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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Foglio - Libero - La Repubblica Rassegna Stampa
22.01.2019 Israele si difende e continuerà a farlo, dichiara Netanyahu
Più editoriale del Foglio, commento di Giovanni Sallusti, ldue titoli del Manifesto contro Israele

Testata:Il Foglio - Libero - La Repubblica
Autore: Giovanni Sallusti
Titolo: «L’autodifesa di Israele in Siria - Israele e Iran si sparano in Siria Mogherini e c. tifano ayatollah - Bibi Netanyahu II primo ministro di Israele risponde all'Iran»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, a pag. 3, l'editoriale "L’autodifesa di Israele in Siria"; da LIBERO, a pag. 13, con il titolo "Israele e Iran si sparano in Siria Mogherini e c. tifano ayatollah", il commento di Giovanni Sallusti; dalla REPUBBLICA, a pag. 10, con il titolo "Bibi Netanyahu II primo ministro di Israele risponde all'Iran", le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu.

IL MANIFESTO titola a pag. 7 "Pioggia di missili israeliani sulla Siria, solo per 'difesa' ". Così il quotidiano comunista ancora una volta mistifica e rovescia la realtà, ignorando che Israele non fa altro che difendersi. Mai un politico israeliano ha minacciato l'Iran o la Siria di distruzioni, mentre a Teheran e Damasco le minacce di distruggere Israele sono continue.

A pag. 14 il Manifesto fa ancora peggio, titolando "Israele, licenza di uccidere": così lo Stato ebraico viene trasformato non solo nell'aggressore, ma addirittura in assassino, con una demonizzazione che cerca di mettere nell'angolo l'unica democrazia del Medio Oriente.

Ecco gli articoli:

LA REPUBBLICA: "Bibi Netanyahu II primo ministro di Israele risponde all'Iran"

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Benjamin Netanyahu

"Non possiamo ignorare le minacce di Teheran che dice esplicitamente di volere distruggere Israele. Non ignoreremo gli atti di aggressione dell'Iran e i suoi tentativi di rafforzarsi militarmente in Siria Chiunque minaccia di distruggerci, ne subirà le conseguenze"

IL FOGLIO: "L’autodifesa di Israele in Siria"

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Israele ha bombardato unità iraniane in Siria per due volte in meno di ventiquattr’ore e fin qui non è una novità, visto che a partire dal 2013 lo ha fatto migliaia di volte. Ieri però il comando delle forze israeliane ha annunciato i raid quasi in diretta. Di solito le operazioni militari di Israele in Siria non erano dichiarate in modo da evitare tensioni aggiuntive e la possibilità di una escalation. Per anni interlocutori maggiori come la Russia e l’America hanno tentato di negoziare sul fatto che l’Iran dovrebbe abbandonare le sue postazioni – e le sue ambizioni – in Siria, senza mai arrivare a nulla di concreto. Israele ha trattato con Mosca la creazione di una zona “deiranizzata” vicino al confine, ma a giudicare dai bombardamenti la trattativa non funziona. Adesso Israele comunica i suoi raid aerei con informazioni esplicite a proposito dei bersagli iraniani colpiti e su Twitter pubblica persino messaggi sarcastici come una mappa del medio oriente segnata a pennarello per consigliare agli iraniani di stare dove compete loro, cioè in Iran. Israele abbandona ogni pretesa di segretezza per lanciare un messaggio a molti: all’Iran, al presidente siriano Bashar el Assad, al presidente russo Vladimir Putin e a quello americano Donald Trump. Non consentiremo che l’Iran sfrutti la guerra civile e trasformi la Siria in una piattaforma militare per colpire Israele da distanza ravvicinata. Abbiamo informazioni dettagliate su tutto quello che succede al di là del confine, vediamo gli iraniani che portano armi e costruiscono avamposti e non possiamo tollerarlo. I nostri aerei riescono a penetrare i supposti “impenetrabili” sistemi di difesa aerea consegnati dalla Russia alla Siria. Infine, il fatto che l’Amministrazione Trump stia abbandonando le sue posizioni in Siria non cambia la nostra posizione, anzi, la rafforza: abbiamo il diritto di difenderci.

LIBERO - Giovanni Sallusti: "Israele e Iran si sparano in Siria Mogherini e c. tifano ayatollah"

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Giovanni Sallusti

Godetevi le dichiarazioni di ieri del generale Aziz Nasirzadeh, capo dell'aeronautica iraniana. «Siamo pronti per la guerra decisiva che porterà alla scomparsa di Israele». Perché che «il giorno promesso» arrivi è fuori discussione, nella personale teologia del generale e degli ayatollah. Per cui l'Iran è «impaziente di combattere il regime sionista» onde «eliminarlo dalla Terra». Da quando è scomparso un celebre imbianchino austriaco, non si ricordano affermazioni d'intenti così coerentemente antisemite. Beh ma questo sicario con le stellette e i suoi mandanti, l'oligarchia teocratica islamista di Teheran, saranno dei paria internazionali, osteggiati dall'intero mondo civile, in primis quelle anime belle progressiste sempre pronte a tirare in ballo la Shoah al primo barcone di migranti in difficoltà... Macché. Ali Khamenei, la Guida Suprema del regime, i suoi gerarchi, i suoi generali che dichiarano in mondovisione di puntare alla cancellazione dello Stato ebraico dalla carta geografica, sono ad esempio i cocchi dell'Unione Europea, quel Politburo così ossessionato dall'avanzata elettorale dei "sovranisti", da perdersi per strada l'avanzata strategica e militare dei nuovi nazisti.

CONTRO GLI USA Per ricordare solo l'ultima puntata di questa saga di amorosi sensi, rispetto a cui il patto di Monaco assume i contorni di un momento dignitoso: le istituzioni europee, ha rivelato recentemente il Wall Street Journal, non parteciperanno al summit sul Medio Oriente organizzato dagli Stati Uniti in Polonia per metà febbraio. Come hanno poi confermato sotto anonimato parecchi eurodiplomatici, la scelta è «espressione della volontà di non unirsi al fronte anti-iraniano capeggiato da Trump». Nessuna urgenza di imbastire un fronte del mondo (in teoria) libero contro un totalitarismo religioso che mira a "eliminare" l'unica democrazia dalla mappa del Medio Oriente, l'odiato Stato degli odiati ebrei. Tra le graziose politiche di buon vicinato adottate da Teheran figurano: finanziamento e sostegno militare ad Hezbollah, perennemente intenta a scavare tunnel attraverso cui portare morte e attentati dentro le viscere d'Israele.

SOLDI AD HAMAS Finanziamento e sostegno militare ad Hamas, nel cui statuto è scolpito che Israele «rimarrà in esistenza finché l'islam non lo ponga nel nulla». Presenza e attività anti-israeliana sul suolo siriano della Forza Quds, l'unità speciale del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica addetta alle operazioni all'estero. Responsabile di quella che il governo Netanyahu ha indicato come l'ultima escalation: il lancio di un missile terra-terra di media gittata contro le alture del Golan. «Un attacco premeditato in un'aerea dove c'erano migliaia di civili israeliani», ha detto il portavoce militare da Tel Aviv. Sono quei civili di cui non leggete mai nei nostri giornaloni, che anche ieri indugiavano sui raid aerei israeliani in Siria omettendo la lievissima postilla per cui si trattava della risposta al lancio del suddetto missile. Nessuna meraviglia: il coro del Giornale Unico è stato tutto a favore dell'accordo sul nucleare coi nuovi nazisti, zelante ripetitore delle tesi dell'Unione Europea. L'Alto rappresentante Ue per gli affari esteri (non ridete, così è) Federica Mogherini all'indomani dell'accordo si precipitò in visita omaggiante con velo d'ordinanza e proclamò che «con l'Iran è il momento di costruire un'alleanza di civilizzazioni», una frase che poteva stare bene in bocca al dottor Goebbels, visto l'antisemitismo radicale degli interlocutori.

JUNCKER DIXIT Ma anche Jean-Claude Juncker si è difeso, quanto a sottomissione volontaria, ribadendo recentemente che «l'Ue è determinata a salvare l'accordo con l'Iran» nonostante la fuoriuscita e le sanzioni degli Stati Uniti imposte da Donald Trump. Sanzioni che del resto la Ue aggira esplicitamente, da quando ha annunciato la creazione di un canale speciale per «facilitare i pagamenti legati alle esportazioni iraniane». Non sappiamo quanti missili da scaraventare sulle teste dei cittadini israeliani siano stati costruiti con tali "pagamenti". Sappiamo però che eurocrati, giornaloni, intellettuali avvezzi a menarcela con la causa palestinese, domenica prossima, Giorno della Memoria, si affolleranno tutti sul pulpito ad ammonirci sull'Olocausto di ieri, mentre tengono bordone a chi prepara l'Olocausto di oggi. Si chiama ipocrisia, e fa un po' schifo.

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