|
| ||
|
||
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/02/2019, a pag.9 con il, titolo "Guaidó resta in Colombia e avverte Maduro: 'Tutte le opzioni per liberare il Venezuela' " la cronaca di Emiliano Guanella; dal FOGLIO, a pag. III, il pezzo "A Caracas il collasso di un modello" tratto dal Washington Post. Ecco gli articoli: LA STAMPA - Emiliano Guanella: "Guaidó resta in Colombia e avverte Maduro: 'Tutte le opzioni per liberare il Venezuela' " Il catenaccio della Stampa riporta a proposito di Juan Guaidò: "Il leader dell'opposizione si affida agli alleati". Consigliamo a Guaidò di non fidarsi troppo e di procedere con le proprie forze, se vuole davvero cambiare volto al regime dittatoriale di Maduro in Venezuela. Ecco il pezzo:
Scendendo le scale dell’aereo militare che lo ha portato da Cucuta a Bogotà, con onori da Capo di Stato, Juan Guaidó deve aver fatto mente locale a tutto quello che è successo negli ultimi quaranta giorni nella sua vita e alle scelte difficili da compiere adesso. IL FOGLIO: "A Caracas il collasso di un modello" Il pezzo del Washington Post rielaborato dal Foglio è superficiale nel descrivere i lati positivi del regime venezuelano di Chavez, poi ereditato dal dittatore Maduro (su cui invece viene espresso un fermo giudizio di condanna totale). La crescita dell'economia durante gli anni di Chavez era dovuta esclusivamente all'aumento del prezzo del petrolio, di cui il Venezuela è un grande esportatore, non da riforme della struttura economica socialista del Paese. Non è, in ogni caso, un merito del regime. Ecco il pezzo: Dall’inizio delle proteste in Venezuela contro il presidente Nicolás Maduro, Flora Blanco, una sarta di 57 anni, si è ripetutamente scontrata con suo marito su una domanda fondamentale: il socialismo ha ucciso il Venezuela?”. Così inizia l’articolo di Anthony Faiola, che sul Washington Post cerca di rispondere a questa domanda. Flora Blanco ha perso ogni speranza con il socialismo (“E’ una farsa”), mentre suo marito è ancora convinto che l’ideologia di Hugo Chávez abbia restituito dignità ai lavoratori. Molti osservatori notano che il ruolo del socialismo nella crisi venezuelana è più complesso di quanto riconosca l’opinione pubblica. Le politiche socialiste finanziate attraverso le esportazioni di petrolio hanno reso il Venezuela una delle società più eque dell’emisfero occidentale. Tuttavia, hanno anche distorto i prezzi e i tassi di cambio, danneggiando l’economia del Venezuela. Molti manifestanti venezuelani vogliono farla finita col socialismo, altri vogliono semplicemente liberarsi del presidente Maduro. Secondo i sondaggi, un terzo dei cittadini continua a credere nel socialismo – ma soltanto la metà di loro ha fiducia in Maduro. “Chávez ha fatto degli errori, ma aveva una vera vocazione sociale”, ha detto Juan Barreto, un ex sindaco di Caracas: “Il sistema imposto da Maduro non ha nulla a che fare col socialismo. Maduro è semplicemente un despota”. Ultimamente, molti ex sostenitori di Chávez hanno fatto mea culpa, e si sono schierati contro Maduro. L’economia del Venezuela è cresciuta dal 2003 al 2007 sotto la presidenza di Chávez, soprattutto grazie all’aumento del prezzo del petrolio. C’è stata una recessione dopo il crollo di Wall Street nel 2008, ma le contraddizioni dell’èra Chávez non erano nulla rispetto a oggi. Il Venezuela è un lontano parente del socialismo occidentale: non puoi paragonarlo al welfare del Canada e della Francia. Per molti osservatori, è sbagliato dare la colpa al sistema economico. La Bolivia ha vissuto un periodo di crescita prolungata malgrado lo statalismo dell’ex presidente di sinistra, Evo Morales. Ancora oggi, molti venezuelani hanno nostalgia di Chávez. Nella periferia di Caracas c’è una sua statua in cima a una collina. Dopo la morte di Chávez nel 2013, molti residenti hanno costruito un santuario per commemorarlo. Tuttavia, le proteste delle ultime settimane hanno polarizzato l’opinione pubblica. Alcuni “non vogliono più sentire pronunciare la parola ‘socialismo’”, altri continuano ad avere dubbi sul leader dell’opposizione Juan Guaidó. “Se ne dovrebbe andare in America, agisce per conto loro”, ha detto Elisabeth Torres, la custode del santuario di Chávez. Molti altri continuano a essere fedeli al regime perché hanno paura – temono di subire la repressione del governo e di perdere le scorte di cibo che vengono elargite dallo stato. “Io sto dalla parte di Maduro perchè è il presidente”, ha detto Maria Alejandra Sanchez, una giovane madre che frequenta il santuario di Chávez: “Ma lui (Maduro, ndt) non è all’altezza del suo predecessore. Io vivo come una mendicante, non ho i soldi per nulla. Ciò che mi resta è andare a casa, piangere e deprimermi”. Per inviare la propria opinione, telefonare a: lettere@lastampa.it lettere@ilfoglio.it |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |