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Corriere della Sera - L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
22.05.2019 Crimini in Siria alla Corte internazionale, ma qualcuno dimentica i criminali
Commento di Marta Serafini, l'omissione dell'Osservatore Romano

Testata:Corriere della Sera - L'Osservatore Romano
Autore: Marta Serafini
Titolo: «Corte internazionale per i crimini dell'Isis (ma alla Siria non piace) - In Siria bambini uccisi anche a scuola e negli ospedali»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/05/2019, a pag.26, con il titolo "Corte internazionale per i crimini dell'Isis (ma alla Siria non piace)" il commento di Marta Serafini; dall' OSSERVATORE ROMANO, a pag. 2, l'articolo "In Siria bambini uccisi anche a scuola e negli ospedali" preceduto dal nostro commento.

Ecco gli articoli:

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Una strage da parte di terroristi dello Stato Islamico

CORRIERE della SERA - Marta Serafini: "Corte internazionale per i crimini dell'Isis (ma alla Siria non piace)"

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Marta Serafini

 

Una questione morale e simbolica, perché nei libri di storia non si possa dire che abbiamo girato la testa dall’altra parte. Così l’ha definita in un’intervista al Financial Times il socialdemocratico e ministro dell’Interno svedese Mikael Damberg. Sul tavolo, la creazione di un tribunale internazionale per giudicare i crimini commessi dai miliziani dell’Isis in Siria e in Iraq. Il modello è quello delle Corti per l’ex Jugoslavia e il Rwanda. L’obiettivo, ancora una volta, è evitare che crimini di guerra quali decapitazioni, stupri, riduzione in schiavitù e massacri restino impuniti. Ovviamente il processo giuridico che dovrebbe portare alla creazione del tribunale non è affatto semplice, tanto più che la Siria di Assad difficilmente acconsentirà a lavorare con il resto della comunità internazionale, per il timore che la Corte diventi una minaccia per la sopravvivenza del regime. Ma le pedine sullo scacchiere iniziano a muoversi. Fin qui al fianco della Svezia si sono schierate la Gran Bretagna e l’Olanda, Paesi che non a caso hanno un alto numero di foreign fighters. Un tribunale internazionale — che nei piani dovrebbe avere sede in Iraq per agevolare le indagini e il reperimento di prove — permetterebbe anche di sciogliere il nodo dei miliziani stranieri di cui una parte resta nelle mani dei curdi. E non solo. Come sottolineato da Damberg, portare alla sbarra i jihadisti che hanno stuprato le donne yazide o che hanno decapitato i giornalisti dopo averli rapiti, rappresenterebbe un monito per tutti coloro che pensano di arruolarsi in una milizia sperando nell’impunità del campo di battaglia. E ancora: una Corte internazionale potrebbe offrire la risposta che né gli Stati Uniti né l’Europa sono stati in grado fin qui di dare nella lotta al terrorismo, preferendo la scorciatoia della repressione e della tortura alla faticosa strada della giustizia.

L'OSSERVATORE ROMANO: "In Siria bambini uccisi anche a scuola e negli ospedali"

OR riporta i numeri dei crimini che si sono verificati e ancora si verificano in Siria, ma non scrive nulla sui responsabili - dallo Stato Islamico all'esercito di Assad, appoggiato da Hezbollah e dall'Iran -. Il risultato è un pezzo che descrive crimini senza criminali: una omissione che compromette la comprensione del lettore, considerandoli dei bambini incapaci di ragionare.

Ecco il pezzo:

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Il dittatore Assad con l'ayatollah Khamenei

I bombardamenti nel nord ovest della Siria continuano a non risparmiare i bambini. Lo denuncia l'organizzazione internazionale Save the Children che, in un comunicato diramato ieri, menziona la morte di almeno 38 piccoli e il ferimento di altri 46 soltanto dall'inizio del mese scorso. L'amaro bilancio sottolinea come la furia delle violenze non si curi di alcun luogo: nove bambini sono stati uccisi mentre erano a scuola, undici nelle loro case, sette al mercato. Come se non bastasse, neanche chi è più vulnerabile è risparmiato: nei dati diffusi dall'organizzazione, infatti, due bambini si trovavano in un campo per sfollati e uno era in ospedale. Altri dodici minori hanno perso la vita in una ventina di giorni, da quando la violenta escalation degli scontri ha costretto alla fuga 180.000 persone, tra cui 80.000 minori. «Migliaia di famiglie sono fuggite dalla zona nord di Hama verso città a ridosso del confine con la Turchia, ma hanno dovuto cercare rifugio nelle campagne e lungo le strade perché i campi profughi, in cui la popolazione è quadruplicata, sono ormai sovraffollati» specifica l'ong. Le Nazioni Unite riferiscono che i bombardamenti nell'area nord occidentale del paese hanno danneggiato 18 strutture sanitarie deputate all'assistenza di circa 200.000 persone: in un raid aereo su un ospedale, quattro operatori che prestavano servizio hanno perso la vita. Di conseguenza, diverse strutture sanitarie hanno sospeso le loro attività e le poche ancora operative denunciano un esubero di pazienti. Domenica scorsa, quattro bambini e la loro catechista sono invece morti a causa di un razzo sparato dai ribelli su un villaggio cristiano. A causa delle violenze, la metà delle scuole di Hama ha chiuso, impedendo a 250.000 studenti di accedere a un'adeguata istruzione, come invece sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (art.26). Sonia Khush, direttrice di Save the Children per la Siria, ha dichiarato che «gli attacchi sui civili sono illegali, e le parti in conflitto hanno l'obbligo di evitarli». Khush ricorda inoltre come, in otto anni di conflitto, non s'è mai arrestato l'esodo di migliaia di sfollati, tra cui intere famiglie, verso il nord del paese e questo espone maggiormente i civili agli scontri: «Chiediamo a tutte le parti in conflitto di rispettare il diritto umanitario internazionale e la normativa a tutela dei diritti umani. Devono essere predisposti i meccanismi necessari perché i colpevoli dei crimini contro i civili, in particolare coloro che compiono gravi violazioni contro i bambini, siano perseguiti» ha detto Khush. Save the Children, insieme ad altre ong, chiede ai partner internazionali di garantire la sicurezza dei bambini che sono costantemente minacciati nell'area, assicurandosi che le parti in conflitto rispettino il diritto e gli standard umanitari internazionali di protezione per tutti i civili, inermi spettatori di un conflitto che non sembra voler cessare.

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