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Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/08/2020, a pag.14, con il titolo "Il trionfo di Pompeo il falco della diplomazia", l'analisi di Federico Rampini; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Se anche il Sudan riconosce Israele"; da AVVENIRE, a pag. 13, a firma A.E. il commento "Mediazione Usa, il premier Hamdok frena: 'Presto per la normalizzazione con Israele' ".
Quello che scrive Avvenire - un presunto rallentamento delle trattative per un accordo Sudan-Israele sul modello di quello tra lo Stato ebraico e gli Emirati - è contraddetto da Repubblica e dal Foglio.Vedremo se ci sarà un trattato con il Sudan e se ne seguiranno altri.
Ecco gli articoli:
Mike Pompeo LA REPUBBLICA - Federico Rampini: "Il trionfo di Pompeo il falco della diplomazia"
IL FOGLIO: "Se anche il Sudan riconosce Israele"
Sudan e Israele Dopo l'accordo recente tra Emirati Arabi Uniti e Israele adesso anche un altro paese arabo, il Sudan, è pronto a fare il passo del riconoscimento sempre con la mediazione degli Stati Uniti (ma ancora non c'è un annuncio ufficiale). Il segretario di stato americano, Mike Pompeo, vola diretto da Israele a Khartoum, capitale del Sudan, e già questa rotta è simbolica della sua missione e di quello che sta succedendo. Se l'accordo con i sudanesi funzionerà, allora si potrà cominciare a parlare di effetto domino e di progressiva normalizzazione di tutti i paesi arabi con Israele, e non soltanto di alcune poche eccezioni. Egitto e Giordania hanno già relazioni con Israele ma condividono un confine con lo stato ebraico e quindi avevano molte ragioni pratiche per arrivare a un accordo di pace, molti anni fa. Gli Emirati prima e adesso il Sudan invece non hanno confini in comune con Israele, parlano di normalizzazione perché riconoscono che è più utile nel grande gioco delle relazioni internazionali parlare con Israele invece che fare finta che non esista. A questo punto ci sono da capire due cose. La prima è cosa faranno i palestinesi. Questa normalizzazione progressiva per loro è una cosa terribile, perché vuol dire che stanno perdendo poco a poco la solidarietà storica delle nazioni arabe. Se non possono più dire di avere alle spalle tutti i paesi arabi e se i governi arabi non considerano più la causa palestinese una questione di principio che viene prima di tutto il resto, allora si apre una fase di debolezza e incertezza. La seconda cosa da capire è se quest'effetto domino si fermerà qui - in fondo il Sudan è un territorio dove gli Emirati sono molto influenti - oppure se la catena continuerà e chi sarà il prossimo. Questi accordi sono positivi, ma c'è da tenere a mente una cosa: nascono per tentare di tenere a bada una regione che è sempre più instabile e pericolosa.
AVVENIRE: "Mediazione Usa, il premier Hamdok frena: 'Presto per la normalizzazione con Israele' "
L’attuale governo sudanese di transizione, installatosi dopo la caduta del dittatore Omar al-Bashir, non ha il mandato per normalizzare le relazioni con Israele. Lo ha affermato il premier ad interim sudanese, Abdalla Hamdok, durante la visita a Khartum del segretario di Stato americano Mike Pompeo. «II premier ha chiarito che il periodo di transizione in Sudan è guidato da una vasta alleanza con un'agenda specifica: completare la transizione, raggiungere la pace e la stabilità del Paese e tenere libere elezioni», ha riferito il portavoce Faisal Saleh. L'esecutivo «non ha mandato al di fuori di questi compiti o di decidere sulla normalizzazione con Israele», ha aggiunto. Pompeo è arrivato nel Paese africano, il primo capo della diplomazia Usa in 15 anni, alla luce della recente normalizzazione dei rapporti tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, un primo passo che nella speranza di Washington dovrebbe aprire la strada ad accordi analoghi con altri Paesi arabo-musulmani. Dopo la visita il ritorno a Gerusalemme, Pompeo si recherà ad Abu Dhabi, negli Emirati, e a Manama, in Bahrein.
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