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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa-Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.07.2019 La resa dei paesi democratici alla Russia di Putin
Cronache e commenti di Giuseppe Agliastro, Davide Frattini, Fabrizio Dragosei

Testata:La Stampa-Corriere della Sera
Autore: Giuseppe Agliastro-Davide Frattini-Fabrizio Dragosei
Titolo: «Arrestato nuovamente l'oppositore Navalny-Lo storico israeliano cede all'autocensura per non irritare Putin 'mi adatto agli usi'- Picchetti solitari per la morte dell'attivista gay»

Tiene banco anche oggi 25/07/2019, la Russia di Putin. Dalla STAMPA  a pag.15 l'arresto dell'oppositore Aleksey Navalny a due pezzi sul CORRIERE della SERA. A pag.15, il commento di Davide Frattini sull'edizione russa di un libro dello storico israeliano Yuval Noah Harary, censurata in diverse parti per 'non irritare' Putin. L'autore ha dichiarato di preferire le modifiche al testo originale piuttosto che non venga pubblicato (sic!). Sempre sul Corriere a pag.15,  il pezzo di Fabrizio Dragosei sull'assassinio dell'attivista gay Yelena Grigoryeva brutalmente strangolata e accoltellata al volto e alla schiena.
E' questa la Russia di Putin. Una fatica inutile cercare di capire il perchè del silenzio dei paesi democratici

La Stampa-Giuseppe Agliastro: " Arrestato nuovamente l'oppositore Navalny"

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Giuseppe Agliastro      Navalny arrestato

Aleksey Navalny è stato di nuovo arrestato e si appresta a tornare ancora una volta dietro le sbarre. Ieri sera l’oppositore era in tribunale in attesa di sapere quanti giorni (ne rischia fino a 30) dovrà passare in carcere per una manifestazione non autorizzata contro l’esclusione dei dissidenti dalle elezioni comunali moscovite. La protesta è in programma sabato prossimo e il Cremlino la vuole ostacolare a tutti i costi. Per questo stavolta l’operazione Navalny è stata liquidata in fretta e furia: arresto e tribunale, tutto in giornata. Fermato mentre faceva jogging La polizia ha fermato il dissidente ieri mattina sotto la sua abitazione di Mosca. Navalny era appena uscito di casa per fare jogging e comprare un mazzo di fiori a sua moglie Yulia, che aveva il compleanno. Ha fatto solo pochi passi, le forze speciali lo hanno subito fermato e portato in commissariato così com’era: con addosso solo una t-shirt arancione e un paio di pantaloncini. La giustizia a orologeria potrebbe però riservare altri guai a Navalny e ai suoi alleati: gli investigatori russi hanno infatti lanciato un’inchiesta sui recenti cortei per chiedere di ammettere anche gli oppositori alle elezioni dell’8 settembre per rinnovare il Consiglio comunale di Mosca. Le autorità hanno annunciato che intendono interrogare “organizzatori e partecipanti”, che rischiano ora fino a cinque anni di reclusione. Gli inquirenti denunciano infatti "ostruzioni al lavoro delle commissioni elettorali" e "minacce di violenza contro i membri delle commissioni": il timore è che si tratti di una scusa per una nuova ondata di repressioni politiche. Nell’ultimo anno il consenso attorno a Putin si è ridotto. L’economia che stenta a decollare e l’impopolare riforma delle pensioni hanno contribuito ad aumentare il malcontento tra la popolazione. Le proteste si moltiplicano. Gli oppositori vogliono sfruttare politicamente il momento, ma hanno difficoltà persino a candidarsi. Non solo a Mosca. La legge prevede che per correre alle elezioni senza il simbolo di un partito presente alla Duma si debbano raccogliere le firme del 3% dei potenziali elettori: circa 5.000 per chi aspira a un seggio al Consiglio comunale moscovita. Molti oppositori ce l’hanno fatta, ma le autorità hanno bocciato la candidatura di decine di loro invalidando numerose firme con pretesti formali o errori di compilazione voluti. Ieri a San Pietroburgo migliaia di persone sono scese in piazza contro questo abuso. Sabato scorso a Mosca erano addirittura 22.000: da anni non si vedeva così tanta gente in strada contro Putin.

Corriere della Sera-Davide Frattini:" Lo storico israeliano cede all'autocensura per non irritare Putin 'mi adatto agli usi' "

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Davide Frattini

I suoi libri sono stati letti, consigliati, regalati da (tra gli altri) Barack Obama, Bill Gates, Mark Zuckerberg. Sono stati tradotti in 45 lingue e hanno venduto 20 milioni di copie. Un successo globale immerso in quella globalizzazione che Yuval Noah Harari non smette di esaltare. Senza perdere di vista i mercati nazionali con le loro sensibilità, a volte Paesi dove i censori sono suscettibili. Così il saggista israeliano più conosciuto al mondo sembra aver creato un nuovo motto, oltre a nuove teorie: pensa globale, adatta locale. Se ne sono accorti i giornalisti del sito russo The Insider che hanno messo a confronto l'edizione stampata in caratteri cirillici con quella inglese del suo «21 lezioni per XXI secolo» (pubblicato in Italia da Bompiani). La versione per la Russia è stata ripulita delle parti che potevano irritare il presidente Vladimir Putin. Spiegando le «circostanze particolari» che hanno facilitato l'«occupazione» della Crimea scrive: «Circostanze che difficilmente si possono ripetere altrove (...) Quando la Russia ha cercato di ripetere il suo successo in altre parti dell'Ucraina ha incontrato un'opposizione più dura, e la guerra nell'Ucraina orientale si è impantanata in uno stallo improduttivo». Per i lettori russi è stata eliminata la parte più critica dell'analisi e sparisce anche la parola «occupazione». Più avanti lo storico che insegna all'Università ebraica di Gerusalemme affronta il tema per lui centrale della «post-verità». Nella versione internazionale, quella da considerare l'originale, l'esempio portato è di nuovo Putin e la propaganda spacciata dal Cremlino: «Mentre proferivano queste spiegazioni alquanto pretestuose, Putin e i suoi sottoposti sapevano perfettamente che stavano mentendo». A Mosca il libro non menziona lo Zar e punta su un altro bersaglio: Donald Trump e «i 6 mila falsi proclami» del presidente americano. Harari ha risposto con una lettera inviata al settimanale Newsweek, che ha ripreso la polemica negli Stati Uniti. Spiega di aver sempre autorizzato e qualche volta riscritto di persona gli adattamenti dei suoi libri per rispettare le diversità religiose, culturali, politiche: «Quando temo che trattare un tema porti a bandire quel saggio, sono pronto a intervenire sul testo. Questi cambiamenti non devono però alterare le mie idee. Equello che è successo con l'esempio dell'invasione dell'Ucraina per illustrare l'uso della disinformazione: mi sono rifiutato di presentare una versione degli eventi più vicina a quella ufficiale di Putin». Aggiunge: «Voglio essere letto dal più alto numero di persone possibile perché la risposta alle sfide del XXI secolo è la cooperazione globale. Non per soldi, certi mercati non sono particolarmente lucrativi». Come gli fa notare Leonid Bershidsky sul Moscow Times, «fa molto post-verità spiegare a chi è sottomesso a una dittatura la post-verità usando solo esempi da altre nazioni». E ad Harari — che nelle interviste ripete quanto l'omosessualità gli abbia insegnato a non prendere le opinioni per garantite — ricorda il film «Rocketman»: è stato distribuito in Russia dopo aver tagliato le scene di baci tra uomini. Elton John (è la sua kolossal-biografia) si è infuriato, la casa hollywoodiana Paramount si è giustificata: «Dobbiamo rispettare le tipicità locali».

Corriere della Sera-Fabrizio Dragosei:" Picchetti solitari per la morte dell'attivista gay"

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 Tutti coloro che hanno voluto commemorare ieri rattivista per i diritti degli omosessuali barbaramente assassinata hanno dovuto farlo ognuno per conto proprio. Nessun raduno è stato autorizzato a San Pietroburgo e quindi dozzine di persone hanno tenuto picchetti di una sola persona in varie strade della città del Baltico. Così, senza dover ottenere il permesso delle autorità, hanno potuto ricordare Yelena Grigoryeva, la quarantunenne che sabato notte è stata accoltellata al volto e alla schiena e strangolata. Gli inquirenti non hanno confermato che la Grigoryeva sia stata uccisa per la sua attività in difesa della minoranza LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), ma i suoi amici non hanno dubbi. La polizia aveva inizialmente fermato un sospetto che poi sarebbe stato rilasciato. In un clima di grande ostilità nei confronti della comunità dei «diversi», Yelena aveva ricevuto ripetute minacce. Il suo nome era finito sul sito di una organizzazione che si chiama «segare gli Lgbt» e che si rifà alla saga dei film «Saw» (sega, in inglese) che ha come protagonista un maniaco omicida con un cancro al cervello. L'invito a dare la caccia agli omosessuali era stato bloccato, e la Grigoryeva aveva chiesto protezione. Ufficialmente in Russia non c'è alcuna legge contro gli Lgbt. Dal 2013, però, è proibita la propaganda omosessuale indirizzata ai minori. Ma la legge ha finito per essere usata in maniera molto ampia, visto che i minori possono essere ovunque e vedere qualsiasi cosa. Quindi niente manifestazioni, niente Gay Pride, eccetera. Nel 2015 era uscita una legge che addirittura sembrava voler impedire ai transgender di mettersi alla guida di una vettura. Poi, dopo numerose proteste, il ministero dei Trasporti aveva dovuto chiarire che non era prevista una simile proibizione «per il solo fatto di avere un disordine di tipo sessuale». Spesso e volentieri è anche la chiesa a scagliarsi contro gli omosessuali. I vertici del Paese, poi, associano l'omosessualità alla questione demografica, visto che i russi fanno pochi figli. In questo contesto, le aggressioni non si contano. Per non parlare della Cecenia, dove le uccisioni sono state decine.

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