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A destra: Benjamin Netanyahu L'unica fonte citata da Davide Frattini è il giornalista di Haaretz Anshel Pfeffer, costantemente contro Benjamin Netanyahu come la testata che ne pubblica gli articoli. Non stupisce quindi che anche il pezzo di Frattini sia sbilanciato contro Netanyahu, a cui viene attribuita la responsabilità dell'impasse che ha impedito finora la formazione del nuovo governo dopo le elezioni. Il commento di Fiammetta Martegani su Avvenire è invece sintetico ma equilibrato. Ecco gli articoli: CORRIERE della SERA - Davide Frattini: "Netanyahu, la minaccia di elezioni anticipate"
Bibi ed Evet — i soprannomi che tra loro non usano più — si conoscono da 31 anni, da quando Avigdor Liberman ha chiesto di diventare assistente volontario per quel giovane viceministro degli Esteri. Il buttafuori immigrato dall'ex Unione Sovietica e diventato leader di partito già dimostrava l'intuito politico: allora aveva scommesso su Benjamin Netanyahu, ancora in corsa per conquistare il titolo di primo ministro più longevo di Israele, adesso scommette di poterlo mandare a casa. O almeno di costringerlo a sudare fino all'ultima goccia e all'ultimo minuto possibile per riuscire a formare la coalizione, dopo la vittoria del 9 aprile. Netanyahu esaurisce stasera a mezzanotte i 28 giorni (più l'estensione di 14) concessi per riuscire a chiudere le trattative. Liberman ha ormai proclamato di non voler tornare sulla poltrona di ministro della Difesa e ha accusato l'ex alleato di voler creare un governo «sottoposto alla legge ebraica», perché il dissidio nascerebbe dalle norme per costringere gli ultraortodossi a prestare il servizio militare, i partiti religiosi si oppongono. Senza Liberman e senza maggioranza, il premier ha dato ordine ai deputati del suo Likud di mettere sul tavolo la dissoluzione del Parlamento, in prima votazione è già stata approvata, le altre due sono attese per oggi. Israele tornerebbe alle elezioni nel giro di pochi mesi, la data prevista è tra la fine di agosto e la prima metà di settembre.
Per dimostrare di essere pronto a riaprire la campagna Netanyahu ha ieri stretto un patto con Moshe Kahlon e la sua formazione, correranno insieme. II presidente Reuven Rivlin promette di lasciare a Netanyahu «tutto il tempo necessario», ammette però di essere contrario all'idea di nuove elezioni. Il piano del Likud per licenziare i parlamentari da poco insediati potrebbe fallire e in quel caso il capo dello Stato può affidare il mandato a un altro politico, magari ai rivali diretti del premier dentro al partito. «Netanyahu ha vinto ad aprile? Forse no e di sicuro non ancora. Il suo errore è stato pensare di aver ricevuto un mandato personale dal popolo, Liberman gli sta dando una lezione politica», scrive Anshel Pfeffer, che al premier ha dedicato una biografia, sul quotidiano Haaretz. Se alla fine si tornasse a votare, la sfida sarebbe ancora di più tra Netanyahu e l'ex capo di Stato Maggiore Benny Gantz. Bibi è stato in grado di regolare i tempi della politica israeliana per dieci anni, adesso il calendario sembra contro di lui: le urne verrebbero riaperte a poche settimane dal faccia a faccia tra suoi legali e il procuratore generale dello Stato, l'annuncio definitivo dell'incriminazione per corruzione è fissato a dicembre. AVVENIRE- Fiammetta Martegani: "Lieberman fa 'leva' sugli ultraortodossi per nuove elezioni"
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