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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Foglio - Italia Oggi Rassegna Stampa
15.05.2021 Parigi, Berlino, Milano: l'odio contro Israele in Europa: il caso 'Sala'
Commenti di Mauro Zanon, Roberto Giardina

Testata:Il Foglio - Italia Oggi
Autore: Mauro Zanon - Roberto Giardina
Titolo: «Parigi non ha voglia di un altro 2014 e blocca i cortei pro Gaza - Caccia agli ebrei in Germania»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/05/2021, a pag.3, con il titolo "Parigi non ha voglia di un altro 2014 e blocca i cortei pro Gaza", l'analisi di Mauro Zanon; da ITALIA OGGI, a pag. 13, l'articolo di Roberto Giardina dal titolo "Caccia agli ebrei in Germania".

Mauro Zanon e Roberto Giardina informano della situazione in Francia e Germania, nel frattempo in Italia, a Milano, si è svolta una manifestazione di sostenitori di Hamas contro Israele durante la quale è stata bruciata una bandiera dello Stato ebraico. Il sindaco Sala ha regalato la piazza agli estremisti che ne hanno subito fatto un palcoscenico per il loro odio. Da non dimenticare alle prossime elezioni

Ecco gli articoli:

IL FOGLIO - Mauro Zanon: "Parigi non ha voglia di un altro 2014 e blocca i cortei pro Gaza"

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Mauro Zanon

Parigi. Il ricordo delle violenze e delle grida antisemite che rimbombarono nel quartiere multietnico parigino di Barbès nel luglio 2014 è ancora vivo in Francia. All'epoca, erano state organizzate diverse manifestazioni per denunciare un'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e il 19 luglio un'orda di facinorosi scese in strada urlando "A morte Israele", scontrandosi duramente con le forze dell'ordine. L'attuale ministro dell'Interno francese, Gérald Dermanin, non ha alcuna intenzione di rivivere un altro 19 luglio 2014, di mettere ancora sotto pressione una polizia già stremata dai problemi di sicurezza interni, di importare nuovamente in Francia la recrudescenza delle tensioni israelo-palestinesi, e per questo motivo ha deciso di vietare oggi ogni sorta di raduno nella capitale. "Ho chiesto al capo della polizia di Parigi di vietare le manifestazioni di sabato legate alle recenti tensioni in Medio oriente. Nel 2014, si verificarono gravi problemi di ordine pubblico. Sono state date istruzioni ai prefetti di essere particolarmente vigili e fermi", ha twittato giovedì sera Darmanin. Il principale corteo, organizzato dall'Association des Palestiniens en Île-de-France", era previsto per oggi alle 15, con partenza dallo stesso quartiere dei tafferugli del 2014, Barbès, e arrivo a place de la Bastille. Per giustificare l'ordinanza emessa giovedì sera su richiesta del ministro dell'Interno, il prefetto di Parigi, Didier Lallement, ha spiegato che "esiste un grave rischio di importazione nel territorio nazionale degli scontri tra palestinesi e forze dell'ordine israeliane", con conseguenti "problemi di ordine pubblico". "Attacchi contro le sinagoghe", ha proseguito Lallement, si sono già consumati nei "paesi vicini come la Germania", prima di aggiungere: "E' attesa una forte mobilitazione con sostegni eterogenei, tra cui numerosi elementi a rischio che cercano di provocare scontri con le forze dell'ordine". La decisione dell'esecutivo ha incassato l'approvazione del partito della destra gollista, Les Républicains, perché i bersagli potrebbero essere anche "i luoghi di culto e gli edifici rappresentativi delle istituzione ebraiche", ha spiegato il deputato Eric Ciotti. Anche il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, ha chiesto al prefetto delle Alpes-Maritimes di "vietare le manifestazioni propalestinesi" per scongiurare disordini. Chi invece non è d'accordo, è la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon. "La Francia, il solo paese al mondo in cui le manifestazioni di sostegno ai palestinesi e di protesta contro il governo di estrema destra israeliano sono vietate!", ha twittato Mélenchon. Mercoledì, il deputato mélenchonista Adrien Quatennens ha partecipato a un raduno pro Palestina agli Invalides, a Parigi, dove i manifestanti urlavano "Israel assassin".

ITALIA OGGI - Roberto Giardina: "Caccia agli ebrei in Germania"

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Roberto Giardina

Il telegiornale dello Zdf, il secondo canale pubblico, giovedì sera ha aperto sugli avvenimenti in Israele. Un servizio obiettivo, con commenti dalla redazione e gli interventi del corrispondente da Tel Aviv. La reazione israeliana su Gaza non è stata definita una vendetta sulla popolazione, come spesso si legge, spiegando che Hamas si serve dei civili come scudi umani. Ma il telegiornale non ha parlato di quanto sta avvenendo nelle città tedesca, la polizia deve proteggere le sinagoghe, i locali degli ebrei, e le librerie, si bruciano le bandiere di Israele, gli ebrei non si fanno riconoscere per strada. Ma in una metropoli come Berlino, dove non esistono ghetti, e ogni quartiere è come una piccola città dove tutte le etnie si mischiano, gli ebrei sono conosciuti dai loro vicini. Meglio, per prudenza, rimanere comunque in casa, rinunciare alle uscite consentite dal lockdown. A Brema, in 1.500 hanno dimostrato contro Israele al grido di «Allahu akbar, Dio è grande». Sventolando bandiere turche. La polizia a Hannover ha disperso 600 manifestanti. A Solingen è stata bruciata una bandiera israeliana innalzata mercoledì sul municipio. A Berlino hanno rubato una bandiera israeliana che sventolava su una sede della Cdu, il partito cristianodemocratico. A Bonn un gruppo di giovani ha lanciato pietre contro la sinagoga. «Spesso le autorità fingono di non vedere, per paura, o nel timore di essere accusati di razzismo nei confronti di profughi musulmani. Non si può essere tolleranti», scrive la Bild. A Hagen, in Nord Renania Westfalia, hanno tolto per prudenza dal municipio la bandiera di Israele, «non un buon segnale per la democrazia», critica nell'edizione online il settimanale Focus. Al telegiornale neppure una parola. Forse perché si sarebbe stati costretti a mostrare dei filmati, e sarebbe stato evidente chi protesta. In gran parte arabi e turchi, appoggiati da pochi estremisti tedeschi di estrema destra. Ma questa è una mia supposizione, e non ho visto tutte le edizioni dei telegiornali su tutte le reti. Le notizie si trovano sui quotidiani nazionali. «Ci sono due fronti, uno in Israele, l'altro in Germania», scrive Die Welt. Si può criticare la reazione di Israele, scrive il quotidiano, ma non si vede come possano essere ritenuti responsabili l'anziano ebreo russo che è venuto a vivere in Germania, o una bambina ebrea di cinque anni. «Questo è solo antisemitismo», conclude Die Welt. Un commento ovvio. Anche la popolare Bild Zeitung pone tra le prime notizie quanto avviene a Francoforte, a Monaco, o altrove. I manifestanti anti Israele, si legge sulla Frankfurter Allgemeine e sulla Süddeutsche Zeitung sventolano bandiere algerine, o turche, o marocchine. Eppure, nota il quotidiano di Francoforte, i paesi arabi sono molto tiepidi nel sostenere i palestinesi. Il governo tedesco è preoccupato ma solidale con Israele, come dichiara il ministro degli esteri, il socialdemocratico Heiko Maas. Il presidente della Repubblica Steinmeier già in passato aveva ribadito: «Chi è antisemita non può venire a vivere in Germania». L'antisemitismo è tomato a manifestarsi con violenza da anni, dopo l'arrivo in pochi mesi dei profughi, oltre un milione in pochi mesi, dal settembre 2015. In difficoltà sono i verdi. La candidata alla Cancelleria Annalena Baerbock ha preferito condannare la «spirale di violenza», senza prendere apertamente posizione. Dopo il voto del 26 settembre potrebbe diventare Cancelliera, o di sicuro ministro degli esteri, e non potrà più rimanere nel vago. Il suo partito è diviso. L'eroina del movimento, la diciottenne Greta, ha condiviso le posizioni antisraeliane senza neanche accennare ai quasi duemila razzi scagliati da Hamas su Israele.

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