ha raccontato al sito di notizie che in quel momento la piazza della zona era molto affollata perché c’era la distribuzione del pane: non è la prima volta che i russi colpiscono mentre si distribuiscono viveri. Bilancio: 5 morti, 7 feriti. A Kramatorsk, nel Donbas, è stata colpita un’altra area residenziale. Questi crimini sono stati commessi in una sola giornata – torturare e uccidere i prigionieri di guerra e colpire i cittadini – e sono crimini di guerra. Il Senato americano questa settimana ha approvato una risoluzione per designare la Russia come stato sponsor del terrorismo. Basta una giornata qualunque, come quella di ieri, per capire, che per definire la Russia non ci sono più altre etichette.

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