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La Repubblica - Il Foglio Rassegna Stampa
18.06.2022 Come Putin vuole distruggere l’Occidente
Cronaca di Rosalba Castelletti, le parole di Vladimir Putin

Testata:La Repubblica - Il Foglio
Autore: Rosalba Castelletti - Vladimir Putin
Titolo: «Putin sfida l’Occidente: 'È finito il dominio Usa ora nuovo ordine globale' - Lo spaventoso (dis)ordine mondiale che immagina Putin»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 18/06/2022, a pag.2, l'analisi di Rosalba Castelletti dal titolo "Putin sfida l’Occidente: 'È finito il dominio Usa ora nuovo ordine globale' "; dal FOGLIO, a pag. 3, il discorso di Vladimir Putin dal titolo "Lo spaventoso (dis)ordine mondiale che immagina Putin".

A destra: Vladimir Putin

Ecco gli articoli:

Rosalba Castelletti: "Putin sfida l’Occidente: 'È finito il dominio Usa ora nuovo ordine globale' "

Immagine correlata
Rosalba Castelletti

Un discorso così lungo, al Forum economico di San Pietroburgo, Vladimir Putin non lo aveva mai pronunciato. Settantaquattro minuti di parole in piena, proclami di fiducia e resilienza, promesse economiche e stilettate agli Stati Uniti e all’Europa. La vetrina autocelebrativa della 25esima edizione della “Davos russa”, disertata dall’Occidente, diventa il palcoscenico per ribadire che «l’era dell’ordine mondiale unipolare è finita» e per teorizzare la «nascita di un nuovo ordine mondiale» fatto di «Stati forti e sovrani che non si muovono lungo la traiettoria già delineata da qualcuno». Con la Russia che «diventerà ancora più forte». Il presidente russo esordisce e finisce così. E anche nelle due ore di sessione di domande e riposte, moderata dalla direttrice di Sputnik eRt Margarita Simonjan, torna più volte sul tema della forza e sovranità russa. «Siamo persone forti in grado di affrontare qualsiasi sfida. Come i nostri antenati, risolveremo qualsiasi problema. Lo dimostra tutta la storia millenaria del nostro Paese», dice tra gli applausi. Nel suo discorso circolare, rinviato di oltre un’ora a causa di un presunto “attacco informatico” che aveva disabilitato i sistemi di accreditamento e ammissione del Forum, Putin dichiara che l’economia russa supererà le sanzioni «folli e sconsiderate » a dispetto dei tentativi di «punire, schiacciare economicamente e di «cancellare» chi «si distingue», perseguiti dagli Stati Uniti che agiscono come «messaggeri di Dio in Terra» e che «considerano tutto il resto periferia, il loro cortile, una colonia » e chi ci vive «persone di seconda classe». Non notano, accusa Putin, che si sono formati «nuovi potenti centri sul pianeta». Quei nuovi “poli” rappresentati dalle delegazioni dei Paesi emergenti presenti in sala, dall’alleato kazako Kassym-Jomart Tokaev che siede al suo fianco e soprattutto dal presidente cinese Xi Jinping che, insieme all’egizianoAbdel Fatah Al-Sisi, interviene in video-collegamento.Le sanzioni, sostiene, sono «armi a doppio taglio» che «infliggono danni comparabili e persino maggiori agli stessi ideologi e ideatori». La conseguenza, prevede Putin, «sarà un ulteriore aggravamento della disuguaglianza in questi Paesi che, a sua volta, dividerà ulteriormente le loro società», e, infine, porterà inevitabilmente a un’ondata di populismo e alla crescita di movimenti estremi e radicali, a gravi cambiamenti socio-economici, al degrado e, nel prossimo futuro, a un cambiamento delle élite». Quanto all’Unione Europea, aggiunge, «ha perso la sua sovranità politica ballando al ritmo di qualcun altro». Il leader del Cremlino confuta la tesi della cosiddetta “inflazione Putin”.L’aumento dei prezzi, l’inflazione, la carenza di cibo e di carburanti, dice, sono il «risultato di errori sistemici nella politica economica» di Usa e Ue. La crisi è iniziata molto tempo prima. E non ha nulla a che fare con la sua «operazione nel Donbass» che è solo un alibi per «incolpare gli altri dei propri errori di calcolo, in questo caso, la Russia». «Saremmo contenti di sapere di avere il potere di “fare venire la febbre a tutti”, ma non lo abbiamo», scherza tra gli applausi. Ammette i contraccolpi della raffica di sanzioni e anche che la sostituzione delle importazioni «non è una panacea», ma sciorina le sue ricette economiche e ne approfitta per lanciare un messaggio a quelli che hanno portato miliardi di dollari in Occidente e ora hanno perso tutto: «Il successo arriva quando leghi il tuo futuro alla patria». In generale, dice Putin, sembra che le élite occidentali «pensino in termini del secolo scorso» «prigioniere delle proprie delusioni». Eppure è proprio lui ad aggrapparsi al passato quando dice che «l’Urss è storicamente Russia», che «ci stiamo riprendendo quello che è nostro» e che i territori ucraini che si affacciano sul Mar Nero, la storica “Novorossija”, non hanno nulla a che fare con l’Ucraina. Ma piovono applausi quando afferma che «tutti i compiti dell’operazione saranno sicuramente risolti». Un’operazione «forzata e necessaria». Azione di un «Paese sovrano che ha il diritto di difendere la propria sicurezza». Putin sembra ammettere la portata distruttiva dell’offensiva quando, evocando l’attuale Volgograd, dice «Non dobbiamo trasformare quelle città e Paesi che liberiamo in una parvenza di Stalingrado». In quella che sembra un’allusione al referendum, dice che la Russia «accetterà qualsiasi scelta» che i cosiddetti territori ucraini faranno sul proprio futuro. Non si dice contrario all’adesione di Kiev alla Ue perché non si tratta di un’alleanza militare. Ma l’Ucraina, avverte, rischia di trasformarsi in una colonia di Bruxelles. Stati sovrani o colonie. Per Putin il nuovo ordine mondiale passa da qui.

Il FOGLIO: "Lo spaventoso (dis)ordine mondiale che immagina Putin"

Pubblichiamo i punti salienti del discorso che Vladimir Putin ha tenuto ieri al Forum economico di San Pietroburgo.

Le illusioni dell’occidente
Questo Forum si svolge in un momento difficile in cui l’economia, i mercati e i princìpi stessi del sistema economico globale sono sotto attacco. Questioni fondamentali come la reputazione sui mercati, l’integrità della proprietà e la fiducia nelle valute globali sono stati minati – purtroppo dai nostri partner in occidente – e questo è stato fatto deliberatamente, per ambizione, in nome del mantenimento di illusioni geopolitiche obsolete. Un anno e mezzo fa, intervenendo al Forum di Davos, ho sottolineato che l’èra dell’ordine mondiale unipolare era finita – non c’è via di scampo, è finita, nonostante tutti i tentativi di preservarla e metterla nella naftalina. Il cambiamento è il corso naturale della storia, la diversità, la ricchezza delle culture sono difficili da combinare con schemi politici, economici e di altro tipo, schemi che non funzionano qui, schemi che sono grossolanamente imposti da un unico centro. Il difetto sta nell’idea stessa secondo cui esiste una potenza, seppur forte, con un numero limitato di stati a essa vicini e tutte le regole sono interpretate esclusivamente nell’interesse di quella potenza che lavora in una sola direzione. Un mondo basato su questi dogmi non è sostenibile. Gli Stati Uniti, dichiarando la vittoria della Guerra fredda, si sono detti ambasciatori di Dio sulla terra, senza obblighi ma solo con interessi, e questi interessi sono dichiarati sacri. E’ come se non si accorgessero che negli ultimi decenni sono emersi sul pianeta nuove potenze che stanno diventando sempre più rumorose. Ognuna sviluppa i propri sistemi politici e le proprie istituzioni, implementa i propri modelli di crescita economica e ha il diritto di proteggerli e di garantire la sovranità nazionale. Stiamo parlando di processi oggettivi, di cambiamenti rivoluzionari e tettonici nella geopolitica, nell’economia globale, nella tecnologia, nell’intero sistema di relazioni internazionali, dove il ruolo di stati e regioni dinamici e promettenti, i cui interessi non possono più essere ignorati, sta crescendo in modo significativo. Ripeto: questi cambiamenti sono fondamentali, cruciali e inesorabili. Ed è un errore credere che in un periodo di cambiamenti turbolenti ci si possa annoiare e aspettare che tutto tornerà presumibilmente alla normalità, che tutto sarà come prima. Non lo farà. Tuttavia, sembra che le élite al potere di alcuni stati occidentali si facciano tali illusioni. Non vogliono vedere le cose ovvie e si aggrappano ostinatamente alle ombre del passato. Ritengono che il dominio dell’occidente nella politica e nell’economia globale sia un valore costante ed eterno. Nulla è eterno. E i nostri colleghi non si limitano a negare la realtà. Stanno cercando di contrastare il corso della storia. Pensano nei termini del secolo scorso. Sono prigionieri delle loro stesse illusioni, considerano tutto il resto periferico, il loro cortile, e le persone che vi abitano cittadini di seconda classe perché si considerano eccezionali. Da qui nasce l’insopprimibile desiderio di punire, di schiacciare economicamente chi non è allineato, chi non vuole obbedire ciecamente. Inoltre, impongono in modo rude e senza scrupoli la loro etica, i loro punti di vista sulla cultura e le loro idee sulla storia, e talvolta mettono in discussione la sovranità e l’integrità degli stati e ne minacciano l’esistenza. Basta ricordare il destino della Jugoslavia e della Siria, della Libia e dell’Iraq.

Sanzioni e russofobia non funzionano
Se non riescono a intrappolare un ribelle, cercano di isolarlo o, come si dice oggi, di “cancellarlo”. Si usa tutto, lo sport, le Olimpiadi, la messa al bando della cultura, dei capolavori dell’arte, per il solo motivo che i loro autori hanno un’origine “sbagliata”. Questa è la natura dell’attuale ondata di russofobia in occidente e delle sanzioni folli contro la Russia. Folli e, direi, senza cervello. Il calcolo era chiaro: schiacciare l’economia russa. Non ha funzionato. Ovviamente non ha funzionato, non è accaduto quel che si aspettavano. La guerra-lampo economica contro la Russia non aveva alcuna possibilità di successo fin dall’inizio. E l’arma delle sanzioni è a doppio taglio. Infligge danni comparabili, se non maggiori, agli ideologi e ai progettisti stessi. E non si tratta solo delle ovvie conseguenze attuali. Sappiamo che tra i leader europei, a livello informale, c’è la prospettiva preoccupante che le sanzioni possano essere imposte non solo alla Russia, ma anche a qualsiasi stato non allineato, colpendo prima o poi tutti, compresi gli stessi membri dell’Unione europea e le aziende europee. Finora non si è arrivati a tanto, ma i politici europei hanno già inferto un duro colpo alla loro economia. Vediamo che i problemi sociali ed economici sono peggiorati in Europa e negli Stati Uniti, che il costo dei beni, degli alimenti, dell’energia e della benzina è aumentato, che la qualità della vita degli europei si è abbassata e che la competitività delle imprese è peggiorata. Gli esperti stimano che le perdite dirette e “calcolate” dell’Ue a causa delle sanzioni potrebbero superare i 400 miliardi di dollari nel prossimo anno. Questo è il costo di decisioni avulse dalla realtà e prese in ostilità al buon senso. Questi costi sono sostenuti direttamente dai cittadini e dalle imprese dell’Ue. I paesi dell’Eurozona non stanno conducendo alcuna operazione militare speciale e l’inflazione è aumentata in alcuni casi fino al 20 per cento. Gli Stati Uniti pure hanno un’inflazione inaccettabile, la più alta degli ultimi 40 anni. Il risultato è evidente: la perdita di competitività a livello globale e un declino sistemico del tasso di crescita dell’economia europea, e per gli anni a venire.

Le società occidentali imploderanno
Tutto questo porta a un aggravamento dei problemi di fondo delle società occidentali. Certo, abbiamo già abbastanza problemi per conto nostro, ma devo parlarne ora, perché continuano a puntare il dito contro di noi, mentre hanno già abbastanza problemi per conto loro. La conseguenza diretta delle azioni dei politici europei e degli eventi di quest’anno sarà un ulteriore approfondimento della disuguaglianza in questi paesi, che a sua volta dividerà ancora di più le loro società, e la questione non riguarda solo il livello di benessere ma anche i valori dei diversi gruppi di questa società. Sì, queste contraddizioni vengono soppresse e nascoste. Gli interessi dei cittadini e delle imprese vengono spinti sempre più lontani. Una tale rottura con la realtà, con le esigenze della società, porterà inevitabilmente a un aumento del populismo e alla crescita di correnti estreme e radicali, a gravi cambiamenti socio-economici, al degrado e, nel prossimo futuro, al cambiamento delle élite. I partiti tradizionali, come si vede, perdono continuamente. Emergono alcune nuove entità, ma se non si differenziano molto da quelle tradizionali, non hanno molte possibilità di sopravvivere. Tutti i discorsi su presunti costi accettabili in nome della pseudo-unità non possono nascondere la cosa principale: l’Ue ha perso la sua sovranità politica e le sue élite burocratiche ballano al ritmo degli altri, accettando tutto ciò che viene detto loro dall’alto, causando danni alla propria popolazione, alla propria economia, ai propri affari.

L’inflazione c’era già
Il deterioramento della situazione dell’economia globale non è una questione degli ultimi mesi. Soprattutto non è il risultato dell’operazione militare speciale che la Russia sta conducendo nel Donbas. Tali affermazioni sono una palese e deliberata distorsione dei fatti. Il forte aumento dell’inflazione nei mercati delle materie prime e dei prodotti di base era un dato di fatto ben prima degli eventi di quest’anno. Il mondo è stato spinto in questa situazione da molti anni di politiche macroeconomiche irresponsabili dei cosiddetti paesi del G7, tra cui le emissioni incontrollate e l’accumulo di debito non garantito. E questi processi hanno subìto un’accelerazione, intensificatasi con l’insorgere della pandemia. La domanda è: cosa c’entra la nostra operazione nel Donbas? Non c’entra assolutamente nulla. Non potendo o non volendo utilizzare altre ricette, le autorità delle principali economie occidentali hanno semplicemente scelto di stampare più moneta. In questo modo poco sofisticato hanno iniziato a coprire deficit di bilancio senza precedenti. Ultimamente ho sentito parlare sempre più spesso della cosiddetta “inflazione di Putin” in occidente. Quando sento queste cose mi chiedo: a chi sono rivolte queste sciocchezze? A chi non sa leggere o scrivere, tutto qui. L’odierno aumento dei prezzi, l’inflazione, i problemi con il cibo e il carburante, la benzina e l’energia in generale sono il risultato di errori sistemici nelle politiche economiche dell’attuale Amministrazione statunitense e della burocrazia europea. Per loro, l’inizio della nostra operazione nel Donbas è un’àncora di salvezza che permette di dare la colpa dei propri errori di calcolo ad altri, in questo caso alla Russia.

La crisi alimentare
Ora il compito più importante per la comunità mondiale è quello di aumentare l’offerta di cibo sul mercato globale. La Russia, garantendo la propria sicurezza alimentare e il proprio mercato interno, può aumentare significativamente le esportazioni di alimenti e fertilizzanti. In via prioritaria, indirizzeremo le nostre consegne ai paesi in cui il bisogno di cibo è più acuto: i paesi africani e del medio oriente. Tuttavia, anche in questo caso ci sono delle difficoltà che non dipendono da noi. Sì, formalmente grano, cibo e fertilizzanti russi... A proposito, gli americani hanno imposto sanzioni sui nostri fertilizzanti, seguiti dagli europei. Poi gli americani le hanno tolte, ma gli europei non lo fanno. La loro burocrazia funziona come le macine di un mulino del XVIII secolo. Capiscono di aver fatto qualcosa di stupido, ma è difficile tornare indietro a causa di considerazioni burocratiche. Quindi, la Russia è pronta a contribuire all’equilibrio dei mercati agricoli globali. Non siamo noi ad aver minato i porti ucraini sul Mar Nero. Fateli sminare. Garantiremo la sicurezza del passaggio di queste imbarcazioni civili. Non si tratta di noi, ma dell’adeguatezza delle persone al potere a Kyiv. Lasciamo che siano loro a decidere cosa fare, e in questo caso almeno non sono guidati dai loro padroni dall’estero, da oltreoceano. Ma c’è anche il rischio che questo grano vada a pagare le armi. Allora sarebbe tutto piuttosto triste.

Un’operazione speciale doverosa
Le istituzioni internazionali si stanno rompendo, stanno fallendo. In linea di principio, l’occidente si è rifiutato di adempiere ai suoi obblighi. Si è dimostrato impossibile raggiungere nuovi accordi con l’occidente. In questa situazione, in un contesto di rischi e minacce crescenti per noi, la decisione della Russia di condurre un’operazione militare speciale è stata forzata. Difficile, certo, ma necessaria e doverosa. E’ la decisione di un paese sovrano, che ha il diritto incondizionato, basato peraltro sulla carta dell’Onu, di difendere la propria sicurezza. Una decisione volta a proteggere i nostri cittadini, gli abitanti delle Repubbliche popolari del Donbas, che da otto anni subiscono un genocidio da parte del regime di Kyiv e dei neonazisti, che hanno ricevuto la piena protezione dell’occidente. L’occidente non solo ha cercato di attuare lo scenario “anti Russia”, ma ha anche perseguito lo sviluppo militare del territorio ucraino, pompando armi e consiglieri militari in Ucraina. E continua a farlo anche oggi. Nessuno presta attenzione allo sviluppo dell’economia o al benessere delle persone che vi abitano; semplicemente non gliene importa nulla, in nessun modo, ma hanno risparmiato e stanno risparmiando per creare una testa di ponte della Nato a est diretta contro la Russia, per alimentare l’aggressività, l’odio e la russofobia. Oggi i nostri soldati e ufficiali, le milizie del Donbas, combattono per proteggere il loro popolo. Difendono il diritto della Russia a svilupparsi liberamente e in sicurezza come grande paese multinazionale, che prende le proprie decisioni, decide il proprio futuro, si basa sulla propria storia, cultura e tradizioni e rifiuta tutti i tentativi di imporre dall’esterno gli pseudo-valori della disumanizzazione e del degrado morale. Tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale saranno senza dubbio portati a termine. La sovranità nel XXI secolo non può essere parziale, frammentaria. Tutti i suoi elementi sono ugualmente importanti, si rafforzano e si completano a vicenda. E’ importante per noi non solo difendere la nostra sovranità politica e la nostra identità nazionale, ma anche rafforzare tutto ciò che determina l’indipendenza economica del paese, la sua indipendenza finanziaria, personale e tecnologica. Il progetto delle sanzioni occidentali è stato costruito sulla falsa tesi che la Russia non sia economicamente sovrana, che sia criticamente vulnerabile. Erano così presi a propagare miti sull’arretratezza della Russia che sembravano crederci loro stessi. Nel pianificare la loro guerra-lampo economica hanno ignorato i fatti reali, il modo in cui il nostro paese è cambiato negli ultimi anni.

L’ordine globale russo
Le nazioni davvero sovrane sono sempre disposte a lavorare in partnership su un piano di parità, per dare il proprio contributo allo sviluppo globale. Al contrario, chi è debole e dipendente è solito cercare nemici, inculcare la xenofobia o infine perdere la propria identità, la propria indipendenza. La Russia – nonostante i sogni dei nostri amici occidentali – non prenderà mai la strada dell’autoisolamento e dell’autarchia. Stiamo ampliando e continueremo ad ampliare la cooperazione con tutti coloro che sono interessati a questo, che vogliono lavorare con noi. Ci sono molti popoli di questo tipo, non li elencherò tutti. Sono la stragrande maggioranza delle persone sulla Terra. Coloro che vogliono continuare a lavorare e collaborare con la Russia sono sottoposti a pressioni da parte degli Stati Uniti e dell’Europa, a volte anche a minacce dirette. Tuttavia, questo ricatto ha poco significato quando si tratta di paesi guidati da veri leader che capiscono dove ci sono gli interessi altrui e dove ci sono gli interessi nazionali. La Russia svilupperà una cooperazione economica con questi stati e promuoverà progetti comuni. Allo stesso tempo lavoreremo anche con le aziende occidentali che continuano a lavorare con successo sul mercato russo. Il rifiuto della globalizzazione a favore di un modello di crescita multipolare è sempre più marcato. Naturalmente, la formazione, la nascita del nuovo ordine mondiale è un processo difficile. Ma è ovvio che le regole del nuovo ordine mondiale saranno stabilite da stati forti e sovrani – che non si muovono lungo la traiettoria già impostata da qualcun altro. Solo gli stati forti e sovrani hanno voce in capitolo in questo ordine mondiale che sta riemergendo, oppure sono destinati a diventare o a rimanere una colonia impotente. La Russia sta entrando nella prossima èra come potente paese sovrano. Siamo sicuri che sfrutteremo al meglio le nuove colossali opportunità che il tempo ci ha aperto e diventeremo ancora più forti.

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