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La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
04.02.2020 Giornali abituati alla violenza islamista, non ne scrivono quasi più. E se lo fanno disinformano con il termine 'radicalizzazione'
Cronaca di Giordano Stabile, editoriale del Foglio

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «L'attentatore di Londra radicalizzato in carcere - Due scandalosi attacchi jihadisti»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/02/2020, a pag. 11, con il titolo "L'attentatore di Londra radicalizzato in carcere", la cronaca di Giordano Stabile; dal FOGLIO a pag.3 l'editoriale "Due scandalosi attacchi jihadisti".

La Stampa titola "L'attentatore di Londra radicalizzato in carcere", scegliendo un termine - "radicalizzato" -  che non aiuta a capire e anzi disinforma. E' una parola che i media utilizzano sempre per descrivere i terroristi islamici in modo politicamente corretto, così evitando con cura ogni riferimento alla reale matrice della violenza: l'islamismo. Scrivere di "radicalizzazione" significa sminuire il pericolo del terrorismo islamico e passare la spugna sulla matrice del jihad. Stabile e chi ha scelto il titolo del suo articolo si adeguano a questa diffusa vulgata disinformante.
Stupisce che un giornale come la Stampa si adegui invece di distinguersi

Il Foglio, invece, ne approfitta nell'editoriale per attaccare  Trump e Johnson, affermando che anche con loro al governo la sicurezza non è aumentata.

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Giordano Stabile: "L'attentatore di Londra radicalizzato in carcere"

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Giordano Stabile

L'Isis rivendica l'attacco di domenica a Londra e il premier Boris Johnson ammette che «è molto difficile» tenere sotto controllo e riabilitare i giovani musulmani radicalizzati, che finiscono per fornire manodopera a basso costo ai jihadisti. È il caso di Sudesh Amman, appena ventenne, ucciso dopo aver accoltellato due persone. Era pedinato da agenti della squadra che ha il compito di sorvegliare i pregiudicati appena usciti di prigione, e questo ha evitato un numero di vittime maggiore, perché i poliziotti sono potuti intervenire dopo pochi secondi. Ed era il caso di Usman Khan, che il 29 novembre scorso ha ucciso due persone e ferito altre tre, prima di essere ucciso. Proprio quell'episodio aveva spinto il governo inglese ad adottare misure supplementari di sorveglianza.
Ma il bacino di potenziali terroristi è vasto, e subito dopo l'attacco del 29 novembre era emerso che 70 «radicalizzati» stavano per essere scarcerati quest'anno stesso. Ed è un bacino che lo Stato islamico cerca ancora di sfruttare. L'antiterrorismo ha definito queste operazioni «telecomandate» e sono state inaugurate dal primo portavoce dell'Isis, Mohammed al-Adnani, poi eliminato nell'agosto del 2016. Al-Adnani aveva codificato le rivendicazioni, un modello ripetuto anche ieri, quando l'agenzia Aamaq ha precisato che era stato un «soldato dello Stato islamico» a condurre l'attacco «nell'area di Streatham» per «rispondere agli appelli di colpire i cittadini nei Paesi della coalizione». Come in quasi tutti i casi precedenti, in Gran Bretagna come in Francia o Spagna, l'Isis non ha fornito nessun elemento di conferma dei legami.
Dal punto di vista della propaganda ha poca importanza. Amman ha cominciato il suo percorso verso la jihad in Rete, ha condiviso una rivista di Al-Qaeda, elogiato le gesta dell'Isis, consigliato alla sua fidanzata di «decapitare» i genitori. L'attività online gli era costata una condanna a 3 anni e 4 mesi di carcere nel dicembre del 2018 «per possesso e diffusione di documenti terroristici», compreso un manuale sulle «tecniche brasiliane nel combattimento con il coltello». È un tipo di materiale consigliato prima da Al-Qaeda, poi dall'Isis, per condurre attentati «in territorio nemico» con armi facili da procurare, coltelli, esplosivi artigianali, o veicoli da lanciare contro la folla. Un copione seguito in tutta Europa dai «soldati dell'Isis» a partire dal 2016. La madre del terrorista, Haleema Faraz Khan, ha confermato che la radicalizzazione era «cominciata su Internet» ma ha anche rivelato che il figlio era diventato «più religioso» ed «estremista» nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh. Le prigioni hanno preso il posto delle moschee «radicalizzate», come quella di Finsbury Park Mosque dell'imam Abu Hamza al-Masri, o quella dei Brighton di Abubaker Deghayes, ormai sterilizzate. Il premier Johnson ha annunciato che il governo intende mettere fine alla scarcerazione anticipata automatica per i condannati di terrorismo. Johnson ha anche ammesso la «grande difficoltà» nella riabilitazione degli estremisti islamici in cella. A novembre la falla era stata ancora più clamorosa, con il 28enne Usman Khan che aveva colpito dopo aver partecipato a una conferenza sulla riabilitazione dei jihadisti. Un esempio perfetto di taqqiya, la «dissimulazione islamica» richiesta a chi vuole farsi martire in territorio nemico e consigliata sempre dal portavoce Al-Adnani.

IL FOGLIO: "Due scandalosi attacchi jihadisti"

Risultato immagini per radicalizzazione islam

In mezzo al panico da coronavirus e molto dopo, nella scala della rilevanza, le primarie democratiche nel gelido Iowa, arriva nella stessa giornata di domenica una doppia notizia di attentati jihadisti. Una in realtà risale al sei dicembre e riguarda l’attacco compiuto da un cadetto saudita dentro una base navale americana. Mentre un amico lo filmava, ha ucciso tre persone con la sua pistola e poi è stato ammazzato dallo sceriffo. Adesso la divisione yemenita di al Qaida rivendica l’azione – che scivola via nel ciclo delle notizie ma è il primo attacco di al Qaida in America dall’11 settembre 2001 ed è avvenuto dentro un’installazione militare. Nel 2009 c’era stata la strage fatta dal maggiore Nidal Hassan dentro Fort Hood, ma questo se confermato sembra un piano pensato in anticipo e da fuori. Il che spiega perché sono partite le indagini a tappeto su tutti i cadetti sauditi, è chiaro che gli americani si sono resi conto di avere sbagliato il vetting e di essersi fatti bucare. La cosa non sta facendo scalpore, forse perché in tempi trumpiani i sauditi non sono fra i bersagli della rabbia permanente dei populisti americani. Chissà se i democratici si accorgeranno che di fatto c’è stata una crisi di sicurezza mentre alla Casa Bianca c’è il presidente del Big Wall e del divieto d’ingresso contro i musulmani non sauditi. Nello stesso giorno a Londra un uomo appena scarcerato dopo avere passato un anno in cella per reati legati all’estremismo islamico ha accoltellato tre persone – che sono sopravvissute – prima di essere ucciso. Lo Stato islamico ha rivendicato l’operazione. Come l’attacco sul London Bridge di novembre aveva già dimostrato, la Gran Bretagna ha un problema con i detenuti per estremismo e li libera troppo presto. Le prigioni sono una delle ultime bolle dove il jihadismo si conserva perfettamente, in attesa di essere riversato nelle strade. Il fatto che adesso ai posti di comando ci siano Johnson e Trump non rende i loro paesi meno vulnerabili alle azioni jihadiste, meglio ricordarsene tra un bollettino sul coronavirus e un party per la Brexit.

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