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La Repubblica - Il Foglio Rassegna Stampa
26.02.2022 La propaganda di Putin: 'Denazificare l'Ucraina'. Evacuata la sinagoga di Odessa
Cronaca di Rosalba Castelletti, editoriale del Foglio

Testata:La Repubblica - Il Foglio
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «L’obiettivo di Putin è insediare in Ucraina un governo fantoccio - L'evacuazione della sinagoga di Odessa»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 22/02/2022, a pag.6, con il titolo "L’obiettivo di Putin è insediare in Ucraina un governo fantoccio", la cronaca di Rosalba Castelletti; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "L'evacuazione della sinagoga di Odessa".

Ecco gli articoli:

Crisi Ucraina, oltre un'ora di colloquio tra Biden e Putin
Joe Biden, Vladimir Putin

LA REPUBBLICA - Rosalba Castelletti: "L’obiettivo di Putin è insediare in Ucraina un governo fantoccio"

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Rosalba Castelletti

Quando, annunciando “l’operazione militare speciale” in Ucraina, Vladimir Putin ha detto che l’obiettivo era «proteggere le persone oggetto di abusi e genocidio da parte del regime di Kiev», «smilitarizzare e denazificare l’Ucraina, nonché portare davanti alla giustizia i responsabili di crimini contro i civili», il leader del Cremlino non stava solo seminando altra propaganda per giustificare la sua offensiva: ne stava delineando la roadmap. L’obiettivo numero uno, la “smilitarizzazione”, ossia la neutralizzazione dell’infrastruttura bellica ucraina, sarebbe stato in gran parte raggiunto già giovedì mattina bombardando le basi militari dell’Ucraina. Il passo successivo è la “denazificazione”, un vocabolo scelto da Putin apposta per far leva sui 24 milioni di caduti durante la “Grande Guerra Patriottica”, la Seconda Guerra Mondiale, ma anche per accreditarsi come il “Liberatore” al pari di Stalin che sconfisse Hitler. Usando la parola “denazificazione”, Putin allude a quelli che in russo chiamano “banderiti”, gli eredi delle brigate guidate da Stepan Bandera che durante la Seconda Guerra Mondiale in Ucraina presero le parti dei nazisti contro l’Urss: vale a dire quelle formazioni paramilitari di estrema destra che otto anni fa, durante Majdan, salirono sulle barricate per spodestare il presidente filorusso Viktor Janukovich rendendosi complici di quello che Putin chiama “golpe”. Le stesse milizie che oggi, come il Battaglione d’Azov, combattono contro i separatisti. L’idea di un’Ucraina come Stato nazista non potrebbe però essere più lontana dal vero: non solo il Paese è guidato da un presidente ebreo che ha perso tre familiari nell’Olocausto, ma alle parlamentari del 2019 l’alleanza di estrema destra che includeva il braccio politico di Azov non ha vinto neppure un seggio. Come non hanno fondamento le accuse di “genocidio” ai danni della popolazione russofona nell’Est Ucraina. Eppure fanno presa. Non a caso ieri Putin ha definito Zelensky e il suo entourage una «banda di banderiti e drogati, che hanno preso in ostaggio l’intero popolo ucraino » e ha chiarito di combattere contro i «terroristi» neonazisti che usano i civili «come scudi umani». Benché poco prima si fosse detto pronto a negoziati su uno “status neutrale” di Kiev, ha poi rivolto un appello ai militari ucraini a «prendere il potere ». «Sarà più facile negoziare tra me e voi», ha detto chiarendo, se ci fosse stato qualche dubbio, che non ci sarà alcuna trattativa tra lui e Zelensky. Questa «non è diplomazia», ha commentato Washington. Come conferma Michael Kofman, direttore del programma di studi sulla Russia del think tank americano Cna, «l’operazione militare russa ha obiettivi bellici massimalisti, il cui scopo finale è il cambio di regime ». Basta sfogliare la “Grande enciclopedia sovietica” sotto la voce “denazificazione” per capire che cosa avverrà: le misure necessarie elencate per “ripulire la vita statale, sociopolitica ed economica dalle conseguenze del nazismo e promuovere una transizione democratica del Paese” vanno dalla rimozione dei nazisti alla messa al bando di strutture paramilitari ultranazionaliste fino a una “Norimberga”. Il Comitato investigativo russo ha già incriminato almeno 85 funzionari dei servizi di sicurezza ucraini. Ma circolerebbero elenchi che comprenderebbero anche nomi di attivisti da catturare e internare o persino “uccidere”, sostiene l’intelligence Usa. Ieri Moskovskij Komsomolets lo ha scritto chiaro: «L’attuale governo ucraino ha una sola via d’uscita: la capitolazione. E poi il tribunale». Mosca poi instaurerà un governo amico così da trasformare l’Ucraina in un Paese vassallo del nuovo impero russo. Ma c’è chi va oltre spiegando che l’esercito russo si ritirerà solo quando l’Ucraina, o gran parte di essa, si trasformerà in una “Novorossija”, una Nuova Russia, ridisegnando i confini dell’Europa.

IL FOGLIO: "L'evacuazione della sinagoga di Odessa"

Il direttore della più grande sinagoga di Odessa, in Ucraina, ha girato un video in cui, in lacrime, chiede una preghiera per la sua comunità: è iniziata l'evacuazione, durante Sabbath. Odessa, la splendida città che s'affaccia sul mar Nero, una volta ospitava la terza più grande comunità ebraica del mondo. Poi arrivarono i pogrom, la Shoah nazista e le purghe staliniane. La città, che era stata per metà ebraica, aveva solo il 6 per cento di abitanti ebrei quando l'Unione sovietica è collassata e qui la minaccia di guerra suscita ricordi di orrori ancor più che in altri posti. Prima che la guerra iniziasse, a Odessa le persone hanno trascorso gli ultimi giorni a esplorare rifugi antiaerei, mentre i leader religiosi hanno assunto guardie personali e invitato le autorità a studiare dei piani di evacuazione il più rapidamente possibile. Mentre parte dell'Ucraina continuava a pensare che la guerra fosse un'eventualità remota e magari circoscritta al Donbas, Odessa la viveva già come una realtà: faceva provviste e assumeva guardie israeliane. Vladimir Putin, presidente russo, ha annunciato l'invasione dell'Ucraina dicendo che è un'operazione di denazificazione del paese. Fa riferimento alla leadership di Kyiv, che secondo la sua versione è corrotta e nazista: il presidente Volodymyr Zelensky, che Putin vuole cacciare, è di origini ebraiche. La promessa di Putin non ha fatto sentire più sicuri gli ebrei di Odessa, che in questi anni non hanno visto una minaccia nella leadership di Zelensky, ma la vedono nell'esercito russo mandato da Putin: uno degli obiettivi è prendere il porto della città che sente il suono di bombardamenti continui. Ed ecco anche come appare la denazificazione di Putin nelle parole del direttore della sinagoga di Odessa, che è una città famosa per la sua società vivace ed effervescente: Yair Rosenberg dell'Atlantic l'ha definita "l'evacuazione di una delle comunità ebraiche storicamente più rilevanti mentre l'esercito russo dà la caccia al presidente ebreo dell'Ucraina".

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