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A destra: Matteo Salvini con Vladimir Putin Secondo il sondaggio riportato dalla Stampa, per la maggioranza degli italiani è Matteo Salvini a dettare la linea della politica estera italiana. Salvini, come i 5 stelle con cui governa, si dice amico del dittatore russo Vladimir Putin e sostiene un regime antidemocratico e tiranno come quello di Maduro in Venezuela, che l'articolo di Paolo Mastrolilli e l'editoriale del Foglio oggi descrivono in modo corretto. La Lega, inoltre, si dichiara a parole amica di Israele, ma non ha fatto finora nulla nella direzione dello spostamento dell'ambasciata italiana da Tel Aviv a Gerusalemme. L'Italia inoltre continua a tenere aperti due consolati a Gerusalemme - uno dei due si occupa dei rapporti con l'Anp del dittatore "moderato" Abu Mazen ed è nella zona est della città -, mentre dovrebbe unificarli perché Gerusalemme, città unita, è capitale di Israele. Se la Lega è davvero amica di Israele e non solo per slogan sarebbe ora di dimostrarlo. Ecco gli articoli: LA STAMPA - Francesca Sforza: "Per gli italiani è il leader leghista a guidare la politica estera"
Chi decide la politica estera italiana? Secondo la maggioranza degli italiani il politico che ha la maggiore capacità di influenzare scelte e strategie è il Ministro degli Interni Matteo Salvini, seguito dal premier Giuseppe Conte e dal presidente della Repubblica Mattarella. Ultimo in classifica il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, che secondo il rapporto di ricerca dedicato al tema «Gli italiani e la politica estera», realizzato dall’Università di Siena in collaborazione con l’Istituto Affari Internazionali di Roma, è considerato influente solo dal 7 per cento degli intervistati. Nel complesso, stando ai dati del sondaggio, gli italiani sono piuttosto critici sull’azione di governo in politica estera (anche se meno di quanto non lo fossero rispetto al precedente governo Gentiloni) e sono convinti che il nostro Paese non sia sufficientemente protagonista sulla scena internazionale. Interessante tuttavia notare che a fronte di una generale sfiducia sul peso dell’Italia nel mondo, aumenta la consapevolezza, rispetto agli stessi dati registrati negli anni passati, dell’importanza nelle decisioni di politica estera per il sistema paese. LA STAMPA - Paolo Mastrolilli: "Il regime tenuto in vita da soldati e 007 cubani" Washington dice che sono militari, schierati per tenere in piedi il regime chavista; L’Avana risponde che sono medici e personale civile, impegnati ad aiutare la popolazione. Nessuno però dubita che Cuba abbia un ruolo centrale in Venezuela, e il presidente Trump ha minacciato di imporre un embargo totale contro l’isola, se non smetterà le sue operazioni in difesa di Maduro. IL FOGLIO: "Nessun imperialismo in Venezuela" Come al solito il veleno contro Trump non poteva mancare, scrivere che in America Latina soffia un vento anti Usa per colpa di Trump, può venire in mente a chi soffre di ostilità maniaca talmente forte da orientare l'intera linea del giornale. Tutti i media hanno riportato che Maduro aveva già la valigia pronta per la fuga, ma è stato dissuaso da Putin, sul quale il Foglio non apre bocca. Altro che Trump! Ieri in Venezuela è stato il giorno della contromarcia – la marcia cupa del dittatore Nicolás Maduro, vestito di verde scuro militare e attorniato da centinaia di soldati, che hanno sfilato per le strade di Caracas con le armi spianate, per minacciare e al tempo stesso dimostrare la propria forza. Il significato della marcia era: l’“Operazione Libertà” del leader dell’opposizione Juan Guaidó non è riuscita. Guaidó voleva convincere l’eserci - to venezuelano, che tiene le chiavi del potere, a passare dalla sua parte. Ci ha provato, ha occupato una base militare, si è mostrato con qualche plotone amico. Ma il corpaccione dei militari sta ancora con la dittatura e, senza esercito, in Venezuela non si fa la rivoluzione. Ci sono molte teorie sul perché la rivolta non è riuscita. Ieri il Wall Street Journal ha scritto che per settimane c’erano state trattative tra l’opposizione e il regime, che si era parlato di un possibile accordo che prevedeva una buonuscita per Maduro, garanzie per i militari e una transizione pacifica, ma per qualche ragione l’accordo si è spezzato. Lo stallo rimane, il Venezuela soffre, e Maduro in televisione può annunciare che ancora una volta il “complotto imperialista” è stato sventato. Ecco, soffermiamoci su questo punto. Maduro, e Hugo Chávez prima di lui, amano parlare di imperialismo che vuole distruggere il Venezuela, dove imperialismo sta per: gli americani. Sono dichiarazioni che fanno leva su un fortissimo sentimento anti yankee che permane in tutta l’America latina dopo i decenni della Guerra fredda, e che l’elezione di Donald Trump ha riportato in auge più che mai. Da gennaio, Trump si è espresso più volte a favore di un regime change in Venezuela, e questo ha portato i teorici del complotto al parossismo. Ma la rivoluzione venezuelana non è una manovra militaristica di Washington. E’ una rivolta contro un regime corrotto, per la democrazia e per il pane. Stare con un dittatore che ha affamato il suo popolo soltanto per dare addosso all’imperialista Trump sarebbe da pazzi. Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare:
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