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Avvenire - L'Osservatore Romano - Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
26.09.2019 Stampa cattolica: Israele, incarico a Netanyahu, tre pezzi diversi
Bene Fiammetta Martegani, discreto OR, pessimo Andrea Riccardi

Testata:Avvenire - L'Osservatore Romano - Famiglia Cristiana
Autore: Fiammetta Martegani - Andrea Riccardi
Titolo: «Israele, la scommessa di Rivlin: un nuovo incarico a Netanyahu - Ipotesi di staffetta tra Gantz e Netanyahu - Israele, il rebus della maggioranza»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 26/09/2019, a pag.17 con il titolo "Israele, la scommessa di Rivlin: un nuovo incarico a Netanyahu" l'analisi di Fiammetta Martegani; dall' OSSERVATORE ROMANO, a pag. 3, l'articolo "Ipotesi di staffetta tra Gantz e Netanyahu"; da FAMIGLIA CRISTIANA, a pag. 20, con il titolo "Israele, il rebus della maggioranza", il commento di Andrea Riccardi.

Delle cronache/commenti uscite oggi sui giornali cattolici, la più equilibrata è quella su Avvenire. Anche l'articolo su OR si attiene ai fatti, ma il titolo
"Ipotesi di staffetta tra Gantz e Netanyahu" è fuorviante, perché evita di mettere in primo piano la vera notizia delle ultime ore, cioè il conferimento dell'incarico di formare un governo a Netanyahu.

Il peggiore dei tre pezzi è quello di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana, che scrive di "spregiudicatezza" di Netanyahu e insiste sulla sua presunta "corruzione". Riccardi inoltre definisce "palestinesi" gli arabi israeliani, che invece non hanno nessuna intenzione di perdere la cittadinanza del loro paese, Israele, unica democrazia del Medio Oriente che garantisce a tutti gli stessi diritti. Infine Riccardi sostiene che, comunque vada la formazione del prossimo governo "la lunga egemonia di Netanyahu è finita". In questo modo attacca direttamente il leader del Likud e indirettamente Israele.

Ecco gli articoli:

AVVENIRE - Fiammetta Martegani: "Israele, la scommessa di Rivlin: un nuovo incarico a Netanyahu"

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Fiammetta Martegani

Tel Aviv «La responsabilità di formare il prossimo governo sarà data al primo ministro Benjamin Netanyahu». Così ha deciso ieri sera il presidente israeliano Reuven Rivlin alla fine di una tornata di consultazioni tra i due grandi rivali delle elezioni che si sono svolte la scorsa settimana: il premier uscente Benjamin Netanyahu, leader del Likud, e il capo del partito Blu Bianco, Benny Gantz. «Accetto l'incarico: occorre un governo di unità nazionale che sappia riconciliare il Paese, passo che in questo momento è essenziale», ha risposto Netanyahu, riconducendo la necessità di essere uniti, alle tante emergenze cui sta andando incontro Israele: «l'Iran, la situazione economica, e il Piano di pace di Trump che, se non ci fosse un governo, potrebbe anche saltare del tutto». "Bibi", ben consapevole delle difficoltà cui andrà incontro nel formare un esecutivo, si è di nuovo detto pronto a stipulare un accordo di rotazione nella premiership con Gantz. Ipotesi, al momento, improbabile dato il rifiuto di quest'ultimo. «Non entrerò in un esecutivo il cui premier ha un incriminazione grave», ha detta Eppure l'alleanza con il Blu Bianco potrebbe essere l'unica equazione possibile nella complessa matematica governativa di Netanyahu: gli occorre una maggioranza di 61 seggi sui 120 della Knesset. Ma non ce l'ha. Rivlin ha spiegato di aver affidato l'incarico all'ex premier, nonostante in termini di maggioranza relativa avesse ricevuto meno seggi di Gantz (31 contro 33), poiché nel corso delle consultazioni con gli altri partiti aveva ottenuto il sostegno di 55 deputati, mentre il suo avversario solo 54, «dieci dei quali - ha sottolineato il presidente - sono deputati arabi, che comunque non accetterebbero di prendere parte al governo». Il capo dello Stato ha precisato che Netanyahu ha a disposizione 28 giorni, ai quali, se necessario, potrebbero venire aggiunti altri 14. Rivlin, inoltre, ha ribadito che l'obiettivo da raggiungere resta quello di un «governo di unità nazionale» che eviti il terzo ritorno alle urne in un anno. Secondo i media israeliani, sotto traccia potrebbe esserci in atto una precisa strategia di Gantz, attuata con l'appoggio del presidente, ovvero affidare la "mission impossible" a Bibi, attendere il fallimento, e vedersi affidare l'incarico per un governo di unità. Ma, a questo punto, tutti i giochi sono aperti.

L'OSSERVATORE ROMANO: "Ipotesi di staffetta tra Gantz e Netanyahu"

La formula di un premier a rotazione — riedizione di una lontana intesa fra Shimon Peres e Yitzhak Shamir — è alla base in Israele di un eventuale accordo per un Governo unitario del Likud e dei centristi di BluBianco. Ma ancora non è stato possibile decidere se il primo turno, di due anni, spetti a Benjamin Netanyahu o a Benny Gantz, che nelle ultime elezioni ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti. Sono questi gli scarni elementi trapelati finora dopo l'incontro di ieri, nella residenza del capo dello Stato israeliano, Reuven Rivlin, tra Netanyahu e Gantz. Fonti presidenziali hanno fatto sapere che Rivlin è pronto a aiutarli a imbastire un dialogo diretto dopo una campagna elettorale spesso dai toni aspri. Oggi Gantz e Netanyahu saranno di nuovo ospiti del capo dello Stato, per una cena di lavoro. In caso di un ulteriore nulla di fatto, alcuni analisti hanno ipotizzato anche un possibile terzo turno di legislative (dopo le elezioni del 9 aprile e del 17 settembre scorsi). Fra le due maggiori forze politiche ci sono ancora distanze. Le rispettive delegazioni, che si sono incontrate alla periferia di Tel Aviv, hanno parlato di colloqui «informativi, svoltisi in una buona atmosfera». Ma i dissensi sono comunque emersi. Blu-Bianco (che nelle parlamentari del 17 settembre scorso ha ottenuto 32 seggi) ha fatto sapere di volere dialogare con il solo Likud, che dopo il voto dispone di 31 deputati. Ma il partito di Netanyahu ha replicato di avere già avviato i negoziati anche con l'intero blocco delle destre, che conta alla Knesset (il Parlamento unicamerale) 55 seggi. Blu-Bianco non ha gradito, contestando e respingendo l'iniziativa, con il Likud che ha immediatamente accusato il partito di Gantz di puntare i piedi e di volere solo far passare il tempo per arrivare al 2 ottobre: quando cioè Netanyahu dovrà presentarsi dall'avvocato di Stato, Avichay Mandelblit, per una audizione difensiva. In giornata, Rivlin riceverà i risultati definitivi delle legislative della scorsa settimana. Da quel momento sarebbe teoricamente in grado di annunciare a chi affiderà l'incarico di formare il nuovo esecutivo. Ma la festività del Capodanno ebraico si avvicina: dalla sera di domenica 29 settembre alla sera di martedì 1 ottobre. Non è escluso, quindi, che l'annuncio possa slittare alla settimana seguente.

FAMIGLIA CRISTIANA - Andrea Riccardi: "Israele, il rebus della maggioranza"

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Andrea Riccardi

Le elezioni politiche in Israele hanno formato un nuovo Parlamento (la Knesset: 120 eletti con un sistema proporzionale) che a fatica riuscirà a creare un Governo. Sei mesi fa, la Knesset non ce la fece e fu sciolta. Qualcuno la paragona all'instabilità italiana. Un fatto è chiaro però: Netanyahu, con i 31 deputati del suo Likud (due in meno delle scorse elezioni), non sarà il perno della maggioranza. Un brutto problema per "Bibi il mago", come lo chiama parte della stampa israeliana per la sua spregiudicatezza. Non potrà contare sull'immunità dovuta al primo ministro, anche perché sta per essere portato in giudizio per corruzione. Ha condotto una campagna molto accesa: ha chiesto il voto per sé per arginare gli arabi che andavano in massa alle urne; ha promesso l'annessione della West Bank, i territori occupati a maggioranza araba, dove ci sono molte colonie israeliane. Oggi la sua lunga egemonia è finita. Anche col sostegno dei partiti ultrareligiosi non arriva alla maggioranza di 61 deputati. Sono 33 i seggi del partito blu e bianco (i colori della bandiera israeliana), guidato da Benny Gantz, già comandante dell'esercito, che - accanto al decisivo tema della sicurezza d'Israele - pone il problema di una democrazia più piena in polemica con Netanyahu. Ma anche Gantz è lontano dalla maggioranza. C'è poi il partito ultranazionalista e laico di Avigdor Lieberman, con i suoi 9 seggi, rappresentanza degli ebrei ex sovietici. Si farà una coalizione a tre? Chi guiderà il Governo? Non Netanyahu, che ha meno deputati di Gantz. Gli scenari sono aperti. Dal futuro esecutivo sono fuori i 13 deputati arabi, espressione della cospicua minoranza palestinese, il 20%, che non ha disertato questa elezione come avveniva in passato. Gli arabi hanno dichiarato la loro opposizione a Netanyahu, che li ha discriminati, in favore di Gantz. Anche se il quadro politico è fluido - come spesso nei sistemi parlamentari - la democrazia si è rivelata forte. Il sistema funziona e la magistratura è indipendente. La partecipazione araba mostra la crescita della democrazia israeliana. È stata sventata l'ipotesi di una "coalizione nazional-religiosa" guidata da Netanyahu, nota lo scrittore Yossi Halevi, «che avrebbe incorporato le frange più estreme e razziste». Non si dimentichi che la democrazia israeliana è unica in Medio Oriente (accanto a quella libanese così particolare). Soprattutto pende la grave e irrisolta questione palestinese, mentre gran parte dei partiti israeliani non credono più alla soluzione dei "due Stati", ebraico e palestinese. La lotta al terrorismo è prioritaria per Israele (che teme un'influenza iraniana sul mondo palestinese). Intanto la crescita delle colonie ebraiche nei territori occupati complica la situazione. Una democrazia salda in Israele, dalla nascita quasi sempre in conflitto con i vicini, è un elemento decisivo per il Medio Oriente. La democrazia israeliana ha riservato talvolta significative sorprese nella storia. Non si vede oggi una strada facile e chiara per la pace tra arabi e palestinesi. Eppure si sente l'esigenza di finirla con il conflitto che dura da più di settant'anni, in un Medio Oriente che ha cambiato volto e nel cui futuro Israele può avere un ruolo di rilievo.

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