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Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 14/11/2019, a pag.1 il commento di Maurizio Crippa dal titolo "Orco Rubio"; a pag. 3, l'editoriale "La destra e i vuoti sull’antisemitismo"; dalla VERITA', a pag.. 11, con il titolo "L'assessore di De Magistris: 'Israeliani porci' "; il redazionale dal titolo "Anche 'Repubblica' è negazionista. Della realtà". A destra: Luigi De Magistris con Eleonora De Majo IL FOGLIO - Maurizio Crippa: "Orco Rubio"
Se siete molto giovani, o siete stati genitori al momento giusto, alla Rai c’era la Melevisione e nella Melevisione c’era Orco Rubio, che era un personaggio molto simpatico e beveva solo il “blumele”. Ma ora, essendo nati tutti quanti nel tempo e nel posto sbagliato, in Italia, altro che nel Fantabosco, in televisione c’è Chef Rubio che è un bieco figuro autocaricaturale, antipatico e antisemita che la cosa più intelligente che fa sono i rutti, e quando invece usa la bocca per parlare, libera nos Domine. Lo hanno già cacciato, con ritardo, da una televisione privata. Ma adesso è la Rai ad avere l’occasione di riscattarsi da tante cadute in basso del suo recente declino popsovranista: se terrà fede alla decisione di cancellare Chef Rubio da una trasmissione in cui qualche sconsiderato lo aveva invitato. “Per ragioni di opportunità”. E viva le ragioni di opportunità, che sono buone ragioni. E pazienza le polemiche, la libertà d’espressione conculcata, e se è perché odia Salvini o perché Salvini odia lui: è un orco antisemita, venga zittito e cacciato dalla televisione pubblica. Il diritto di parola non è un privilegio, ma bisogna meritarselo. Però, per una Rai che si riscatta, c’è un guappo napoletano che non si redime. Giggino ’a manetta, insomma il sindaco De Magistris, ha nominato assessore alla Cultura (alla cultura, capite?) Eleonora De Majo, un tipino fino che, tra le molte atrocità, adora minimizzare la Shoah e ha paragonato il sionismo al nazismo. Dopo l’orco chef, spegnete anche l’orco sindaco.
IL FOGLIO: "La destra e i vuoti sull’antisemitismo"
Una manifestazione contro l'antisemitismo Giorgia Meloni, intervistata da Lilli Gruber sui fenomeni di antisemitismo di destra, ha cercato di spostare il problema sugli atteggiamenti antiebraici e antisraeliani di vari esponenti della sinistra. Buttare la palla nel campo avversario quando è una tattica consueta, ma non è mai convincente e in questo caso men che meno. In Italia l’antisemitismo dell’estrema destra esiste, come dimostrano i recenti arresti del gruppo senese “The Shoah Party”. Anche Matteo Salvini, quando nella trasmissione “Dimartedì” a La7 dice che Liliana Segre “porta sulla pelle i segni dell’orrore del nazismo o del comunismo” oltre che commettere un errore storico, visto che il campo di sterminio di Auschwitz fu liberato dalle truppe sovietiche, indulge in questo sgradevole e incauto gioco di rimpallo. A combattere le tracce dell’antisemitismo stalinista ci devono pensare, caso mai, i lontani eredi di quella tradizione e di quell’ideologia. Giorgia Meloni, come Salvini, non è nel modo più assoluto antisemita, lo ribadisce di frequente e lo dimostra con costanza, ma come tutti i leader politici nazionali ha la responsabilità di combattere l’antisemitismo a ogni latitudine, anche quando questo non riguarda né episodi legati all’islam né episodi legati alla sinistra (a proposito: ieri il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha scelto come nuovo assessore una antisemita, sarebbe bene che la sinistra se ne occupasse: vedere a pagina quattro). E per questo i leader politici oggi più forti della destra avrebbero anche il compito di emarginare la xenofobia (i citofoni non si schedano, cara Meloni) quando emerge nel suo campo politico di competenza. I fenomeni di antisemitismo sono in crescita in tutta Europa, in Italia si è passati dai 16 casi censiti nel 2012 ai 181 del 2018. In Francia va anche peggio, con 541 casi nel 2018 contro i 311 dell’anno precedente. In Germania il governo ha conteggiato addirittura 1.646 reti antisemite nel 2018. La maggior parte di queste azioni ignobili ha una matrice di estrema destra (il che non esclude una connivenza o addirittura un finanziamento da parte di paesi arabi come l’Iran e l’Arabia Saudita). La percezione del pericolo di una diffusione dell’antisemitismo è relativamente meno consistente in Italia che negli altri paesi europei. Una ricerca dell’Unione delle agenzie europee per i diritti fondamentali ha riscontrato che questo fenomeno è considerato un problema molto grande solo dal 21 per cento degli italiani, contro una media europea del 45 per cento, che vede una punta del 65 per cento in Francia. Naturalmente questo dipende anche dal fatto che gli episodi antisemiti in Italia sono meno numerosi che in Francia e in Germania, tuttavia bisogna considerare che mentre in Francia l’antisemitismo è un sentimento storicamente radicato da più di un secolo, in Italia è stato un fenomeno di importazione dalla Germania nazista e si è sviluppato come iniziativa dello stato solo per pochi anni. Per questo l’emergere anche in Italia, dove peraltro la presenza ebraica è assai ridotta visto che non raggiunge le 30 mila unità, dell’antisemitismo dovrebbe preoccupare di più i responsabili politici, a cominciare naturalmente da quelli della destra. Le radici dell’antisemitismo non sono univoche: c’è un antisemitismo “anticapitalista”, già diffuso nell’Ottocento, quello che indusse Karl Marx a scrivere che “l’antisemitismo è il socialismo degli imbecilli”. C’è un antigiudaismo cristiano, superato solo con il Concilio Vaticano II, che ha dato vita nelle sue frange estreme, come l’Action française, a un vero e proprio antisemitismo, c’è infine ma non certo per ultimo l’antisemitismo razziale, che ha origine in Germania anche prima di Adolf Hitler, basti pensare agli scritti di Richard Wagner, e che ha coinvolto anche i più raffinati esponenti dell’intellet - tualità accademica, a cominciare da Martin Heidegger. Proprio per la molteplicità delle radici dell’antisemitismo storico, ognuno dovrebbe fare pulizia in casa sua, invece di giocare a un rimpallo di responsabilità. La destra che respinge l’antisemitismo deve occuparsi di combatterlo quando trova espressione nelle sue vicinanze, senza minimizzare o addirittura considerare atti odiosi come la schedatura degli ebrei una specie di innocua ragazzata. L’Osservatorio europeo per i diritti umani ritiene che in qualche paese gli atteggiamenti discriminatori verso gli ebrei sono diventati fenomeni così diffusi da apparire naturali. In Italia non è così, per fortuna, ed è responsabilità dei dirigenti politici evitare che lo diventi. Meloni e Salvini, proprio per la popolarità di cui godono devono esercitare esplicitamente e senza sottovalutazioni questa responsabilità democratica e civile. Senza eludere i problemi e senza polemiche: ci possiamo contare? Grazie.
LA VERITA' - Carlo Tarallo: "L'assessore di De Magistris: 'Israeliani porci' "
LA VERITA': "Anche 'Repubblica' è negazionista. Della realtà"
Il direttore del CDEC Gadi Luzzatto Voghera smentisce i numeri fantasiosi emersi nei giorni scorsi a proposito degli insulti antisemiti su Facebook contro Liliana Segre, rilanciati da Repubblica. Bene fa, inoltre, a specificare la larga presenza dell'antisemitismo non solo negli ambienti di destra e estrema destra, ma anche nell'estrema sinistra e soprattutto tra le comunità islamiche, sempre più numerose anche in Italia.
Ecco il pezzo: II pasticciaccio brutto degli ormai famosi 200 insulti giornalieri rivolti a Liliana Segre è come le sabbie mobili: più ti muovi, volendo rilanciare un'emergenza creata a tavolino, più rischi di affondare. E quello che sta succedendo a Repubblica, la tribuna da cui è partito l'allarme. Alla fine si è scoperto che questi insulti non erano rivolti direttamente alla senatrice a vita, che non ha alcun profilo social su cui si possano sfogare gli antisemiti (che certamente esistono, sia chiaro). Ed è emerso anche che il numero di 200 bordate d'odio giornaliere è stato tirato fuori dal cilindro da Repubblica, dato che l'Osservatorio antisemitismo parlava di 197 atti di antisemitismo, si, ma all'anno. Colti in castagna, i professorini del giornalismo democratico cercano ora malamente di rilanciare. Ieri il quotidiano diretto da Carlo Verdelli intervistava Gadi Luzzatto Voghera, direttore del Centro di documentazione ebraica. ll quale spiegava che 197 sono solo gli atti antisemiti nella vita reale, non quelli in Rete. Oh, ma i «200 insulti giornalieri» da dove escono? Non si sa. Sappiamo che nel 2029 ci sono stati 15.196 tweet antisemiti (cioè 41,6 al giorno). Piero Colaprico, l'autore dello «scoop» iniziale, attacca: chi nega un numero che appare senza fonti sta «rilanciando una notizia falsa». Insomma, bufalaro è chi smonta la bufala, non chi l'ha diffusa. Occhio, però, alla risposta di Luzzatto Voghera: «L'antisemitismo non è relegato alI'estrema destra, o all'estrema sinistra, attraversa ogni categoria sociale. In più non vengono fatti rilievi sulle nuove migrazioni». Il che suona proprio come una bacchettata all'informazione con i paraocchi. Infatti, «se vado nella comunità musulmana e chiedo cosa pensano degli ebrei, la dinamica che scatta è ancora più allarmante». Antirazzisti di tutto il mondo, ancora uno sforzo! Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare:
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