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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.05.2019 Salone del Libro: la Lega apre il fronte all'ignoranza
Cronaca di Luca Ferrua, Paolo Morelli intervista Ernesto Ferrero

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Luca Ferrua - Paolo Morelli
Titolo: «Salone del libro, la Lega attacca: 'Il direttore si deve dimettere'. Cinque Stelle e Pd lo difendono - 'Io invitai Israele, ci furono tensioni. Stavolta ha sbagliato solo Raimo'»

endiamo dalla STAMPA di oggi, 14/05/2019, a pag.2 con il titolo "Salone del libro, la Lega attacca: 'Il direttore si deve dimettere'. Cinque Stelle e Pd lo difendono", la cronaca di Luca Ferrua; dal CORRIERE della SERA - Torino, a pag. 2, con il titolo "Io invitai Israele, ci furono tensioni. Stavolta ha sbagliato solo Raimo", l'intervista di Paolo Morelli a Ernesto Ferrero.

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Nicola Lagioia

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Luca Ferrua: "Salone del libro, la Lega attacca: 'Il direttore si deve dimettere'. Cinque Stelle e Pd lo difendono"

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Luca Ferrua

Nel giorno del trionfo del Salone del Libro di Torino arriva l’attacco frontale. A chiedere la testa del direttore Nicola Lagioia è Fabrizio Ricca, segretario della Lega a Torino e in corsa per un posto in Regione: «Deve dimettersi e deve fare lo stesso il suo direttivo. Non è francamente accettabile che il direttore di un evento importante come il Salone del Libro, in crescita e con una credibilità democratica internazionale da difendere, faccia partire un boicottaggio contro lo stesso evento che organizza». Il tema sul tavolo è ancora la cacciata della casa editrice vicina a CasaPound, ma le parole del trentratreenne consigliere comunale a Torino non giungono a caso perché il suo comunicato appare su WhatsApp pochi minuti dopo un incontro - in una delle stanze di Palazzo Chiablese, sede della Soprintendenza torinese - con la sottosegretaria del Mibac Lucia Borgonzoni con il candidato del centrodestra alla Regione Alberto Cirio. Lo stesso Cirio che più tardi interverrà sull’argomento: «Certo è che, se saremo noi alla guida della Regione, il Salone dovrà essere un luogo in cui la libertà di espressione viene garantita a tutti. Non accetteremo un’impostazione che miri a piegarlo alle sensibilità politiche di turno».
Il fuoco incrociato fa alzare in pochi minuti gli scudi della sindaca Appendino e del presidente della Regione Chiamparino a difesa di Lagioia e della scelta del Salone - ma presa dalla politica - di cacciare l’editore AltaForte. La sindaca Cinquestelle ha i toni più forti: «Non permetteremo alla Lega di distruggere il lavoro di tre anni col quale abbiamo faticosamente salvato il Salone. Nicola Lagioia, direttore della rinascita del Salone, non si tocca, è patrimonio della città. Se la Lega vuole prendersela con qualcuno se la prenda con chi si è assunto la responsabilità politica della scelta, ovvero la sottoscritta». Il direttore del Salone diventa il vessillo intorno al quale Città e Regione, Pd e Cinquestelle, si compattano e anche Chiamparino rincara la dose: «Lagioia non si tocca, ha saputo raccogliere l’eredità del Salone, rilanciarla, rafforzarla. È il direttore ideale in questo momento e per i prossimi anni. Ci sono i risultati a dimostrarlo».
Fronte compatto come lo è stato in questi giorni tutto il Salone nel nome dell’antifascismo. Un fronte subito pronto a ricordare che per cambiare il direttore ci vogliono i voti di tutto il comitato di indirizzo e che la Regione ne ha solo uno su otto.
Se il fronte Pd-Cinquestelle fa quadrato intorno a Lagioia la Lega non lascia solo il giovane Ricca e nel tardo pomeriggio scende in campo anche la sottosegretaria del Mibac Lucia Borgonzoni che sposta il mirino dalla vicenda CasaPound: «Tutta questa storia è cominciata quando Christian Raimo, consulente di Lagioia, ha fatto su Facebook la sua lista di proscrizione. Ha puntato il dito su Buttafuoco, Giuli, Borgonovo, Francesco Giubilei e altri. Una lista talmente antidemocratica che chi non si indigna non ha capito cos’è la democrazia». «Raimo - aggiunge la sottosegretaria - si è dimesso e posso dire che non me ne importa nulla, ma il Salone non ha mai chiesto scusa né preso le distanze da uno dei componenti dello staff del suo direttore. Lagioia è ancora in tempo per scusarsi: ci sono persone che dopo quella lista sono state minacciate di morte o hanno vissuto il Salone sorvegliate dalla Digos. Mi stupisco che Chiamparino e soprattutto Appendino non si siano resi conto della gravità di quel gesto. La polemica è cominciata tutta lì. Non valuto il Salone bello o brutto, un successo o un insuccesso. Valuto antidemocratica quella lista».
La sensazione è che la polemica non sia finita anche perché dalle parole di Appendino il Comune Cinquestelle, che ha lavorato in operosa armonia con la giunta piemontese a guida Pd, prepara le trincee nel caso a guidare la Regione arrivi il centrodestra: «La Lega la smetta di strumentalizzare patrimoni del territorio come il Salone per instillare polemiche di bassissimo livello che non servono a nessuno».

CORRIERE della SERA Torino - Paolo Morelli: "Io invitai Israele, ci furono tensioni. Stavolta ha sbagliato solo Raimo"

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Ernesto Ferrero

Ernesto Ferrero, storico ex direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino, scava velocemente tra i ricordi. È stato al vertice della fiera dal 1998 fino all’arrivo di Nicola Lagioia, che ha guidato il suo primo Salone nel 2017. Scrittore, con un passato in case editrici di altissimo livello come Einaudi e Garzanti, Ferrero può ripercorrere alcune delle esperienze vissute nelle vesti di direttore editoriale del Salone. «L’intoppo più difficile? Quando invitammo Israele come Paese ospite d’onore». Era il 2008. Lo spunto per ripensare a quei momenti arriva a seguito delle reazioni arrivate in questi giorni dalle forze politiche, che mai come in questo momento stanno attaccando o difendendo i vertici del Salone, soprattutto per quanto riguarda la posizione dell’attuale direttore, Nicola Lagioia. Per quanto sia stato già difeso dalle istituzioni.

Ernesto Ferrero, cosa accadde quella volta con Israele al Salone? «Ci fu una levata di scudi da parte della sinistra filo palestinese, fu una protesta contro la scelta di avere Israele che diede vita anche a un enorme corteo su via Nizza, in uno dei giorni del Salone. In quel caso fu gestito molto bene dalla Digos di Torino, che ha dirigenti davvero in gamba e che voglio ringraziare ancora. Ecco, quello fu un giorno molto difficile ma tenemmo duro, perché una volta scoppiata la bolla di quella contestazione non ci furono incidenti e proseguimmo il nostro lavoro».

Ora però la situazione è diversa, con la Lega che chiede le dimissioni di Lagioia anche a causa delle dichiarazioni di Christian Raimo. «Giudico deprecabile l’iniziativa di Raimo, che si poteva assolutamente evitare, perché in questo modo ha avviato una colossale campagna promozionale a favore del soggetto demonizzato (diversi editori oltre a quello lasciato fuori dal Salone del Libro, citati nel noto post su Facebook, ndr). La cosa migliore sarebbe stata il silenzio, così nessuno si sarebbe accorto dell’esistenza di quella casa editrice e di quel signore. Anche perché il pubblico del Salone è molto preparato e selettivo, la cosa si sarebbe esaurita lì».

Cosa pensa della richiesta di dimissioni avanzata dal capogruppo della Lega in Consiglio comunale? «Mi sembra del tutto insensata. Peraltro la decisione di escludere quell’editore non è stata neanche presa da Nicola Lagioia, ma da Sergio Chiamparino e Chiara Appendino insieme, quindi due istituzioni, la Regione Piemonte e il Comune di Torino. Al massimo dovrebbe chiedere conto a loro. E poi se entrassimo nel merito delle cose nessuno potrebbe rimproverare al direttore di non aver fatto un Salone all’altezza. Tutto il resto è strumentalizzazione politica di basso profilo».

Ingiusto attaccarlo? «Non si capisce per che cosa e da chi debba essere mandato via. Lui, anzi, è una vittima di questa situazione e non l’ha certamente propiziata. È stato “tradito” da uno dei suoi, ma essere traditi non è mai una colpa».

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