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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/03/2019, a pag. 16, con il titolo "Macron caccia il prefetto e vieta gli Champs-Elysées ai gilet gialli" la cronaca di Letizia Tortello; dal CORRIERE della SERA, a pag. 17, con il titolo "Macron silura il prefetto di Parigi. E chiude gli Champs Élysées", il commento di Stefano Montefiori.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Letizia Tortello: "Macron caccia il prefetto e vieta gli Champs-Elysées ai gilet gialli"
I gilet gialli non potranno più sfilare sugli Champs-Élysées. Dopo le violenze della manifestazione di sabato scorso, la diciottesima dal 17 novembre, il governo corre ai ripari. La furia dei contestatori ha messo a fuoco e fiamme interi quartieri della città, sono stati devastati o saccheggiati 91 negozi, date alle fiamme edicole, auto, vetrine, banche. Macron è stato accusato di «lassismo» per una brutalità senza precedenti che ha colpito la capitale, tanto che ieri, la prima reazione è stata quella di sollevare dalle sue funzioni il prefetto responsabile di Parigi Michel Delpuech, sostituito in corsa dal collega Didier Lallement, come ha annunciato il primo ministro, Edouard Philippe. Corriere della Sera - Stefano Montefiori: "Macron silura il prefetto di Parigi. E chiude gli Champs Élysées"
«Sì, sabato prossimo gli Champs Élysées saranno vietati ai manifestanti», risponde Emmanuel Macron all’inizio del dibattito organizzato all’Eliseo con 65 intellettuali. Il primo a prendere la parola è Pascal Bruckner, che come preannunciato ieri al Corriere chiede conto al presidente del clima di «quasi guerra civile, di colpo di Stato al rallentatore che la Francia vive da quattro mesi a questa parte». Macron replica che occorre distinguere tra il diritto a manifestare, che è garantito dalla Costituzione e va rispettato, e l’opera di distruzione di «persone che ormai non sanno neanche più perché scendono in piazza, che appartengono agli estremismi di destra e di sinistra e che forse sono anche espressione di un nuovo nichilismo». Di fronte agli economisti, scrittori, sociologi, storici, filosofi, politologi, scienziati e giuristi, Macron riconosce le sue responsabilità: «Diciotto mesi dopo essere entrato in funzione, non sono riuscito a dare prospettive a tutta una categoria della popolazione, a causa di certe decisioni o della lentezza nella loro esecuzione». Poi si oppone al «livellamento auspicato da molti secondo il quale la democrazia sarebbe un dibattito permanente dove tutte le posizioni si equivalgono, senza arrivare a prendere decisioni», si schiera contro l’ipotesi di un «referendum permanente» e rivendica la necessità di fare valere l’autorità legittimata dal voto. Quindi Macron evoca le decisioni prese poche ore prima con il governo. Silurato il prefetto di Parigi Michel Delpuech, ritenuto responsabile dei «disfunzionamenti» nella gestione dell’ordine pubblico perché secondo il premier Edouard Philippe «non ha eseguito in modo corretto» le consegne del potere politico. In particolare, viene contestato a Delpuech il fatto di avere raccomandato agli agenti di non usare il «flashball», il fucile che spara pallottole di gomma responsabile di decine di ferimenti gravi, diventati simbolo delle violenze delle forze dell’ordine. Solo un mese fa, quando molte voci davano Delpuech sul punto di dimettersi perché indebolito dallo scandalo Benalla e dai moti di piazza , Macron lo aveva pubblicamente rassicurato e lodato durante la cena del Crif (il Consiglio delle istituzioni ebraiche). Ieri invece Delpuech è stato sacrificato, anche per salvare il ministro dell’Interno Castaner, messo in imbarazzo da un video che lo riprende in discoteca la sera prima degli scontri. Al posto di Delpuech il nuovo prefetto di Parigi sarà Didier Lallement, che si è fatto una reputazione di duro in Nouvelle Aquitanie. Il premier Philippe ha annunciato il divieto di manifestazioni anche in Place Pey-Berland a Bordeaux in Place du Capitole a Toulouse, ha evocato l’uso di droni per controllare la folla, e ha promesso un maggior numero di arresti per fermare le violenze. Philippe ha accusato i leader dei gilet gialli che «hanno incoraggiato e legittimato le violenze e continuano a farlo senza vergogna». Ancora domenica Eric Drouet ha annunciato una nuova grande protesta fra tre settimane. «Ho chiesto al ministro dell’Interno di fare intervenire la giustizia», ha detto Philippe in televisione. Dall’inizio delle proteste, il 17 novembre, i danni in tutta la Francia sono stimati in 170 milioni di euro, senza contare quelli di sabato scorso. Per inviare la propria opinione, telefonare: lettere@lastampa.it https://www.corriere.it/scrivi/ |
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