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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Messaggero - Il Tempo Rassegna Stampa
03.07.2020 Il pugno cinese su Hong Kong
Commenti di Michelangelo Cocco, Franco Bechis

Testata:Il Messaggero - Il Tempo
Autore: Michelangelo Cocco - Franco Bechis
Titolo: «Hong Kong, una 15enne rischia l'ergastolo»
Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 03/07/2020, a pag. 15, con il titolo "Hong Kong, una 15enne rischia l'ergastolo", la cronaca di Michelangelo Cocco; dal TEMPO, a pag. 1, l'analisi di Franco Bechis dal titolo "Li abbiamo venduti".

Ecco gli articoli:

IL MESSAGGERO - Michelangelo Cocco: "Hong Kong, una 15enne rischia l'ergastolo"

Il nuovo dittatore cinese, Xi Jinping – Orizzonti Politici –

La Cina va allo scontro frontale con Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia per difendere la sua controversa Legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, che per i governi occidentali rappresenta un attacco alle libertà e l'autonomia dell'ex colonia britannica.

LE REAZIONI Ieri il parlamento statunitense ha approvato (all'unanimità alla Camera e al Senato) una legge - lo "Hong Kong Autonomy Act" - che impone sanzioni contro le banche che facciano affari con funzionari cinesi coinvolti nella repressione del movimento di Hong Kong. Secondo la portavoce della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, si è trattato di un «una risposta necessaria e urgente alla cosiddetta Legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong il cui scopo è smantellare le libertà democratiche a Hong Kong». Ora la patata bollente passa al presidente Trump la cui firma potrebbe rendere operativo un provvedimento in grado di far infuriare ulteriormente la leadership di Pechino. Contro la Gran Bretagna ieri la Cina ha minacciato «misure corrispondenti» dopo che il premier britannico, Boris Johnson, aveva annunciato che il suo Paese garantirà il diritto di residenza (ed eventualmente di cittadinanza) agli honkonghesi, come se fossero perseguitati da un regime totalitario: una possibilità della quale in teoria potrebbero approfittare fino a 3 milioni di persone che attualmente godono dello status speciale di "britannico all'estero", e che però per Pechino sono in tutto e per tutto cittadini cinesi. Il portavoce del ministero degli esteri, Zhao Lijian (popolarissimo tra i settori più nazionalisti) ha sostenuto che la mossa britannica violerebbe le norme internazionali: «La Gran Bretagna dovrà sopportare delle conseguenze per questo», ha minacciato Zhao nel giorno in cui un ventiquattrenne sospettato di aver accoltellato un poliziotto durante la manifestazione del giorno precedente veniva arrestato su un aereo in partenza per Londra, poco prima del decollo.

I PERSONAGGI Tra i 370 fermati durante l'ultimo corteo ci sarebbe anche una ragazza di 15 anni: la notizia non è confermata, ma sarebbe proprio tra i dieci che dovranno difendersi dall'accusa di aver violato le nuove nonne che prevedono, tra l'altro, pene fino all'ergastolo per i reati di "secessione , "eversione", "attività terroristiche", e "collusione con un Paese straniero o elementi esterni per mettere in pericolo la sicurezza nazionale". È certo invece che Nathan Law, uno degli attivisti più noti del movimento che negli ultimi anni si è opposto alle politiche di Pechino, è fuggito da Hong Kong: è stato lui stesso ad annunciarlo. Ma anche Il governo australiano sta considerando di offrire un "rifugio sicuro" per gli oppositori hongkonghesi. Il premier Scott Morrison ha denunciato che la situazione a Hong Kong è «molto preoccupante» Pechino prova a fronteggiare la durissima opposizione guidata dai Paesi anglosassoni grazie al sostegno di una cinquantina di stati con Cuba in testa. È soprattutto all'interno della Cina che un duro scontro con l'Occidente su questioni, come Hong Kong rischia di produrre gli effetti più deleteri, con un rafforzamento della propaganda nazionalista che accusa l'Occidente di voler fermare l'ascesa della Cina.

Il TEMPO - Franco Bechis: "Li abbiamo venduti"

Bechis:
Franco Bechis

Donald Trump? Uno «senza vergogna» (Marco Furfaro, Pd). Pericoloso, e nella migliore delle ipotesi un giullare. Yair Bolsonaro un dittatore pazzo, e non importa che l'abbiano votato democraticamente i brasiliani. Juan Guaidò una sorta di golpista che ha cercato di attentare a quel modello di prosperità condivisa che è il Venezuela di Nicolas Maduro. Il presidente ungherese Viktor Orban guida «un regime autoritario che non pub fare parte della Ue» (Andrea Orlando, vicesegretario del Pd). Non badano a diplomazia nei loro giudizi i padroni del governo italiano. Il partito democratico vede in ogni leader internazionale non progressista il fantasma di Matteo Salvini e si lascia andare ben oltre il consentito per chi ha in mano le leve del governo. Ma anche il M5s non scherza. In tv e sui social sono tutti piuttosto loquaci. Però basta fare un solo nome, quello di Xi Jinping, il dittatore della Cina e all'improvviso la lingua si attorciglia, la voce si perde, la testa si gira dall'altra parte. Così è il silenzio quasi assoluto del governo italiano ad accompagnare la repressione violenta in atto ad Hong Kong dopo l'entrata in vigore dal primo luglio della nuova legge sulla sicurezza nazionale cinese, grazie a cui si punta a soffocare ogni voce critica sulle autorità locale procedendo ad arresti di massa e a processi effettuati sotto il regime della Cina continentale. In poche ore sono partite retate con centinaia di arresti:; ieri hanno preso pure una ragazzina di 15 anni nel mucchio. I giovani leader della protesta stanno fuggendo all'estero, come il poco più che ventenne Nathan Law che insieme a Joshua Wong è stato fra i fondatori di Demosisto e leader delle proteste fin dalla cosiddetta "rivolta degli ombrelli". Il pugno duro di Xi Jinping sta creando ad Hong Kong la nuova repressione di piazza Tienanmen nel silenzio colpevole di molti governi occidentali, primo fra tutti proprio quello italiano che sembra fin complice di quello che sta accadendo. Tace il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, anche se la commissione europea e la Ursula von der Leyen che la guida stanno cercando risposte anche formali da dare alla Cina. Tace il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Peggio ancora ha fatto il suo vice, Manlio di Stefano che ieri in televisione si è intorcigliato in un commento che sembrava quello dei fiancheggiatori della sinistra ai tempi delle Brigate Rosse: "Posso condannare l'attuazione di una legge non la legge in sé. Voi avete mai visto un Paese straniero condannare una legge fatta in Italia? Tu puoi deprecare l'attuazione di una legge fatta in modo tale da pressare l'opposizione, ieri a Hong Kong abbiamo avuto 300 arresti di manifestanti, questo per me è deplorevole, non la legge che è una legge come le altre...". Si, in effetti una legge che vieta la libertà di espressione è neutra, pero un po' deplorevole quando chiudono la bocca anche a ragazzini trascinandoli nelle piu oscure segrete. Mica male come giudizio ufficiale di chi fa parte della diplomazia italiana. Il silenzio in questo caso sarebbe stato d'oro, invece di balbettare qualche frase sul "divieto di ingerenza", per altro violato con abbondanza nei casi sopra citati: proprio De Stefano aveva dato poche ore prima del "nazista" ad Orban. Nel Pd la paralisi cinese è ancora più evidente, e la sola eccezione è rappresentata da Emanuele Fiano, che qualcosa ha tentato di dire. Cosa è onestamente difficile capirlo, e io non saprei aiutarvi sul senso della dichiarazione. La lascio a voi lettori che siete sicuramente più arguti di chi vi scrive: "L'Europa e l'Italia devono far sentire la loro voce a difesa del principio 'un paese, due sistemi' e la vicinanza ai cittadini di Hong Kong e a chi si batte per la democrazia e la libertà, perché a questi principi non si deve rinunciare mai". La lingua deve essersi attorcigliata, perché era così semplice condannare la repressione cinese e gli arresti in massa perfino di ragazzini. Ma stiamo diventando provincia di quell'impero, capoluogo della via della seta e di fronte ai gruzzoletti che fanno luccicare gli occhi ci si può dimenticare di essersi un giorno battezzati "democratici" fin nel nome del proprio partito. Questa è la ragion di stato, e menzogne sono tutti gli slogan e le bandiere di libertà sventolate a proprio comodo...

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