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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Manifesto - L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
08.05.2020 I quotidiani comunista e cattolico uniti nella disinformazione contro Israele
Michele Giorgio e un editoriale di OR tra doppio standard di giudizio e omissioni

Testata:Il Manifesto - L'Osservatore Romano
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Il Netanyahu uscente anticipa l'entrante: 7mila case per coloni - Israele, la Corte suprema approva il nuovo governo»
Riprendiamo dal MANIFESTO, oggi 08/05/2020, a pag. 9, con il titolo "Il Netanyahu uscente anticipa l'entrante: 7mila case per coloni", il commento di Michele Giorgio; dall' OSSERVATORE ROMANO, a pag. 3, la breve "Israele, la Corte suprema approva il nuovo governo".

A destra: Benny Gantz, Benjamin Netanyahu

La disinformazione sui quotidiani comunista e cattolico va ancora una volta a braccetto. Nei pezzi di oggi - a Michele Giorgio va come quasi sempre la palma del peggiore - è evidente il doppio standard di giudizio: enfasi e strumentalizzazione di ogni gesto del governo israeliano, incluso il piano di ampliamento abitativo indispensabile in un Paese a forte crescita demografica; omissione delle criminose attività terroristiche diffuse tra gli arabi palestinesi.

Ecco gli articoli:

Risultati immagini per Due pesi e due misure

IL MANIFESTO - Michele Giorgio: "Il Netanyahu uscente anticipa l'entrante: 7mila case per coloni"

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Michele Giorgio

Concepito per l'emergenza coronavirus ma con un Dna politico ben preciso, il nuovo governo israeliano vedrà la luce il 13 maggio, forse in presenza del segretario di Stato Mike Pompeo atteso nei prossimi giorni a Gerusalemme.

IERI LA KNESSET HA VOTATO a favore dell'accordo di coalizione tra Benyamin Netanyahu e il centrista Benny Gantz, poche ore dopo il via libera giunto dalla Corte suprema, e ha sbloccato lo stallo politico che durava dalla fine del 2018. Con Netanyahu ancora premier e forte del patto di alleanza con l'ex avversario Gantz — che lo mette al sicuro dal processo per corruzione che dovrà affrontare a fine mese —, il nuovo esecutivo agirà in continuità con l'uscente che mercoledi sera ha chiuso il suo mandato annunciando un progetto per la costruzione di 7mila case nell'insediamento coloniale di Efrat, tra Betlemme ed Hebron, sud della Cisgiordania. A firmare il via libera alla nuova colata di cemento è stato il ministro della difesa, egli stesso un colono, Naftali Bennett. Su 110 ettari di terra agricola — aggiunti qualche anno fa al demanio dello Stato, passo che spesso precede l'assegnazione di terreni alle colonie — negati quattro giorni fa ai palestinesi, sarà estesa Givat Ha'eitam alla periferia di Efrat, una delle più grandi delle circa 150 colonie israeliane nei Territori occupati. Efrat, già enorme, raddoppierà le sue dimensioni. Tutti i ricorsi presentati dai palestinesi in questi anni e quelli della ong israeliana Peace Now, per impedire che i 110 ettari fossero assegnati ad Efrat, sono stati respinti dall'Amministrazione civile israeliana (che per conto delle forze armate gestisce gli affari civili in Cisgiordania). I palestinesi denunciano che dal 1967 si sono visti assegnare dalle autorità israeliane soltanto lo 0,25 per cento delle terre demaniali in Cisgiordania. Bennett, alfiere della colonizzazione a tappe forzate dei Territori palestinesi occupati (che lui invece considera parte di Israele), dopo la sentenza ha immediatamente dato il via libera al progetto per le 7mila unità abitative, allo scopo di allargare ulteriormente il già ampio blocco coloniale di Etzion, tra Betlemme e Hebron. Givat Ha'eitam spezzerà la continuità territoriale palestinese così come faranno i progetti edilizi che il premier Netanyahu ha autorizzato di recente nella zona El, tra Gerusalemme Est e la colonia israeliana di Maale Adumim.

SECONDO I RICERCATORI di Peace Now, che monitora lo sviluppo della colonizzazione, gli ultimi progetti approvati puntano a creare situazioni di fatto sul terreno, così da annettere a Israele porzioni ancora più larghe di Cisgiordania, nel quadro del piano Trump presentato il 28 gennaio dal presidente americano e che Pompeo discuterà la prossima settimana con Netanyahu. Gli Stati uniti sono pronti a dare il via libera all'annessione della Valle del Giordano e delle aree cisgiordane dove sono situati gli insediamenti coloniali israeliani. Secondo stime fatte dai media locali, a partire dal primo luglio, Israele «estenderà la sua sovranità» su un 30 per cento della Cisgiordania con una legge che Netanyahu si prepara a presentare alla Knesset. L'approvazione è sicura visto che ad appoggiare l'annessione sono anche Gantz e i Laburisti (che entreranno nel nuovo governo). Tuttavia nel corso delle riunioni del team congiunto israelo-statunitense, incaricato di definire le proporzioni dell'annessione, i rappresentanti israeliani starebbero cercando di ottenere una fetta più ampia di territorio, con la motivazione di garantire con `zone cuscinetto» la sicurezza delle colonie e delle basi militari adiacenti al minuscolo Stato palestinese senza sovranità teorizzato dall'Amministrazione Usa. E Washington certo non si opporrà.

SE LE RICHIESTE ISRAELIANE saranno accolte, ai palestinesi andrà poco più di ciò che già amministrano, le «aree autonome» A e B, figlie degli Accordi di Oslo del 1993. Meno del 40 per cento della Cisgiordania. A Israele il restante 60 per cento. Gaza controllata da Hamas sarà lasciata al suo destino, isolata dal resto dei Territori palestinesi, con due milioni di abitanti di fatto affidati alle organizzazioni umanitarie internazionali.

L'OSSERVATORE ROMANO: "Israele, la Corte suprema approva il nuovo governo"

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La Corte suprema israeliana ha approvato ieri l'accordo di coalizione tra l'attuale primo ministro Benjamin Netanyahu e il leader dell opposizione Benny Gantz. La Corte ha dato l'annuncio poco dopo che Netanyahu e Gantz avevano reso noto che il loro nuovo governo di coalizione presterà giuramento il 13 maggio, ponendo fine alla più lunga crisi politica nella storia di Israele. La Corte Suprema doveva esprimersi, in base a petizioni presentate da una parte dell'opposizione e da ong, sulla legalità dell'accordo di governo e soprattutto sulla possibilità per Netanyahu di essere primo ministro nonostante sia incriminato per corruzione. L'Alta Corte ha annunciato di aver respinto, all'unanimità degli II giudici, l'insieme dei ricorsi contro l'accordo. «Non abbiamo trovato alcuna ragione legale che impedisca la formazione di un governo da parte del premier Benyamin Netanyahu, ma la conclusione alla quale siamo giunti non diminuisce in alcun modo la gravità delle accuse contro il primo ministro» hanno dichiarato i giudici. Il governo "d'unità e d'urgenza" prevede che Netanyahu resti premier per 18 mesi, seguito poi da Benny Gantz per un periodo equivalente. Intanto i media israeliani hanno annunciato che il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, sarà in visita in Israele la prossima settimana per incontrare Netanyahu e Gantz. Secondo il sito Ynet, la visita di Pompeo dovrebbe focalizzarsi sul nuovo governo e sul piano israeliano di annettere alcune aree della Cisgiordania sulla base del piano di pace elaborato dall'Amministrazione Trump. Non è un caso, dunque, che proprio ieri il ministro della difesa Naftali Bennett abbia annunciato di aver completato i preparativi per la costruzione di migliaia di alloggi in prossimità dell'insediamento di Efrat (presso Betlemme). «La politica di insediamento va rafforzata» ha affermato. «Lo slancio non deve cessare nemmeno per un momento». Il progetto prevede l'annessione all'area municipale di Efrat di 100 ettari della vicina collina di a Nahle, dove in futuro saranno costruite 7.000 case. Il movimento Peace Now intende presentare un ricorso in tribunale. Secondo la stampa, Bennett ha inteso così dare via libera ad una nuova località vicina ad Efrat che sarà chiamata Collina Itam. E stata concepita per rafforzare la zona di insediamento ebraico di Gush Etzion, tra Betlemme e Hebron. Nel suo ricorso — riferisce la stampa locale — Peace Now fa notare che quel progetto contribuirà a frammentare ulteriormente la continuità dei Territori palestinesi, rendendo ancora più difficile la realizzazione della formula dei due Stati per due popoli, sostenuta dalle Nazioni Unite.

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