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Il Giornale - Libero Rassegna Stampa
12.09.2019 Israele verso le elezioni: la candidata drusa con Gantz si definisce soltanto 'araba', non 'israeliana'; profilo di Ayelet Shaked
Commenti di Chiara Clausi, Daniel Mosseri

Testata:Il Giornale - Libero
Autore: Chiara Clausi - Daniel Mosseri
Titolo: «Donna, araba e politica nella Knesset ebraica - I rabbini d'Israele innamorati della bella Ayelet»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 12/09/2019, a pag.13, con il titolo "Donna, araba e politica nella Knesset ebraica" il commento di Chiara Clausi;  da LIBERO, a pag. 11, con il titolo "I rabbini d'Israele innamorati della bella Ayelet", il commento di Daniel Mosseri.

Il Giornale pubblica un profilo di una candidata drusa, Gader Mreeh, che si presenta alle elezioni israeliane con il partito "Blu e bianco", guidato da Benny Gantz. Mreeh critica Netanyahu e il Likud, mentre si definisce araba, invece di affermare la sua appartenenza allo Stato di Israele. La sua candidatura è una evidente mossa per cercare di togliere voti al Likud di Netanyahu. Daniel Mosseri invece descrive la figura di Ayelet Shaked, leader del partito Yamina ("A destra").

Ecco gli articoli:

IL GIORNALE - Chiara Clausi: "Donna, araba e politica nella Knesset ebraica"

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Gadeer Kamal Mreeh con, al centro, Benny Gantz

Beirut Gadeer Kamal Mreeh indossa completi con giacche e pantaloni di diversi colori. Blu, bianchi, rossi. E anche camicie verdi, abiti scuri in contrasto con la sua tradizione di drusa che prevede soltanto un abito nero con velo bianco. Non è l'unico segno di indipendenza. Trentacinque anni, prima donna drusa eletta nel parlamento israeliano, unica araba tra i deputati di Blu e Bianco, il partito di Benny Gantz, il principale rivale del premier Benjamin Netanyahu. Kamal Mreeh è il volto di una convivenza possibile. Sposata e madre di due figli, nel 2007 si laurea in scienze sociali e mediche presso l'Università Bar Ilan. Subito dopo inizia la sua carriera come tecnico degli ultrasuoni. Ma capisce subito che non è la sua strada. Prende un master in relazioni internazionali all'Università di Haifa, e comincia la sua avventura da giornalista. È la prima donna non ebrea in Israele a condurre un telegiornale serale in ebraico. Poi, alle elezioni dello scorso 9 aprile, il salto in Parlamento. Si fa notare, è in prima fila per modificare la controversa legge ebraica dello stato-nazione. Un dibattito bloccato dall'improvvisa dissoluzione della Knesset il 28 maggio. «Dobbiamo completare la legge, aggiustarla e aggiungere il valore dell'uguaglianza a essa», ha precisato Kamal Mreeh, che si è guadagnata la ricandidatura al voto di martedì. Ma ha aggiunto che la sua proposta non cerca di «minacciare il carattere nazionale di Israele o la sua identità come stato-nazione del popolo ebraico». La legge dello stato-nazione è stata approvata dalla Knesset il 19 luglio 2018. In base a essa Israele è «la casa nazionale del popolo ebraico», sono riconosciute le festività ebraiche e i giorni della memoria, e l'ebraico è l'unica lingua nazionale dello stato. E prevede «lo sviluppo dell'insediamento ebraico come valore nazionale». Diversa l'impostazione della Dichiarazione di Indipendenza del 1948. Secondo quest'ultima lo stato nascente avrebbe «garantito la completa uguaglianza dei diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti indipendentemente dalla religione, dalla razza o sesso». Kamal Mreeh è un personaggio complesso. E non nasconde i forti dubbi prima della decisione della sua candidatura. «Ho avuto molte difficoltà a prendere una decisione perché vivo in una società conservatrice e patriarcale. Una donna drusa che entra in politica non è un fatto scontato», ha raccontato. «Temevo che la mia società non avrebbe accettato la mia candidatura, ma alla fine ho deciso di farlo e sono stata felice di vedere che anche le persone religiose hanno votato per me». Dopo la vittoria, però, anche il leader spirituale druso Sheikh Muafak Tarif ha chiamato per congratularsi con lei. Sulla sua missione politica Kamal Mreeh ha invece le idee chiare: «Mi vedo come un rappresentante di tutti gli arabi. La mia appartenenza alla comunità drusa non significa che rappresenti solo loro. Vengo qui per rappresentare tutti i deboli e tutti i cittadini di Israele. Sono qui per il bene di tutti», ha puntualizzato. «È l'unico modo per cambiare le cose - ha ribadito - È tempo di mandare Bibi a casa e lasciare che Israele trovi un po' di buon senso». La giovane drusa è al 25° posto nella lista centrista Blu e Bianco. Ed è probabile che ritorni alla Knesset. «Sono una donna e vengo da una minoranza. Ce l'ho fatta, non è stato facile, ma credetemi quando vi dico che se vuoi puoi farlo».

LIBERO - Daniel Mosseri: "I rabbini d'Israele innamorati della bella Ayelet"

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Daniel Mosseri

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Ayelet Shaked

Se dici Israele e donna il pensiero non può che andare a Golda Meir: primo ministro dal 1969 al 1974, la donna di ferro della politica israeliana cresciuta fra kibbutz e sindacato era una socialista tutta di un pezzo. All'ala moderata del Likud, il partito conservatore dell'attuale premier Benjamin Netanyahu, apparteneva invece Tzipi Livni. Coerente con il suo ruolo di "colomba", Livni ha lasciato nel 2005 il Likud per formare Kadima, partito centrista che l'ha portata a diventare la prima donna vicepremier in Israele. In un Paese dove i partiti ultraortodossi sono composti tutti da uomini, è forse naturale che le due più note politiche di professione provengano dalle principali formazioni non religiose. Questa regola non scritta, tuttavia, sta cambiando. Perché Israele ha una nuova Giovanna D'Arco, conservatrice, nazionalista, laica ma attentissima al rapporto con i religiosi. Si chiama Ayelet Shaked e il suo scopo è guastare la festa al centro e alla sinistra in Israele. Netanyahu la conosce bene. Fu lui nel 2006 a mettere Shaked, classe 1976, alla testa del proprio ufficio. Origini irachene, due diplomi universitari in tasca (elettrotecnica e informatica), un passato di istruttrice nella brigata Golani, Shaked milita per anni nella Casa Ebraica, formazione nazionalista, religiosa e pro insediamenti nei territori palestinesi. Con la Casa Ebraica, Shaked si candida nel 2013, diventando l'unica deputata laica del gruppo. Alle elezioni anticipate del 2015 Shaked è rieletta e Netanyahu la nomina ministro della Giustizia La Guardasigilli si fa notare garantendo lo status giuridico degli insediamenti israeliani, e obbligando le Ong che ricevono la maggioranza dei propri finanziamenti dall'estero a dichiararlo. A firma Ayelet Shaked è anche una legge del 2016 che rafforza l'apparato anti-terrore in Israele con più misure amministrative, indagini e maggiori pene contro chi commette o supporta gli atti di terrore. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha paragonato Shaked ad Adolf Hitler per aver detto «Chi è il nemico? I palestinesi. Perché? Chiedetelo a loro, hanno iniziato loro». Sposata a un pilota di caccia e madre di due figli, la bella ministra dai capelli neri e gli occhi di ghiaccio non teme le critiche. E quando le danno della fascista, non si scompone: anzi, lancia uno spot in bianco e nero in cui si spruzza il profumo "Fascism", elenca i provvedimenti da lei sostenuti e conclude con un «secondo me odora di democrazia». Fiera sostenitrice di una giustizia non schierata a sinistra, la laica Shaked nomina giudici conservatori; e un anno fa afferma: «Oggi la Corte è più rappresentativa, ma manca ancora un giudice ultraortodosso». Shaked continua a farsi notare sostenendo anche la recente legge che definisce Israele uno Stato ebraico. Da luglio 2019, guida un nuovo partito, Yamina ("A destra") e spera di diventare l'ago della bilancia della prossima legislatura. Se Netanyahu promette che annetterà parte della Cisgiordania, lei osserva: «Questo è un invito per Menachem Gantz (il principale oppositore di Netanyahu, ndr) e il suo partito che non sono contrari. Se noi avremo solo 5 o 6 seggi, Netanyahu aprirà a Gantz e ai laburisti». Da cui l'appello affinché Yamina ottenga almeno dieci deputati e salvi Israele da uno scivolamento a sinistra.

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