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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
09.02.2021 Processo a Netanyahu: 'Accuse infondate'. Intanto in Israele nasce un nuovo partito
Breve del Giornale, commenti di Fabiana Magrì, Sharon Nizza

Testata:Il Giornale - La Stampa - La Repubblica
Autore: Fabiana Magrì
Titolo: «Netanyahu si dichiara 'non colpevole' di corruzione - Netanyahu torna alla sbarra: 'Accuse false, sono innocente' - Bandiere rosa contro Netanyahu. E in piazza nasce un nuovo partito»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 09/02/2021, a pag. 14 la breve "Netanyahu si dichiara 'non colpevole' di corruzione"; dalla STAMPA, a pag. 15, l'articolo di Fabiana Magrì dal titolo "Netanyahu torna alla sbarra: 'Accuse false, sono innocente' "; dalla REPUBBLICA, a pag. 16, l'articolo di Sharon Nizza dal titolo "Bandiere rosa contro Netanyahu. E in piazza nasce un nuovo partito".

A destra: Benjamin Netanyahu

Ecco gli articoli:

IL GIORNALE: "Netanyahu si dichiara 'non colpevole' di corruzione"

«Tutti sanno che le accuse contro di me sono prefabbricate». Benjamin Netanyahu si è formalmente dichiarato non colpevole in una breve comparizione davanti al tribunale di Gerusalemme, dove è imputato in tre casi di corruzione. «Confermo la risposta scritta presentata in mio nome», ha affermato il primo ministro israeliano, riferendosi al documento presentato dal suo team legale in cui si dichiara innocente. il collegio dei giudici, guidato da un magistrato donna, Rivka Friedman-Feldman, dovrà decidere ora se le prossime udienze si terranno prima o dopo le elezioni del 23 marzo, ma anche se Netanyahu dovrà parteciparvi di persona. Più volte rinviata a causa della pandemia, quella di ieri era la seconda udienza dove era richiesta la presenza del premier. Intervenuto in conferenza stampa con il primo ministro greco, Netanyahu si è detto certo che l'esposizione delle prove sarà rinviata a dopo le elezioni del 23 marzo. «Non mi sembra che abbiano tutta questa fretta», ha detto. Se partiranno prima del voto «apparirebbe, anche se non è loro intenzione, una interferenza nelle elezioni» - ha dichiarato - in questo caso vinceremo alla grande. Ma dato che vinceremo lo stesso, non abbiamo bisogno di farlo in questo modo». La sera precedente l'udienza, «Bibi» aveva chiesto su Facebook ai suoi sostenitori di non manifestare davanti al tribunale, per evitare assembramenti in tempo di pandemia. Dalle finestre aperte, per motivi sanitari, si sentivano entrare dentro l'aula le grida di centinaia di manifestanti anti Netanyahu. Spalleggiato dal suo partito Likud, Netanyahu si è sempre detto vittima di una sorta di «caccia alle streghe» e ha rifiutato di dimettersi da primo ministro. Frenato dalla pandemia, il processo riprende ora che il paese si avvicina ad elezioni per la quarta volta in due anni. E ancora una volta il voto sarà una sorta di referendum su Netanyahu, il primo ministro più longevo della storia d'Israele, ma la cui personalità divisiva è fra le principali cause dell'instabilità politica.

LA STAMPA - Fabiana Magrì: "Netanyahu torna alla sbarra: 'Accuse false, sono innocente' "

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Fabiana Magrì

L' udienza preliminare della fase probatoria del processo contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è consumata in quattro ore. Nessun colpo di scena ma nemmeno la decisione tanto attesa in merito all'affare più urgente, il calendario delle sedute. La disposizione della corte sulla data di avvio delle udienze probatorie e sulla loro frequenza determinerà la durata del processo e la pressione a cui saranno sottoposti gli avvocati. Ma soprattutto, in vista del voto del 23 marzo, potrebbe influire sulla campagna elettorale che fino a oggi premia, nei sondaggi, l'imbattibile Netanyahu. Niente folla fuori dal tribunale distrettuale di Gerusalemme ad attendere l'arrivo del premier, che l'altro ieri si era raccomandato di astenersi dalle manifestazioni per rispetto delle precauzioni anti-Covid. Ha trasgredito solo qualche decina di contestatori. Il pubblico non ha potuto assistere al procedimento ma le telecamere del tribunale hanno trasmesso la seduta ai giornalisti nella stanza accanto. Le eccezioni procedurali per i Casi «2000» e «4000» sono state sviscerate dall'avvocato del premier Boaz Ben Tzur e dal legale dell'accusa Liat Ben Aridi fronte ai tre giudici Rivka Friedman-Feldman, Moshe Bar-Am e Oded Shaham. Il primo caso, il «2000», riguarda la trattativa, mai concretizzata, tra Netanyahu e l'editore del quotidiano Yedioth Ahronoth, Amon Mozes, per una copertura mediatica di favore. Nel «4000» sono all'esame i rapporti con i coniugi Elovitch, proprietari del sito di informazione Walla e coimputati di corruzione, sempre ai fini di un trattamento privilegiato. Non si è trattato invece il terzo caso, il «1000», in cui il primo ministro è accusato di aver accettato in modo illecito regali per un valore di 200 mila dollari dal magnate del cinema israeliano Arnon Milchan e dal milionario australiano James Packer. In aula, Netanyahu ha mantenuto l'aplomb. E' rimasto seduto di fronte ai giudici per mezz'ora. Ha preso appunti mentre il suo legale illustrava la difesa. Ha tossito qualche volta nella maschera, ha bevuto un sorso d'acqua, si è pulito le mani con il gel. Quando è arrivato il suo turno, si è alzato in piedi e ha negato formalmente le accuse di corruzione, frode e abuso di potere, confermando la memoria dell'avvocato. Poi, con il permesso della corte, è andato via. In serata, a margine di una conferenza stampa con il premier greco, ha commentato: «Penso che tutti sappiano che i casi contro di me sono fabbricati. Adesso appare che non lo sono fino in fondo, mancano elementi, anche dal punto di vista della pubblica accusa». E ha azzardato una previsione sulla decisione dei giudici per il prosieguo delle udienze: «Non credo che si affretteranno a passare all'esame delle prove prima delle elezioni. Se così fosse, apparirebbe una rozza interferenza». I legali del premier hanno formalizzato l'istanza in tribunale, chiedendo da tre a quattro mesi prima di tornare in aula. Guadagnare tempo in tribunale, sconfiggere il Covid-19, far ripartire l'economia. Se il «mago Bibi», come lo chiamano avversari e sostenitori, fosse un giocoliere, sarebbero queste le tre palle che dovrebbe riuscire a lanciare in aria e afferrare senza farle cadere. Quasi certamente, tanto gli basterebbe per arrivare primo alle urne. Ma per formare una coalizione di governo, sono ben altri i numeri che dovrà inventarsi.

LA REPUBBLICA - Sharon Nizza: "Bandiere rosa contro Netanyahu. E in piazza nasce un nuovo partito"

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Sharon Nizza

Ieri Netanyahu si è presentato in tribunale per la seconda volta dall’apertura, il 23 maggio scorso, del processo che lo vede imputato per frode, abuso di potere e corruzione in tre diversi casi. Il premier è stato in aula per i pochi minuti necessari a pronunciarsi innocente davanti ai giudici. La sua difesa ha posto obiezioni volte a posticipare l’inizio della fase dibattimentale, con la speranza che slitti a dopo le elezioni del 23 marzo, le quarte in meno di due anni. Se così sarà, Netanyahu potrà concentrarsi in toto sull’ennesima battaglia per mantenere la carica di primo ministro, da cui non si separa da 11 anni, e ora più che mai decisiva, perché in Israele solo il premier gode dell’immunità nel caso di rinvio a giudizio. Ancora in testa ai sondaggi, punta sul successo della campagna vaccinale, con il 40% della popolazione inoculata, e della normalizzazione con quattro Paesi arabi in sei mesi. Netanyahu ha chiesto alla base di non manifestare di fronte al tribunale, «per la vostra salute». Ad attenderlo davanti alla corte c’erano invece gli irriducibili manifestanti che da quasi un anno protestano ogni settimana davanti alla sua residenza. Il nucleo duro è costituito dal movimento “Crime Minister”, nato con l’apertura delle indagini a carico del premier. Ma la linfa vitale è arrivata con la pandemia, quando la piazza è diventata l’aggregatore di innumerevoli sigle nate per contestare la gestione Covid, la corruzione, la mancanza di trasparenza, la leadership disconnessa, per citare alcuni degli slogan dell’appuntamento del sabato sera, che all’apice del successo ha radunato 20.000 persone. Con i teatri neutralizzati dal Covid, la cultura si è trasferita in piazza, animata dalle performance stravaganti del “Fronte Rosa”. «Rosa è il nostro messaggio» dice a Repubblica Yaniv Segal, attore trentenne, madre italiana, tra i protagonisti dell’ondata che colora la piazza con le bandiere rosa, che si affiancano a quelle nere dell’omonimo movimento che chiede le dimissioni di Netanyahu. «Siamo la generazione del futuro, vogliamo parlare in termini positivi, di solidarietà, accettazione del diverso». Netanyahu li chiama anarchici, ma Yaniv ci racconta che in molti si sono iscritti al partito laburista, dopo la vittoria alle primarie di Merav Michaeli, giornalista e parlamentare nota per le battaglie femministe. La politica non fa per loro, «noi siamo artisti, alimentiamo la cultura della protesta, siamo la stella polare cui devono guardare gli uomini del potere ». Ma c’è chi dalla piazza è sceso in campo, dando vita al Partito Democratico, con l’obiettivo di «dire la verità, in un sistema costruito sulle menzogne», ci dice Yaron Sivan, insegnante, tra i fondatori della nuova formazione. «Vogliamo rivoluzionare il sistema, da dentro, sulla base valori della democrazia, libertà, uguaglianza e solidarietà». Il manifesto elettorale parla di trasparenza, primarie, vincolo di mandato, consultazione degli iscritti tramite una piattaforma tecnologica, e non a caso il Movimento Cinque Stelle è citato come fonte di ispirazione. Attualmente non sono nemmeno rilevati dai sondaggi. «Può darsi che ora non siamo ancora maturi, ma stiamo costruendo un percorso », dice Yaron. Considerato che, nell’ultimo round elettorale, diversi nuovi partiti sono scomparsi o rasentano la soglia di sbarramento, tra cui quello dell’attuale premier alternato Benny Gantz, anche per loro il futuro potrebbe non essere così roseo.

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