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Il Giornale - Libero Rassegna Stampa
21.12.2018 Estremismo islamico in ascesa: da Assago a Parigi
Commenti di Alberto Giannoni, Mauro Zanon

Testata:Il Giornale - Libero
Autore: Alberto Giannoni - Mauro Zanon
Titolo: «Un galà dei musulmani. Ospite d'onore? Il capo di Islamic Relief - Guai a chi critica l'islam in Francia»
Riprendiamo dal GIORNALE - MILANO di oggi, 21/12/2018, a pag.6, con il titolo "Un galà dei musulmani. Ospite d'onore? Il capo di Islamic Relief", la cronaca di Alberto Giannoni; da LIBERO, a pag. 11, con il titolo "Guai a chi critica l'islam in Francia", il commento di Mauro Zanon.

Ecco gli articoli:

IL GIORNALE - Alberto Giannoni: "Un galà dei musulmani. Ospite d'onore? Il capo di Islamic Relief"

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Alberto Giannoni

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Hany El Banna

Un galà con il fondatore di Islamic Relief. La controversa organizzazione musulmana si riunisce domani ad Assago (ma anche a Padova e Bologna) e ospite d'onore è il fondatore Hany El Banna. La serata sarà dedicata all'emergenza umanitaria nello Yemen, ma è destinata a far discutere, come altre iniziative convocate negli ultimi anni in città. La serata vorrebbe «unire la beneficenza allo svago» come si legge nella presentazione dell'evento, promosso dall'associazione. Eppure c'è inquietudine. Fondata nel 1984 in Inghilterra da El Banna e dai suoi compagni di università, oggi Islamic Relief è presente con i suoi uffici in decine di Paesi, è accreditata presso il Consiglio economico e sociale dell'Onu e annovera fra i partner l'Organizzazione mondiale della sanità. Oltre che per la l'attività umanitaria, però, la Ong è nota anche per i suoi legami ideologici con un certo mondo islamico. «Siamo guidati dai valori e insegnamenti senza tempo del Corano - si legge nel Chi siamo - e dell'esempio profetico (Sunnah)». Spesso l'ong è finita nell'occhio del ciclone, in passato per aver invitato a suoi eventi personaggi come Tareq Al Suwaidan, un imam radicale che le comunità ebraiche italiane hanno definito «un predicatore d'odio della peggior specie», noto per posizioni «antisemite e anti-israeliane», e che è stato respinto dal Viminale, che nel 2016 gli ha proibito l'ingresso in Italia. Il ministero degli esteri israeliano, lo ha scritto il Foglio, ha accusato l'Islamic Relief wordlwide di aver dato «assistenza all'infrastruttura di Hamas», movimento palestinese che nasce come costola dell'integralismo musulmano. Negli ambienti della Comunità ebraica, in passato si è guardato con una certa apprensione ad eventi come quello di Assago, e in generale alla penetrazione di sigle e figure dal profilo ideologico controverso. La cosa potrebbe ripetersi.

 
Davide Romano

«Ci stiamo ancora asciugando le lacrime dopo il funerale di Antonio Megalizzi e scopriamo questo evento» commenta il portavoce della sinagoga Beth Shlomo, Davide Romano, pensando al giovane giornalista italiano vittima di un attentato islamista a Strasburgo. «Quanti morti dovremo ancora piangere - chiede - perché in alcune comunità islamiche si smetta di invitare personaggi controversi? Se da un certo mondo islamico non vedremo un chiaro cambio di rotta, allora anche Megalizzi sarà morto inutilmente». Il caso arriva in un momento cruciale, in Consiglio comunale infatti la maggioranza di centrosinistra sta approvando il piano delle attrezzature religiose, che prevede sei luoghi di culto islamico in città. E mentre la Regione cerca di bloccare quella che il centrodestra chiama la «sanatoria» comunale delle moschee, la Lega si appresta a portare in Parlamento tre proposte per regolare imam, finanziamenti e luoghi di culto. E a questa discussione Romano sembra rivolgersi: «Rilancio la proposta di una legge per la confisca dei luoghi di culto dove si predica estremismo - dice - unica risorsa che ci resta per responsabilizzare le comunità di fronte a chi predica odio».

LIBERO - Mauro Zanon: "Guai a chi critica l'islam in Francia"

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Mauro Zanon

Dagli attentati islamisti del gennaio 2015 contro Charlie Hebdo, Zineb el Rhazoui, ex giornalista del settimanale satirico-umoristico parigino, vive sotto scorta per le sue prese di posizione contro le derive dell'islam. Eppure, nonostante una vita che non è e non sarà più normale come prima, continua a lottare contro chi vorrebbe metterle il bavaglio, accusandola di islamofobia e minacciandola di morte. «Oggi nelle associazioni di deradicalizzazione viene detto ai radicalizzati che non bisogna parlare male del profeta. Come si può pensare di deradicalizzare le persone in questo modo? Bisogna contrastarle ideologicamente, dire che quello che fanno non va bene. L'islam deve sottomettersi alla critica, alla satira, deve sottostare alle leggi della Repubblica, al diritto francese. Non si può debellare l'ideologia islamista dicendo alle persone che "l'islam è una religione di pace e amore"», ha dichiarato venerdì scorso in diretta su Cnews.

MINACCE DI MORTE Il suo duro intervento, come era già successo nel passato, ha sguinzagliato gli islamisti sui social network, sui quali alcuni si sono resi protagonisti di una vera e propria campagna d'odio nei suoi confronti. Sia su Facebook che su Twitter, c'è chi è giunto a minacciarla di morte, chi l'ha insultata, definendola - poiché è teoricamente di religione islamica - una «sale pute soumise aux blancs», cioè una «sporca baldracca sottomessa ai bianchi», seguiti da altri che hanno lanciato appelli per incitare allo stupro della donna, come misura punitiva per aver esercitato il proprio sacrosanto diritto alla libertà di espressione. Così ieri, in serata, Zineb el Rhazoui ha annunciato di aver sporto denuncia, con la speranza che dalle indagini si riesca a identificare gli autori delle violenze verbali. «Abbiamo trasmesso i messaggi incriminati agli inquirenti che condurranno delle inchieste su Facebook e Twitter per risalire agli autori. La polizia e la procura hanno capito l'urgenza della situazione», ha spiegato al Figaro l'avvocato della giornalista, Thibault de Montbrial.

L'ODIO E LA FATWA Mercoledì, la el Rhazoui, ha reagito così all'ennesima campagna d'intimidazione ai suoi danni. «Non è la prima volta che subisco una campagna d'odio e viene lanciata una fatwa che reclama la mia testa. E tutto questo, solamente per delle frasi di buon senso», ha detto su Cnews la militante laica di origini marocchine, prima di aggiungere: «Quattro anni dopo l'attentato di Charlie Hebdo, la situazione è solamente peggiorata. Questa campagna d'odio non è stata provocata da una caricatura, ma da una semplice frase». A settembre, per un'altra frase critica sulle donne che portano il velo, è stata denunciata dal Collettivo contro il razzismo e l'islamofobia. È la vita di una martire del libero pensiero: in Francia, nel 2018.

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