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Il Foglio - Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.04.2019 in Brunei lapidazione per gay e adulteri. Ecco l'ipocrisia di chi sta zitto
Commenti di Giulio Meotti, Paolo Salom

Testata:Il Foglio - Corriere della Sera
Autore: Giulio Meotti - Paolo Salom
Titolo: «Sultani e conformisti - Lapidazione per gay e adulteri. Il mondo contro il Brunei»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/04/2019, a pag.1 con il titolo "Sultani e conformisti" il commento di Giulio Meotti; dal CORRIERE della SERA, a pag. 16, con il titolo "Lapidazione per gay e adulteri. Il mondo contro il Brunei", il commento di Paolo Salom.

Ecco gli articoli:

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Il sultano del Brunei

IL FOGLIO - Giulio Meotti: "Sultani e conformisti"

 

 

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Giulio Meotti

Roma. Da ieri, nel Brunei, gay e “adulteri” rischiano la lapidazione. Il piccolo regno islamico, fra i massimi produttori al mondo di gas liquido, ha introdotto la pena coranica basata sulla sharia. E’ una direttiva del sultano Haji Hassanal Bolkiah, uno dei leader più ricchi del mondo. Se in Italia sul congresso sulle famiglie di Verona e in Francia sulle Sentinelle e la Manif c’è stata grancassa mediatica, sul sultano nessuna personalità si è mossa. Uniche eccezioni George Clooney, che ha invitato a boicottare gli hotel di lusso del Brunei, e due giorni fa un appello di trenta intellettuali sul Figaro. “Una nuova e grave violazione dei diritti umani sta colpendo il Brunei: la pena di morte per lapidazione per gli omosessuali e gli adulteri”, si legge nell’appello. “Questa punizione, particolarmente barbara e retrograda, è stata promossa con il pretesto di qualche legge pseudo coranica, l’abominevole sharia”. I firmatari parlano di farsesca “giustizia islamica” contro cui si devono unire gli “umanisti e democratici”. “Ho firmato perché è un dovere umano”, dice al Foglio il filosofo francese Robert Redeker, che ha apposto il suo nome all’appello assieme ai coniugi Badinter e altri. “Questo è ciò che il cristianesimo chiama carità. L’ho fatto indipendentemente dalle questioni geopolitiche”. Eppure, Redeker non può fare a meno di notare il doppio standard. “La sinistra è stata giustamente scioccata dall’attentato di Christchurch, ma non dice nulla sui molteplici attacchi mortali ai cristiani”. “A che serve difendere i cristiani? Non paga niente!”, scrive Anne-Sophie Chazaud sul Figaro. “L’ipocrisia è lì: stare zitti in un caso e fare un gran rumore nell’altro”, continua al Foglio Redeker. “In Francia, la sinistra considera normale e sano essere anticattolico. Credo che l’anticattolicesimo sia profondamente radicato nella psicologia della sinistra. Penso che queste persone, trovando normale che il cattolicesimo venga attaccato anche violentemente, sistemano i conti con se stessi, con la propria immaturità psicologica”. Da qui gli attacchi in occidente a chi parla di famiglia naturale. “E’ un neoconformismo dei costumi che spacciano per progressismo”, ci dice Redeker. “Un’intera sezione della letteratura e della filosofia di due secoli ha finito per rendere normale questo tipo di opposizione. Ma ciò che era audace nel XIX secolo è diventato un cliché. In effetti, questo falso anticonformismo tratto dalla cultura letteraria è indispensabile per un posto ben consolidato e ben inserito in società”. Clooney si è mosso dove gli intellettuali hanno taciuto. “Gli intellettuali, da Sartre a Foucault, hanno mentito così tanto. Sono animati dall’odio contro la civiltà da cui provengono e che li nutre (hanno cariche da piccolo-borghesi all’università o nei media). Sono quelli che hanno visto la verità a Mosca, in Mao o in Pol Pot (come il goscista Alain Badiou). Questo terzomondismo non ha rispetto per la verità. Fornisce priorità agli interessi ideologici, l’Altro è buono per definizione, non possiamo criticarlo e quando fa del male è colpa nostra. Questa asimmetria dell’assoluta preferenza per l’altro si trova in tutti i campi. Il presupposto, che esisteva già al tempo delle proteste contro la guerra del Vietnam, è che noi, l’Europa, siamo cattivi per definizione. E’ una forma di gnosticismo, addirittura di catarismo”. Aggressivi con il Papa e i cattolici. Mansueti con il sultano e gli islamici. La vecchia storia del forte coi deboli ma debole coi forti.

CORRIERE della SERA - Paolo Salom: "Lapidazione per gay e adulteri. Il mondo contro il Brunei"

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Paolo Salom

Se consideriamo la ricchezza gestita dal fondo che fa capo al governo del Brunei — oltre 30 miliardi di dollari, indistinguibili dalle fortune personali del sultano Hassanal Bolkiah — il boicottaggio di nove alberghi di proprietà del suddetto fondo (due dei quali in Italia: l’Hotel Eden a Roma e il Principe di Savoia a Milano) difficilmente farà cambiare idea al padre padrone del piccolo Stato del Sud-Est asiatico. Tuttavia, il gesto — per quanto simbolico — proposto da stelle internazionali come George Clooney, Elton John e Ellen DeGeneres, ha quanto meno avuto l’effetto di accendere i riflettori sul sultanato che dal 2014 ha promosso un’applicazione sempre più rigorosa della sharia. «Vogliamo davvero contribuire a pagare per queste violazioni dei diritti umani? — ha detto Clooney —. Ho imparato negli anni che non si riesce a influenzare questi regimi assassini ma che si possono influenzare le banche, i finanziari e le istituzioni che fanno affari con loro e che preferiscono girarsi dall’altra parte». Nel Paese incastonato nel Borneo, indipendente dalla Gran Bretagna dal 1984 e benedetto da riserve gigantesche di petrolio e gas, da ieri è in vigore un articolo del codice penale ispirato alla legge religiosa islamica che prevede la morte per lapidazione per adulteri e gay, non importa se di fede musulmana, stranieri o «bambini». La riforma, che segue altri provvedimenti ispirati al Corano (come la multa per chi si «dimentica» di pregare al venerdì o il divieto ai non musulmani di celebrare in pubblico il Natale o di pronunciare 19 parole riservate all’islam, una delle quali è «Allah»), ha suscitato la condanna delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e delle ong e associazioni per i diritti umani. Cosa che non ha provocato grande apprensione nel Brunei. Il sultano, intervenuto in diretta tv, ha confermato di «volere che gli insegnamenti dell’islam nel Paese siano rafforzati». Ha anche parlato del Brunei come una nazione «giusta e felice». Al contrario l’Onu ha descritto le nuove norme come «crudeli e inumane». Mentre l’Ue sostiene che «equivalgono a torture, atti di trattamento crudele, inumano o degradante». C’è chi prova a giustificare la mossa del sultano — noto per le sue stravaganze: vive in un castello di 1.800 stanze e possiede decine di auto di lusso — con il rallentamento di un’economia dipendente dal prezzo del barile. Lui risponde che la sharia servirà a mantenere «pace e ordine». Le critiche del mondo, per ora, non lo preoccupano.

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