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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa - Libero Rassegna Stampa
22.02.2020 Antisemitismo in Italia: non solo a destra, ma soprattutto islamico, è Israele l'obiettivo
Maurizio Molinari risponde a un lettore, Fausto Carioti intervista Riccardo Pacifici

Testata:La Stampa - Libero
Autore: Maurizio Molinari - Fausto Carioti
Titolo: «Con le scritte antiebraiche l'estrema destra tenta di rafforzarsi e fare proseliti - 'Basta balle, l'antisemitismo in Italia non c'è'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/02/2020, a pag.22, con il titolo "Con le scritte antiebraiche l'estrema destra tenta di rafforzarsi e fare proseliti", la risposta a un lettore del direttore Maurizio Molinari; da LIBERO, con il titolo 'Basta balle, l'antisemitismo in Italia non c'è', l'intervista di Fausto Carioti a Riccardo Pacifici.

Riccardo Pacifici allarga l'analisi del fenomeno antisemita a tutto campo, comprendendo anche l'odio contro Israele, cosa che invece manca in molti commentatori che si concentrano solo su episodi circoscritti e limitati. Fuorviante e strumentale, invece, il titolo dato dalla redazione di Libero, che non riflette per nulla il pezzo.

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Maurizio Molinari: "Con le scritte antiebraiche l'estrema destra tenta di rafforzarsi e fare proseliti"

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Maurizio Molinari

Caro Direttore,
quando vediamo una «Stella di David» o un «Jude» disegnati su una porta, un portone, un muro; quando notiamo svastiche che deturpano le tombe di un cimitero ebraico; quando sentiamo che è stato profanato il «Giardino dei Giusti»; quando leggiamo un messaggio antisemita, una scritta razzista, una qualsiasi parola offensiva e denigratoria; quando veniamo a conoscenza di atrocità tenute nascoste per decenni, noi tutti, donne e uomini, giovani e anziani, di qualunque colore sia la nostra pelle, il nostro credo religioso e la nostra fede politica, non cadiamo nel tranello di reagire con rancore a tanta cattiveria, ma isoliamo questi virus maligni - che offendono ogni valore di solidarietà e di pace – «incollando» il nostro cuore su tutte le espressioni di odio. 
Tutti noi uomini di buona volontà che crediamo nei valori morali, civili e sociali; tutti noi che mai smetteremo di piangere vittime innocenti - vedi i morti delle foibe, che per oltre settant'anni hanno subito l'umiliazione di coloro che per «esigenze di partito» hanno rimosso quei tragici orrori - ; tutti noi che continueremo ad onorare la memoria sacra dei martiri, degli eroi, di tante persone comuni e sconosciute che si sono immolate per difendere gli ideali di democrazia e di civiltà, isoliamo ogni traccia indegna lasciata da gente deviata e sostituiamola con pensieri e concreti atti d'amore. 
Uniamo tutti i nostri cuori per ricordare ai giovani le atrocità commesse nel triste recente passato che tante tragedie hanno provocato. Tutti i nostri cuori straripanti d'amore per guardare al futuro e creare uno scudo impenetrabile a difesa del bene.


Raffaele Pisani

Caro Pisani, quanto lei esprime e scrive riflette il valore dell'articolo 3 della Costituzione repubblicana che costituisce il vero antidoto ad ogni forma di intolleranza e discriminazione nel nostro Paese. Resta il legittimo interrogativo sul perché un così significativo numero di episodi antiebraici si stia verificando, soprattutto attraverso scritte offensive nei confronti di chiunque. E, in particolare, in una regione come il Piemonte nel cui dna non c'è l'estrema destra ma anzi la lotta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Credo che la risposta abbia a che vedere con l'identità stessa dell'estrema destra nel nostro Paese. Si tratta di gruppi molto minoritari, quasi catacombali, che operano molto spesso ai margini della vita pubblica e vivono in una situazione di autoisolamento culturale ma si giovano della cornice di una crescente polarizzazione della vita pubblica, che porta all'affermazione degli estremi. Questi estremisti percepiscono così la possibilità di uscire dal buio, tornare in superficie ed ottenere ogni sorta di riconoscimenti. Da qui il loro desiderio di reclutare, fare proseliti, al fine di ottimizzare l'attuale inquieta fase politica per rafforzarsi, acquistare spazio, visibilità e in ultima istanza legittimità. Per tali gruppi provare a fare proseliti significa esaltare la propria ideologia d'odio verso il prossimo e questo spiega il moltiplicarsi delle scritte antisemite così come la scelta di farlo in una regione italiana culla della lotta partigiana.

LIBERO - Fausto Carioti: 'Basta balle, l'antisemitismo in Italia non c'è'

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Fausto Carioti

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Riccardo Pacifici

«Lo dico sempre ai miei figli: prima eravamo molto più isolati. Rispetto al 1982, quando ci fu l'attentato alla sinagoga, la situazione è migliorata. Non riconoscere le conquiste fatte, gli amici che abbiamo, è una follia». Riccardo Pacifici è uno dei volti più noti della comunità ebraica italiana. Membro del collegio dei soci fondatori del Museo della Shoah, è stato presidente, per sette anni, della comunità ebraica di Roma. Di quello che legge sui giornali in questo periodo, condivide poco o nulla. «Da settembre in poi, noi ebrei siamo prigionieri di un sistema mediatico perverso. E' scattato l'automatismo per cui si deve parlare solo degli ebrei che hanno sofferto, degli ebrei morti».
E invece? «Ringrazio tutti quelli che ci sono vicini e ci inviano messaggi di solidarietà davanti alle minacce e alle scritte antisemite. Ma la narrazione che bisogna fare è un'altra».
Quale? «La società italiana è cambiata. Lo spiega bene il senso della visita appena fatta (ieri, ndr) da Sergio Mattarella. Importante, perché non è stata legata solo all'omaggio a date tristi come il 16 ottobre del 1943, quando avvenne la prima retata. Mattarella ha voluto incontrare i bambini, sui quali abbiamo sempre investito. Vogliamo che crescano con una forte identità ebraica, pronti a confrontarsi con la società circostante senza paura, orgogliosi della nostra identità».
Vengono sbandierati sondaggi secondo cui in Italia è aumentato il tasso di coloro che negano la Shoah, e di conseguenza l'odio verso gli ebrei. «Dissento. Ci sono stati centinaia, migliaia di viaggi della memoria con sindaci, ministri, governatori, ragazzi... Quanti sono gli studenti che hanno sentito parlare gli scampati alla Shoah? Un'intera generazione è cresciuta su questi valori. C'è da tanto fare, ma è assolutamente folle dire che tutto è peggiorato. E segare il ramo sul quale siamo seduti».
E cosa pensano i giovani italiani degli ebrei? «In tutta Italia c'è una gioventù sana, bella e pulita, capace di reagire in modo incredibile. A Pomezia, dopo che sono apparse alcune scritte antisemite fuori da una scuola, tutti gli studenti si sono ribellati. Gli insegnanti hanno preso provvedimenti. Un ragazzo che disegna una svastica non basta a etichettare un'intera scuola, ma degli altri cinquecento alunni che reagiscono non parla nessuno. Non possiamo trovarci in una situazione in cui i giornali gridano all'allarme perché c'è una scritta antisemita sotto casa di un ebreo».
Cosa c'è di sbagliato? «Abbiamo il dovere di misurare il grido d'allarme sulle vicende italiane. In alcune zone della Germania, del Belgio, della Francia, in certi quartieri di Londra, girare con la kippah in testa, come faccio io, è diventato pericoloso. Anche noi avremo la necessità di denunciare e contrastare simili cose, quando si verificheranno».
Il pericolo di andare in giro con la kippah cresce di pari passo con l'immigrazione islamica, anche se i media fingono che questo legame non esista. «Non credo affatto che tutti i musulmani che girano intorno a noi siano potenziali terroristi. Molti, col loro lavoro, contribuiscono al benessere comune. Però non c'è dubbio che questo tipo di aggressioni oggi sia soprattutto di matrice islamica, spesso addirittura islamico-nazista».
Anche sul piano politico state meglio oggi di allora? «Senza dubbio. Quali erano allora le forze che difendevano il diritto di Israele ad esistere dinanzi agli infiniti attentati dell'Olp di Yasser Arafat? I repubblicani, i radicali, i liberali, i socialisti di Pietro Nenni. La loro somma non superava il 7-8 per cento».
Oggi? «L'80% dell'intero centro destra è filoisraeliano. Gran parte del Pd lo è. Anche dentro Leu non tutti sono ostili a Israele».
Eppure si parla solo di odio. Di destra. «Sicuramente c'è l'odio in Rete, l'odio nei confronti dei diversi, l'odio dei suprematisti che attraversa la Germania ed è presente anche in Australia. Ho pubblicamente criticato Matteo Salvini quando annunciò l'alleanza con Marine Le Pen. Denuncio il suo linguaggio pericoloso, anche se il suo partito, proprio per le sue posizioni filoisraeliane, ha molti sostenitori nella nostra comunità. Però mi dà fastidio l'idea di essere, in quanto ebreo, uno strumento usato per dividere, come accaduto a Gorizia».
Si riferisce all'ennesimo "caso Segre"? «Gorizia è amministrata da un sindaco di Forza Italia. Con spirito genuino, immagino, i consiglieri del Pd hanno proposto una mozione per impegnare l'amministrazione a dare la cittadinanza onoraria a Liliana Segre. Il sindaco, sospettando una trappola politica, ha replicato: perché solo la Segre? Diamo la cittadinanza onoraria all'Unione delle comunità ebraiche. E assieme all'antisemitismo condanniamo chi nega il diritto all'esistenza dello Stato di Israele. La mozione non è passata perché gli eletti del Pd hanno abbandonato l'aula».
Come se lo spiega? «Nel centrosinistra ci sono quelli che promuovono il Bds, il boicottaggio ai danni di Israele in tutti i settori, inclusa la cooperazione scientifica e medica. Una forma palese di antisemitismo. Vogliono cancellare lo Stato d'Israele dalle cartine».
A Bruxelles va meglio? «Nell'era di Federica Mogherini l'Unione europea non ha detto nulla sulle reiterate minacce di distruggere lo Stato di Israele lanciate dal regime iraniano. Avrei voluto vedere dalla Mogherini una reazione che non c'è stata. Lei è stata la delusione più grande. Temo che la Ue attuale non sia molto diversa».

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