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Il Giornale - La Stampa Rassegna Stampa
01.04.2020 Ungheria, a Victor Orban 'pieni poteri': due articoli diversi a confronto
Commenti di Mattia Feltri, Marco Gervasoni

Testata:Il Giornale - La Stampa
Autore: Mattia Feltri - Marco Gervasoni
Titolo: «Una specie in pericolo - L'Ungheria protesta con l'Italia. Il vizio di evocare la dittatura»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/04/2020, a pag. 1, con il titolo "Una specie in pericolo", il Buongiorno di Mattia Feltri; dal GIORNALE, a pag. 9, l'articolo "L'Ungheria protesta con l'Italia. Il vizio di evocare la dittatura" di Marco Gervasoni.

Quelli di Mattia Feltri e Marco Gervasoni sono articoli opposti, lasciamo ai lettori il giudizio. La certezza è che il dilagare della pandemia di Coronavirus sta cambiando e ancor più cambierà il mondo in cui viviamo, politica inclusa. I governi devono prendere decisioni in tempi molto più urgenti da quelli parlamentari. Il che non significa abdicare alle regole democratiche. Conosciamo tutti gli Stati dittatoriali, semmai ci sarebbe da criticare le democrazie che lo dimenticano troppo spesso.

Ecco gli articoli:

Piangiamo i nostri morti ma la sinistra attacca Orban- Secolo d'Italia
Victor Orban

LA STAMPA - Mattia Feltri: "Una specie in pericolo"

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Mattia Feltri

Ágnes Heller e Imre Kértesz avevano molto in comune, erano nati nella stessa città (Budapest) e nello stesso anno (1929), ebrei l'una e l'altro, perseguitati da nazisti, lei scampò alla deportazione, lui no ma uscì vivo da Auschwitz, assaporarono poi la dittatura comunista, lui rimase, lei fuggì, prima in Australia quindi negli Stati Uniti dove ereditò la cattedra di Hannah Arendt, lui conseguì il premio Nobel per la letteratura nel 2002. Loro, che conobbero Hitler e Stalin, ci hanno parlato a lungo del primo ministro ungherese, Viktor Orbán. Sin dal 2002 ha dichiarato guerra alla pratica democratica dell'alternanza dei governi, è un tiranno, ha detto Heller. Ci troviamo nella stessa situazione in cui eravamo durante gli anni di János Kádár (il capintesta dei sovietici a Budapest), ha detto Kertész. Punta su parole di odio incredibili, ha detto Heller. Sono disperato per la cultura dell'odio che sta consumando l'Ungheria, ha detto Kertész. Non li abbiamo ascoltati. E nemmeno adesso che il cammino si compie, Orbán si prende i pieni poteri con cui zittire opposizioni e stampa, e non solo Salvini e Meloni ma anche Berlusconi lo scagionano con la favoletta per gonzi che i poteri glieli ha concessi il Parlamento, tutto a posto, democrazia salva. E' l'ultimo balletto grottesco sulla speranza di una destra liberale, mentre dall'altra parte spadroneggiano i saputelli della purezza. L'Ungheria, dicevano Heller e Kertész, non ha cultura democratica ma fate attenzione, perché la democrazia liberale è tornata a essere, in Europa, una specie in pericolo. Ora che col virus arriva la catastrofe economica, toccherà essere molto saldi.

IL GIORNALE - Marco Gervasoni: "L'Ungheria protesta con l'Italia. Il vizio di evocare la dittatura"

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Marco Gervasoni 

Quella di Viktor Orban non è la prima dittatura in Europa, per la semplice ragione che è una democrazia, se le parole hanno un senso. Il termine di dittatura, soprattutto nel nostro paese, viene da decenni usato con irresponsabile leggerezza. Gli stessi giornali e gli stessi politici che oggi accusano Orban sono, in molti casi, quelli che definivano dittatore un grande amico del premier ungherese, Silvio Berlusconi, paragonato nel corso del tempo non solo a Mussolini, ma anche a Gheddafi, a Hitler e persino ai despoti comunisti. Ci sarebbe perciò da ridere, se la cosa non fosse seria, ancorché come vedremo, fortemente strumentale. Perché un regime sia considerato dittatoriale occorrono almeno tre requisiti: assenza di ricambio della classe politica (cioè niente elezioni); concentrazione del potere in una sola figura o organo, senza check and balances; violenza politica del potere contro gli oppositori. Ora nessuna delle tre è presente in Ungheria, visto che si vota - l'opposizione ha appena vinto il comune di Budapest, non proprio una piccola città - il potere non è concentrato solo in Orban, perché funzionano Parlamento e Corte Costituzionale, oltre che un capo di Stato. Infine non pare che gli oppositori siano in carcere o sia coartata la loro libertà: in altri paesi europei abbiamo visto proteste represse con maggior violenza che in Ungheria, dove i conflitti sociali sono più moderati che altrove. Eh però, dice la vulgata che Orban la dittatura l'avrebbe instaurata ieri. Ma la ratio del ragionamento ruota attorno a una voce - i pieni poteri a Orban «per sempre» - assente nel dispositivo legislativo votato dal Parlamento, e ripeto dal Parlamento. Quindi si tratterebbe di una colossale fake news, meglio nota come menzogna. Ma anche se fosse vera, questo «per sempre» durerebbe al limite fino alle elezioni, che Orban non ha certo abolito. Un altro dato che nessuno riporta è che l'opposizione ungherese, chiamata a fornire il proprio contributo, ha scelto l'ostruzionismo. Opzione legittima per carità ma che in genere serve solo a irrigidire la controparte. Cosa che gli ex comunisti (questa in larga parte è l'opposizione in Ungheria) volevano per poi lamentare la «dittatura » e chiedere l'intervento dello straniero. Nel 1956 i loro padri e nonni fecero intervenire i carri sovietici, oggi chiedono la Ue. In realtà, come dicevamo all'inizio, è tutto molto strumentale. Ieri un editoriale del quotidiano «Nepszava», il più vicino ai socialdemocratici all'opposizione, tesseva un grande elogio di Conte. Lo stesso che ha utilizzato i pieni poteri prima della convocazione del Parlamento, e non dopo, come invece ha fatto Orban. Per questo è nel giusto l'ambasciatore ungherese in Italia nello stigmatizzare l'accanimento contro il suo governo e nel ribadire che le misure prese non sono molto diverse da quelle adottate in Italia. Ma Conte è Churchill, mentre Orban è Hitler. Sarà forse perché con la legge di emergenza l'Ungheria ha sospeso i trattati Ue, cioè ha anteposto le leggi varate dal Parlamento a quelle redatte dalle istituzioni europee? Cosa che la Costituzione tedesca prevede sempre, e non solo nei momenti di emergenza; ma Berlino evidentemente può cose che a Budapest sono negate. Inoltre l'internazionale globalista e progressista non sopporta che il nazional conservatore Orban abbia una storia di successo: fa crescere l'economia, diminuisce le diseguaglianze, promuove politiche per la famiglia, difende le tradizioni, a cominciare da quella religione maltratta qui da noi dai decreti Conte. Mentre i sondaggi danno Orban al 50% (reale) e i morti per pandemia sono 13 contro i 12mila ufficiali nostri. Davvero la peggiore delle dittature.

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