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La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
06.02.2019 Grillini e gilet gialli: i due volti del populismo complottista, non a caso alleati
Cronaca di Ilario Lombardo, Leonardo Martinelli

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Ilario Lombardo, Leonardo Martinelli
Titolo: «Di Maio e Di Battista dai gilet gialli con il leader che sogna 'la guerra civile' - I fascio punk grillini dalla Francia a Maduro»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/02/2019, a pag. 6, con il titolo "Di Maio e Di Battista dai gilet gialli con il leader che sogna 'la guerra civile' ", la cronaca di Ilario Lombardo, Leonardo Martinelli; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "I fascio punk grillini dalla Francia a Maduro".

Luigi Di Maio e il Movimento 5 stelle si schierano con i "gilet gialli" che invocano in Francia la "guerra civile". Non stupisce la vicinanza tra due movimenti dominati da ideologie estremiste. In entrambi i movimenti rispunta l'antisemitismo.

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Ilario Lombardo, Leonardo Martinelli: "Di Maio e Di Battista dai gilet gialli con il leader che sogna 'la guerra civile' "

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Ilario Lombardo, Leonardo Martinelli

L’Islam? «Una religione di degenerati». «Quale società evoluta ricerca l’abbrutimento dell’individuo e vuole la donna sotto una campana di vetro, a parte questo Islam venuto dalle grotte». Non ha una grande fama Christophe Chalençon, almeno a leggere i resoconti delle cronache in Francia che hanno accesso i riflettori su questo fabbro di 52 anni, noto per essere uno dei leader dell’ala più dura del magmatico movimento dei gilet gialli. L’uomo che ieri, in gran segreto in Francia, ha incontrato Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista e tre europarlamentari del M5S, è accusato di «manifesta islamofobia». Instancabile polemista, lancia da Facebook le sue tesi più incendiarie. Come il sogno di una vera e propria «guerra civile», ideata partendo dalla sostituzione dell’attuale ministro dell’Interno francese con un esponente militare. Oggi Chalençon, che guida il movimento a Sud, nella regione di Avignone, è il portavoce di Ric (Ralliement d’initiative citoyenne), la prima lista presentata per le europee dai gilet gialli e che ha come capolista Ingrid Levavasseur. Non a caso, sono gli unici due esponenti dei gilet che hanno subito risposto alle aperture offerte da Di Maio a inizio gennaio. Chalençon, che viene dal villaggio di Sault, dice alla Stampa che non si presenterà alle Europee e racconta dell’incontro con i grillini avvenuto ieri assieme a Levavasseur, a Montargis, una cittadina a un centinaio di km a sud di Parigi, dove i rappresentanti del Ric si sono riuniti per mettere a punto la strategia in vista delle elezioni. «Avevamo contatti con loro da una quindicina di giorni e alla fine hanno deciso di incontrarci - spiega - Ne siamo onorati, perché qui in Francia il governo non ci vuole ricevere e invece uno come Di Maio, che è vicepremier, è venuto fin qui per conoscerci. Per noi è anche l’inizio di un riconoscimento internazionale». Loro cercano questo riconoscimento. Di Maio, invece, una sponda francese e un alleato per dare forma a un gruppo alternativo a socialisti, popolari e sovranisti. Per ora la ricerca si è fermata a tre piccoli partiti, tra cui uno polacco , Kukiz 15, il cui leader, un ex cantante, è accusato di essere xenofobo, omofobo e antiabortista. Di Maio spera nei gilet gialli per dare maggiore visibilità e solidità alla sua strana alleanza europea. Anche se Chalençon è costretto a frenare gli entusiasmi e smentire l’accordo dopo l’avvertimento di un altro leader dei gilet, Eric Drouet, «contrario a ogni iniziativa politica fatta a nome» del movimento .
Nessuna alleanza, dunque? «Un’alleanza sarebbe un matrimonio - continua Chalençon - Non andiamo troppo in fretta. Noi preferiamo dire che siamo diventati concubini. Vorremmo avere la libertà di svegliarci la mattina a letto insieme ma di poterci rimettere le mutande e andarcene». «Ci sono tanti luoghi comuni sui 5 Stelle, soprattutto qui in Francia -continua -. Dato che sono alleati della Lega Nord, una formazione di estrema destra, si pensa che lo siano anche loro. Ma non è vero, siamo stati rassicurati. E ci siamo resi conto che abbiamo molti punti in comune, soprattutto l’attenzione alla democrazia diretta». Con Di Maio hanno parlato di Rousseau, e della promessa di mettere a disposizione la piattaforma della Casaleggio. «Dovrebbe essere complementare con la nostra e potremmo utilizzarla per elezioni future». Ma l’intesa ci sarebbe anche su altro. «La Tav, ad esempio, pensiamo anche noi che sia una cretinata. Spendono soldi per collegare le grandi città e come al solito dimenticano i territori rurali». O i migranti. «Siamo d’accordo che il problema vada curato alla radice, aiutando l’Africa. Ma la spinta deve arrivare da loro, per questo anche noi, come Di Maio, pensiamo che bisognerebbe mettere fine al franco Cfa». Infine, la politica internazionale e il Venezuela. «Anche per noi vale il principio di non ingerenza negli affari interni di un altro Paese. La posizione del M5S riguardo a Caracas è la nostra. D’altra parte, se uno pensa a quello che Sarkozy ha fatto in Libia, andrebbe messo a giudizio e incarcerato».

IL FOGLIO: "I fascio punk grillini dalla Francia a Maduro"

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L'intervento di Luigi Di Maio sul blog dei 5 stelle: "Gilet gialli, non mollate!"

La marcia di preparazione alle elezioni europee del M5s prosegue sul fronte interno con l’implementazione del reddito di cittadinanza e su quello estero con la tessitura di alleanze internazionali. Della prima questione – dare in fretta, prima delle votazioni, i soldi agli elettori – se ne occupa Luigi Di Maio, mentre della politica estera del partito – come si è già visto nella questione Venezuela – il kingmaker è Alessandro Di Battista. Così ieri i due leader e alcuni europarlamentari del M5s sono andati in Francia per incontrare Christophe Chalençon “uno dei leader dei gilet gialli nella periferia di Parigi”: “Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi. Ripeto. Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi”, ha annunciato Di Maio. Ma chi è Chalençon? L’autoproclamato leader dei “gilet gialli” è uno degli esponenti più estremisti del movimento di protesta francese, da cui hanno preso le distanze altri leader dei gilet gialli. Chalençon in alcune interviste ha parlato di “guerra civile inevitabile” e ha addirittura chiesto le dimissioni di Emmanuel Macron invocando l’intervento dei militari: “Lancio un appello a Macron o, se non vuole piegarsi, ai militari. Oggi spetta ai militari entrare in gioco per consentire l’insediamento di questo governo”, aveva detto. Ma non c’è molto da sorprendersi: per formare un gruppo parlamentare in Europa il M5s si sta alleando con chiunque (che poi è il vantagggio di essere “né di destra né di sinistra”). Di Maio ha stretto un patto con: “Kukiz”, un partito polacco di destra, fondato da una rockstar che se la prende con i “banchieri ebrei” (sarà contento Lannutti), e che ha portato in Parlamento gli alleati di Forza Nuova; “Živi zid”, un partito croato di estrema sinistra che vuole il blocco degli sfratti, la nazionalizzazione delle banche e il controllo pubblico sulla moneta e l’uscita dalla Nato; “Liike Nyt”, un nuovo partito finlandese molto favorevole al libero mercato. Il M5s si presenta in Europa con questa compagnia di giro: i fascio-punk polacchi, i centri sociali croati, i liberisti finlandesi e ora anche i gilet gialli golpisti francesi. In Sudamerica strizza l’occhio a Maduro. Adesso manca solo un’alleanza con i nazisti dell’Illinois negli Stati Uniti.

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