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La Stampa-Il Giornale Rassegna Stampa
17.02.2019 Alain Finkielkraut insultato e aggredito a Parigi
Commenti di Maurizio Molinari,Fiamma Niresntein, cronaca di Leonardo Martinelli

Testata:La Stampa-Il Giornale
Autore: Maurizio Molinari-Fiamma Nirenstein-Leonardo Martinelli
Titolo: «Gilet gialli e odio antiebraico-I padri movimentisti dell'antisemitismo-Gilet gialli aggrediscono filosofo:sporco ebreo»

Riprendiamo oggi, 17/02/2019, l'aggressione contro Alain Finkielkraut a Parigi dalla STAMPA con l'editoriale del direttore Maurizio Molinari e il commento di Fiamma Nirenstein a pag.12 sul GIORNALE. La cronaca è di Leonardo Martinelli, a pag.10 sulla STAMPA

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Alain Finkielkraut, insultato e aggredito

La Stampa-Maurizio Molinari:" Gilet gialli e odio antiebraico"

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Maurizio Molinari

L'aggressione dei Gilet Gialli contro il filosofo francese Alain Finkielkraut ci dice che il più pericoloso antisemitismo è tornato nel cuore dell'Europa. A descriverlo è quanto avvenuto in boulevard Montparnasse, a Parigi, nella giornata di ieri. Un gruppo di Gilet Gialli ha riconosciuto il filosofo, lo ha spinto in un angolo e mentre lui era spalle al muro uno dei manifestanti gli si è avvicinato, gli ha puntato l'indice contro ed ha iniziato a gridare «noi siamo il popolo, noi siamo il popolo». Altri Gilet Gialli sono arrivati, Finkielkraut si è allontanato protetto da alcuni passanti e dietro di lui i manifestanti gli hanno gridato: «Torna a Tel Aviv», «Palestina, Palestina», «vi cacceremo». Più il filosofo era lontano, più le grida dei Gilet Gialli crescevano, con i singoli che si toglievano mascherine e passamontagna per meglio gridare la propria rabbia. La sovrapposizione fra esaltazione del «popolo», insulti antisemiti, odio antisionista e promesse di espulsioni rappresenta quanto di più simile e contemporaneo puó esserci alla dinamica con cui si innesca l'odio antiebraico nelle piazze, identificando nella casuale vittima di turno il male assoluto, da additare ed estirpare per il «bene delle masse». È la stessa feroce dinamica con cui si originavano i pogrom in Russia al tempo degli zar, in Germania al tempo dei nazisti e nei Paesi arabi - da Baghdad a Tripoli - fra gli Anni Quaranta e Cinquanta. Ció significa che nelle viscere dei movimenti di protesta presenti in Francia - e forse in altri Paesi d'Europa - alberga la più buia, miope e aggressiva delle intolleranze. Aggravata dalla volontà di chi ne è protagonista di diffonderla sul web per trasformarla in contagio: chi ha aggredito Finkielkraut ha anche filmato la scena con l'evidente intento di far capire ad altri fanatici come lui che questo è il modo in cui si devono aggredire i «nemici del popolo», spingendoli con la forza degli insulti e della rabbia ad «andarsene a Tel Aviv». Quale che sia l'opinione politica, la fede religiosa o la cittadinanza, ogni europeo deve sentirsi non solo offeso ma minacciato da questo germe dell'odio che è tornato a germogliare fra noi. Con la complicità di tutti coloro che assistono, passivamente, davanti a simili violenze o addirittura le legittimano riconoscendo politicamente i Gilet Gialli

Il Giornale-Fiamma Nirenstein:" I padri movimentisti dell'antisemitismo"

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Fiamma Nirenstein

Finkielkraut è un filosofo liberale, la cui affezione per la sua ebraicità, per Israele e per il mondo della giustizia sociale sono sempre andati insieme. E una bella sfida: il movimento dei gilet gialli pretende di far parte del movimento in lotta contro la burocrazia, l'ingiustizia economica, l'élite ladra. È un movimento di popolo quella banda di mostri antisemiti che gli si è rovesciata addosso urlando «sporco ebreo» e «sionista di m...» e berciando che la Francia non è degli ebrei ma dei francesi, e così Finldelkraut ha una faccia oltre che dispiaciuta anche piuttosto imbarazzata. Il movimento di popolo in Europa ha sempre attratto gli intellettuali e i politici, anche il più feroce, nazista, comunista, terrorista. Lo dice anche Hanna Arendt Questi stessi gilet gialli sono stati visitati il 5 febbraio da Di Maio e da Di Battista in uno slancio di solidarietà internazionale: eppure lo sapevano che questo movimento che sfascia e odia, aveva anche gridato nelle piazze «Macron, sei la puttana degli ebrei», «Ebrei attenti avete abbassato le tasse ai ricchi», «la Francia muore di fame e gli ebrei accendono le luci di Chanucca», «Macron=Zion» nel Paese che ha mandato a morire i suoi ebrei coi loro bambini per ordine di Petain. In un anno crescevano del 74% gli incidenti antisemiti. I gilet gialli sono la somma movimentista dell'antisemitismo, come il Labour di Corbyn lo è in Inghilterra. Robert Wistrich, il migliore di tutti gli storici dell'antisemitismo, scrisse un pezzo di testimonianza stupefatta a come le élite francesi commentassero con un'alzata di spalle snobistica, una levata di sopracciglia fiolosofica, una boccuccia stupita, gli attacchi sanguinosi del 2014 e'15 alle sinagoghe di Parigi. Il comico Dieudonné seguita a dare di nazista a Israele nel plauso generale; gli assassini islamici di Ilan Halimi non furono trovati perché la mentalità liberal rifiutava di cercarli nelle banlieu. Oggi si rifiuta di cercare l'antisemitismo nei movimenti populisti, o inconsciamente si associano i propri sentimenti per gli ebrei ai loro, come ha fatto forse M5s. No, non è bello respingere gli impulsi antisemiti che provengono da folle in marcia mentre pretendono di migliorare la società; o fare muro a quelli in lotta per una società migliore e che sulla strada contano di incenerire un paio di ebrei e di distruggere il loro Stato.

La Stampa-Leonardo Martinelli: "Gilet gialli aggrediscono filosofo:sporco ebreo"

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Lo hanno riconosciuto sul boulevard Montparnasse, in piena Parigi. Lui, 69 anni, è Alain Finkielkraut, filosofo e accademico di Francia, conosciuto per i suoi saggi ma anche per le apparizioni televisive. Loro, un gruppo di gilet gialli che stava manifestando per il 14° sabato consecutivo, si sono scagliati contro Finkielkraut, figlio di rifugiati ebrei polacchi, che giunsero in Francia negli Anni 30 del secolo scorso, con un fiume di insulti antisemiti. La scena è visibile in alcuni video postati sui social: «Sporco ebreo», «vattene, la Francia è dei francesi», «ritorna a Tel Aviv», gridavano minacciosi. «Noi siamo il popolo francese», urlava uno di loro. E ancora: «Sporco sionista», «il popolo ti punirà», «Palestina». Un manifestante non aveva proprio le idee chiare, perché se l'è presa con Finkielkraut gridandogli «fascista antisemita». Il filosofo non ha reagito ma ha guardato fisso e impassibile alcuni dei suoi aggressori. Poi, una persona che aveva in mano un gilet giallo (forse del servizio d'ordine dei manifestanti), lo ha preso per il braccio e l'ha portato via, finché sono intervenuti i poliziotti. Nessuno del corteo è venuto a difendere Finkielkraut. Il filosofo, che proviene dalla sinistra e fece il '68, è diventato nel tempo critico nei confronti di un certo buonismo multiculturale della gauche (e viene oggi osteggiato da gran parte della sinistra « classica» francese»). In tv assume spesso posizioni originali e controcorrente ma senza mai innervosirsi. Agli inizi del movimento dei gilet gialli, aveva dichiarato la sua simpatia nei confronti degli arrabbiati della Francia profonda. Ma poi ha cambiato idea e nei giorni scorsi, in un'intervista al «Figaro», ha spiegato: «I leader di questa rivolta proteiforme sono stati accolti a braccia aperte nei dibattiti televisivi. Sono diventati delle star della tv. Questa promozione ha dato loro alla testa e l'arroganza ha cambiato di campo». Insomma, se la prendevano con la tracotanza delle élite parigine. Ma alla fine sono loro a essere diventati boriosi e prepotenti. Ieri sono arrivate anche le condanne a quanto accaduto. «In Francia, nel 2019 dei nazistelli aggrediscono uno scrittore francese - ha scritto in un tweet il filosofo Bernard-Henri Lévy -. Possa questa scena allucinante polverizzare gli ultimi resti di impunità mediatica di cui beneficiano i gilet gialli». Quanto a Benjamin Griveaux, portavoce del governo, ha sottolineato che l'odio antisemita è «la bestia immonda in agguato dietro l'anonimato di una folla». Anche Macron ha fermamente condannato l'episodio: «antisemitismo è la negazione assoluta di chi siamo e di ciò che ci rende una grande Nazione». Il fatto arriva dopo giorni di polemiche sugli slogan antisemiti già ascoltati durante le manifestazioni dei gilet gialli e sulle scritte sullo stesso tono trovate lo scorso fine settimana perle strade di Parigi. Secondo gli ultimi dati del ministero degli Interni, in Francia nel 2018 gli atti antisemiti (aggressioni verbali e fisiche denunciate alla polizia) sono cresciuti del 74% rispetto all'anno precedente. Quanto alle manifestazioni ieri dei gilet gialli, sempre secondo i dati ufficiali, hanno riunito in tutto il Paese 41.500 persone, in calo rispetto ai 51.400 di una settimana prima.

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