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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Fatto Quotidiano - L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
18.12.2018 Chi considera i terroristi di Hezbollah e Hamas attori indispensabili per l'equilibrio in Medio Oriente?
Disinformazione totale di Roberta Zunini, Fabio Scuto, Osservatore Romano

Testata:Il Fatto Quotidiano - L'Osservatore Romano
Autore: Roberta Zunini - Fabio Scuto
Titolo: «Il movimento è l'ago della bilancia di tutto il Medioriente - I tunnel libanesi di Hezbollah con 'vista armata' su Israele - Non si allenta la tensione tra Israele e la striscia di Gaza»

Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO, di oggi 18/12/2018, a pag. 16, con il titolo "Il movimento è l'ago della bilancia di tutto il Medioriente", il commento di Roberta Zunini; con il titolo "I tunnel libanesi di Hezbollah con 'vista armata' su Israele", il commento di Fabio Scuto; dall' OSSERVATORE ROMANO, a pag. 3, la breve "Non si allenta la tensione tra Israele e la striscia di Gaza".

Il MANIFESTO traduce oggi - per l'ennesima volta, ma non è l'unico giornale che è solito farlo - il verbo inglese "to deport" con l'italiano "deportare", mentre la traduzione corretta è "espellere". Il quotidiano comunista dà così prova non solo di pregiudizio ideologico, ma anche di ignoranza.

Il FATTO QUOTIDIANO propone due pezzi su Hezbollah in cui le forze di difesa di Israele vengono definite "l'esercito di Tel Aviv". Cosa ancora più grave secondo Zunini e Scuto, Hezbollah è "l'ago della bilancia in Medio Oriente", si tratterebbe cioè di un attore in grado di mantenere gli equilibri nella regione. Si tratta invece - ma il Fatto non lo scrive mai - di una organizzazione terroristica sciita estremista alle dirette dipendenze dell'Iran, da cui riceve armi, denaro e addestratori.

Ecco gli articoli:

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Terroristi di Hezbollah

IL FATTO QUOTIDIANO - Roberta Zunini: "Il movimento è l'ago della bilancia di tutto il Medioriente"

 

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Roberta Zunini

Hezbollah è sempre più influente non solo in Libano, dove si è rafforzato con le elezioni generali dello scorso maggio, ma in tutto il Medio Oriente. Se Beirut non riesce ancora a darsi un governo, a 8 mesi dalle consultazioni, lo si deve soprattutto alle richieste di poltrone da parte dei rappresentanti sunniti che si sono alleati proprio con Hezbollah. La sua forza, in casa e nella regione, gli deriva dall'enorme arsenale ottenuto dall'Iran, ma anche dalle iniziative sociali e economiche per gli sciiti libanesi e siriani minoritari e meno ricchi dei connazionali sunniti.

HEZBOLLAH è entrato nella guerra civile siriana a fianco dell'esercito regolare di Assad, di religione alawita (di derivazione sciita) e a sua volta sponsorizzato da Teheran, per garantirsi la sopravvivenza. L'Iran è per entrambi un patrono dirimente. Secondo fonti Usa, gli ayatollah iraniani iniettano oltre 700 milioni di dollari l'anno nelle casse del partito per l'addestramento e le attrezzature militari. Poiché l'Iran e il Libano non sono collegati geograficamente, usano la Siria per trasferire le armi. Perciò è imperativo per Hezbollah mantenere un alleato in una posizione di potere in Siria. Hezbollah è nato nel 1982 come reazione dei musulmani sciiti libanesi - ispirati dalla rivoluzione khomeinista del 1979 - all'occupazione israeliana del sud del Paese. Hezbollah è di fatto una forza sostitutiva delle guardie rivoluzionarie d'élite iraniane. Dopo che Israele lasciò il sud del Libano, Hezbollah ha rifiutato di rinunciare alle armi. Le tensioni tra Hezbollah (leggasi Iran) e Arabia Saudita sono aumentate dopo che l'ultima guerra irachena ha portato al governo gli sciiti. Con l'appoggio - missili, artiglieria pesante e addestratori - dei guerriglieri di Hezbollah ai ribelli sciiti Houthi nello Yemen è ancora più chiara la sua capacità di interferire negli affari dei Paesi della penisola arabica e del Golfo e alimentare conflitti.

IL FATTO QUOTIDIANO - Fabio Scuto: "I tunnel libanesi di Hezbollah con 'vista armata' su Israele" 

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Fabio Scuto

Sul confine più "caldo" del Medio Oriente sono giorni di altissima tensione. L'operazione "Northern Shield", per localizzare i tunnel di Hezbollah sotto il confine libanese, sta entrando nella seconda settimana. Le Forze di Difesa Israeliane hanno scoperto quattro tunnel e gli scavi proseguono in diversi siti lungo la linea del cessate-il-fuoco del 2006. Nelle ultime ore le forze militari israeliane hanno innalzato di una barriera di filo spinato lungo la Linea Blu tra i due Paesi.

LA RICERCA DEGLI specialisti dell' Idf potrebbe durare ancora un mese per "bonificare" la zona. Benjamin Netanyahu, nel suo duplice ruolo di primo ministro e ministro della difesa (tra gli altri dicasteri), è arrivato questa settimana per una seconda visita nella zona. Poche ore prima, il vicepremier italiano Matteo Salvini - durante la sua visita di 24 ore - era stato accompagnato in elicottero in una delle zone dove sta operando in questi giorni l'Idf. Militari e specialisti israeliani hanno mostrato all'ospite italiano alcuni sofisticati sistemi di ricerca e le immagini trasmesse da una telecamera di uno dei tunnel scavati dai miliziani libanesi a poche centinaia di metri di distanza Dall'altro lato del confine, su quelle colline che dominano la Galilea, c'è l'esercito libanese ma soprattutto c'è Hezbollah - che anche se colpito dalle perdite nella guerra civile siriana - resta lì con le sue migliaia di missili puntati contro Israele, appoggiato dall'Iran che si è saldamente installato in Siria e in Iraq. Adesso dopo diversi giorni di confusione, è chiaro che il governo di Beirut ha iniziato a formulare una risposta alla mossa israeliana. Le pattuglie dell'esercito libanese stanno ora fronteggiando le forze israeliane in quelle aree dove i soldati dell'Idf stanno scavando vicino al confine. In mezzo l'Unifil, una forza di 10.500 caschi blu provenienti da 42 diversi Paesi, il cui mandato (dal 1978) è mantenere pace e sicurezza lungo quel confine. Una missione non semplice che ha come sfera d'azione le colline del sud Libano, un territorio dove nemmeno piove se Hezbollah non vuole. Il capo di stato maggiore dell'Idf, il generale Gadi Eisenkot, si è incontrato con il comandante dell'Unifil nel sud del Libano, il generale di divisione italiano Stefano Del Col. Eisenkot gli ha detto chiaramente che lo scavo dei tunnel è una violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza Onu, approvata alla fine della Seconda Guerra del Libano (2006). L'Idf ha consegnato all'Unifil un file di intelligence su ogni tunnel, che include dati che "incriminano" Hezbollah. I militari israeliani e quelli libanesi adesso si guardano da una distanza relativamente ravvicinata, ognuno con armi puntate sull'altro lato, con i caschi blu a fare da cuscinetto e con i miliziani di Hezbollah che osservano da vicino. Sembra il cocktail perfetto per un possibile scontro ravvicinato. I nervi di tutti sono tesi e basterebbe una scintilla per innescare un incendio difficile da estinguere. Sabato scorso, un reparto dell'Idf ha aperto il fuoco contro tre figure sospette, apparentemente Hezbollah, che si erano avvicinate troppo all'area dove i genieri israeliani stavano lavorando. Stando a Israele tutti i "giocatori" della parte libanese hanno qualcosa da nascondere. Hezbollah ha scavato i tunnel, violando gli accordi di cessate-il-fuoco; l'esercito libanese, che riceve ampia assistenza dagli Stati Uniti e dalla Francia, non ha mosso un dito per impedire le attività dei miliziani; i caschi blu dell'Unifil sono principalmente impegnati a stare fuori dai guai. Agli occhi israeliani, tutto questo appare come un insabbiamento in cui il governo libanese e le Nazioni Unite stanno assumendo un ruolo attivo, anche se non avevano informazioni dettagliate sugli scavi segreti di Hezbollah.

SULLO SFONDO, il fragoroso e prolungato silenzio di Hezbollah, che non ha ancora risposto agli avvertimenti. Si potrebbe supporre che l'organizzazione sia preoccupata di scoprire come i suoi segreti siano caduti nelle mani dell'Idf e cosa sappia esattamente l'intelligence israeliana sul resto dei suoi piani. In Israele non prevale l'ottimismo. "Al massimo un anno, per uno scontro diretto", ha previsto un think-tank formato da generali dell'Idf e dell'esercito Usa. Il premier Netanyahu ha già lanciato il suo monito: "Israele è pronto, se il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ci affronterà, otterrà una risposta schiacciante che non può nemmeno immaginare".

L'OSSERVATORE ROMANO: "Non si allenta la tensione tra Israele e la striscia di Gaza"

L' OSSERVATORE ROMANO si ostina a non voler definire "terroristi" gli uomini armati di Hamas, e per questo prosegue nella linea di disinformazione contro Israele tipica dei giornali cattolici. Nella breve di oggi almeno riporta senza commento anche le dichiarazioni del governo israeliano. Vista la velina, come promesso e le promesse vanno sempre mantenute,  ci auguriamo che il quotidiano della SS (Santa Sede) vorrà smetterla di ignorare la realtà, come quando impiegò 45 anni per riconoscere ISRAELE, sostituendone il nome con con "Terra Santa". 

Ecco il pezzo:

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Benjamin Netanyahu

Decine di migliaia di palestinesi si sono radunati ieri al confine tra Israele e la striscia di Gaza per celebrare la fondazione del movimento Hamas, nato trentuno anni fa, e denunciare gli arresti compiuti nei giorni scorsi da militari israeliani in Cisgiordania. «Il nostro popolo in Cisgiordania non accetta mai l'umiliazione» ha detto uno dei principali leader politici di Hamas, Ismail Haniyeh. Haniyeh ha detto alla folla riunita che gli attacchi con razzi contro Israele «andranno avanti» e ha criticato duramente la decisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di spostare l'ambasciata statunitense a Gerusalemme. Nelle stesse ore, sempre ieri, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha lanciato un avvertimento. «Ho inoltrato ad Hamas un messaggio in base al quale non accetteremo che a Gaza sia mantenuto un cessate il fuoco mentre Hamas ispira terrorismo» ha detto Netanyahu, commentando i recenti attacchi anti-israeliani avvenuti nella zona di Ramallah. «Siamo determinati a esigere un prezzo elevato» ha aggiunto riferendosi alla distruzione, avvenuta in un campo profughi vicino a Ramallah, della abitazione di un palestinese responsabile dell'uccisione di un soldato israeliano.

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