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La Ragione Rassegna Stampa
12.08.2021 L'Iran di Ebrahim Raisi, fra nuove repressioni e politiche di potenza
Commento di Maurizio Delli Santi

Testata:La Ragione
Autore: Maurizio Delli Santi
Titolo: «L'Iran di Ebrahim Raisi, fra nuove repressioni e politiche di potenza»
Riprendiamo dalla RAGIONE di oggi, 12/08/2021, a pag. 5, l'analisi di Maurizio Delli Santi dal titolo "L'Iran di Ebrahim Raisi, fra nuove repressioni e politiche di potenza".


Ibrahim Raisi

Il recente insediamento del nuovo premier iraniano Ebrahim Raisi è avvenuto con il giuramento davanti al Parlamento e ai rappresentanti di 73 Paesi (fra cui Cina, Russia e India), delle delegazioni amiche di Hamas e della jihad palestinese nonché di quelle libanesi, irachene, curde e afghane. Nonostante la scelta dell'Unione europea e dell'Italia di parteciparvi a livello di ambasciatori - cioè di rappresentanza `tecnica' e non propriamente politica - si è trattato di una sorta di riconoscimento internazionale non di poco conto, se si considerano i sentimenti tutt'altro che entusiasti dell'opinione pubblica internazionale. Ebrahim Raisi, ritenuto rappresentante dell'area più conservatrice del regime, è stato designato dopo quella che è stata definita una `elezione farsa' imposta dall'attuale guida suprema Ali Khamenei, in cui la partecipazione è scesa al di sotto del 50% e i rivali riformisti sono stati esclusi con vari pretesti da una commissione di giuristi e religiosi. Sulla figura di Raisi pesa il trascorso di procuratore aggiunto di Teheran durante le violente repressioni del 2019 e soprattutto di membro delle "Commissioni di morte" che nel 1998, a seguito di una fatwa dell'ayatollah Ruhollah Khomeini, comminarono la pena capitale a circa 30mila prigionieri politici. Le accuse riguardano la sua piena integrazione nel sistema di repressione, in cui ancora oggi si susseguono violenze ed esecuzioni sommarie degli oppositori. Le repressioni più recenti hanno riguardato le proteste del luglio scorso per la siccità e la crisi idrica del Khuzestan: secondo Amnesty International e "The New York Times" in tale occasione le forze di sicurezza hanno adoperato gas lacrimogeni e anche armi convenzionali, causando numerosi feriti e il decesso di almeno una decina di persone.

Sulle proteste per l'acqua è intervenuto l'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite Michelle Bachelet: «Invece di ascoltare le legittime richieste dei propri cittadini affinché il diritto per l'acqua sia rispettato, le autorità iraniane hanno pensato solo a opprimere quelli che fanno tali richieste». Gli 85 milioni di iraniani sono alle prese con una crisi interna estremamente complessa, con un rischio di paralisi dell'economia, una iperinflazione salita al 50% e un tasso di povertà raddoppiato in soli due anni (dal 15% al 30%, fonte Ispi). Quello che è ancora più grave è che di fronte all'apertura degli Usa di Biden per i negoziati sul nucleare e quindi sulle sanzioni, l'assolutismo di Ali Khamenei, il vero detentore del potere in Iran, risponde ostentando ancora la politica di potenza dell'epoca di Qasem Soleimani. Lo dimostrano i finanziamenti e gli armamenti diretti ad Hamas e a Hezbollah, nemici storici di Israele, le ingerenze sulle leadership sciite in Iraq, Siria e Libano, la cosiddetta `guerra di ombre' dei sabotaggi nel Golfo di Oman contro le petroliere israeliane e, last but not least, l'accelerazione del `break out': il tempo (sceso ormai a due-tre mesi) che gli analisti stimano necessario per la realizzazione della bomba atomica iraniana.



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