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La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
30.08.2019 La guerra a bassa intensità (per ora) tra Iran e Israele: il primo attacca, il secondo si difende
Commenti di Giordano Stabile, Daniele Raineri

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Giordano Stabile - Daniele Raineri
Titolo: «Un cyber attacco piegò i Pasdaran e bloccò raid dei caccia Usa - Dispacci di guerra»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/08/2019, a pag.18 con il titolo "Un cyber attacco piegò i Pasdaran e bloccò raid dei caccia Usa" il commento di Giordano Stabile; dal FOGLIO, a pag. 1, con il titolo "Dispacci di guerra", il commento di Daniele Raineri.

Ecco gli articoli:

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LA STAMPA - Giordano Stabile: "Un cyber attacco piegò i Pasdaran e bloccò raid dei caccia Usa"

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Giordano Stabile

Donald Trump era «a cinque minuti» dal lanciare la rappresaglia sui Pasdaran, i cacciabombardieri erano «già in volo», le navi pronte a lanciare i missili cruise. Poi, in quella notte fra il 20 e il 21 giugno, qualcosa ha fermato il presidente americano. Niente raid per punire i Guardiani della rivoluzione, dopo l'abbattimento di un drone spia statunitense sullo Stretto di Hormuz. Trump, il giorno dopo, ha spiegato che non voleva fare «150 vittime» e finire in una spirale incontrollabile. Ma c'era anche altro. Quella stessa notte un potentissimo attacco cibernetico aveva distrutto il database che permetteva alle Guardie rivoluzionarie di attaccare le navi mercantili in transito nel Golfo. Da allora nessuna esplosione ha più colpito le petroliere, dopo che sei erano state danneggiate in poche settimane. La guerra del greggio si è trasformata in abbordaggi, sequestri e contro-sequestri. Ma niente più esplosioni. I dettagli filtrati al New York Times L'attacco degli hacker del Pentagono ha privato i Pasdaran delle informazioni necessarie per condurre gli attacchi. Un duro colpo che ha compensato abbondantemente i mancati raid e che è stato poi rivendicato dallo stesso Trump. Adesso però sono emersi i dettagli dell'operazione, fatti filtrare dal Pentagono al New York Times. Anche perché i falchi della Casa Bianca e Israele erano rimasti interdetti dalla mancata risposta bellica di Trump; mentre i Pasdaran sono stati piegati dall'offensiva cibernetica. E le autorità iraniane non hanno voluto ammettere di essere stati colti di sorpresa. Ciò significa che la decisione del capo della Casa Bianca era consona alla situazione sul terreno. L'attacco è stato lanciato dall'Us Cyber Command, rafforzato sotto la sua presidenza. L'obiettivo, un database usato soltanto dai Pasdaran, è stato «spazzato via» e il traffico nello Stretto di Hormuz, dove transita un quinto del petrolio prodotto nel mondo e un terzo di quello esportato, messo in sicurezza senza finire in un'escalation da «guerra calda». Teheran ha però sempre negato che l'attacco sia riuscito. Già a fine giugno il ministro dell'Informazione Javad Azar Jahromi, aveva ribattuto che gli americani «avevano provato» a colpire il «sistema informatico iraniano» ma erano stati fermati «dalle nostre difese». Ieri non hanno rilasciato commenti. A sostegno delle affermazioni americane c'è il fatto che nessuna petroliera è più stata attaccata con mine o altri esplosivi. Ma la guerra cibernetica, di per sé «invisibile», è anche mediatica: vince chi riesce a essere più convincente.

IL FOGLIO - Daniele Raineri: "Dispacci di guerra"

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Daniele Raineri

Dice uno scoop del sito Axios che domenica mentre il ministro degli Esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif, era in volo per Biarritz dov’era in corso il G7 francese – su invito del presidente Emmanuel Macron – il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tentato freneticamente di contattare al telefono il presidente americano, Donald Trump, per chiedergli di non incontrare Zarif. Trump non poteva prendere la chiamata perché era impegnato nei bilaterali, così gli israeliani hanno chiamato membri del suo staff. In teoria gli uomini di Trump lo avevano già sconsigliato di incontrare l’iraniano, ma gli israeliani temevano che il presidente americano fosse tentato dal colpo di scena. Trump non vede l’ora di stupire il mondo con negoziati faccia a faccia con i leader dell’Iran e Israele teme che questo tolga tutta la pressione accumulata contro di loro. Il New York Times rivela che i tecnici del Pentagono si sono infiltrati nel database che le Guardie della rivoluzione islamica usavano per sorvegliare e poi sabotare le petroliere che passano nello Stretto di Hormuz e l’hanno cancellato. A maggio e giugno sei superpetroliere erano state danneggiate da attacchi dimostrativi che le compagnie assicurative attribuiscono all’Iran, perché ha i motivi e le capacità tecniche per effettuare queste aggressioni. I complottisti sostenevano che i sabotaggi delle superpetroliere fossero una sceneggiata americana per provocare una guerra contro l’Iran, ma di fatto Trump il 21 giugno ha bloccato alcuni raid aerei punitivi contro l’Iran che erano stati decisi dopo l’ab - battimento di un aereo spia americano “perché sarebbe stata una rappresaglia sproporzionata”. Insomma, l’Amministrazione non vuole la guerra. Il fatto interessante è che gli iraniani non sono ancora riusciti a recuperare il database cancellato e da allora i sabotaggi misteriosi non ci sono più stati. Al Pentagono si discute se non sarebbe stato più vantaggioso continuare a spiare gli iraniani mentre usavano il database, invece che cancellarglielo e rivelare loro che erano sotto osservazione. Ieri era previsto il lancio di un satellite iraniano nello spazio dal sito di Semnan, nel nord del paese, ma il lancio è fallito e il fumo dell’esplosione era molto visibile nelle fotografie satellitari. L’Iran non ha commentato. E’ la terza volta che succede agli iraniani quest’anno, ma vale la pena ricordare che a luglio anche il razzo di trenta metri lanciato dalla Guyana francese per portare in orbita un satellite militare degli Emirati Arabi Uniti è precipitato dopo soli due minuti nell’oceano Atlantico. E’ come se mettere in orbita satelliti fosse diventato molto difficile. Gli israeliani non dicono nulla sui due droni carichi di esplosivo e pilotati da qualcuno che era a poca distanza lanciati contro un centro di Hezbollah a Beirut. I giornali israeliani hanno parlato di droni “iraniani”, ma le foto mostrano che erano modelli commerciali facilmente acquistabili. Hezbollah ha annunciato che colpirà Israele per rispondere all’attacco. Il New York Times nel raccontare la guerra a bassa intensità tra Israele e l’Iran spiega che fino all’anno scorso i jet israeliani colpivano il traffico di missili iraniani destinati a Hezbollah appena dopo il loro arrivo all’aeroporto internazionale di Damasco. Allora gli iraniani hanno scelto aeroporti nel nord della Siria, ma i jet sono arrivati anche lì. Adesso la caccia si è spostata ai camion che si muovono a terra attraverso l’Iraq.

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