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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa-Il Giornale Rassegna Stampa
04.11.2018 Asia Bibi libera? No, è in prigione, rischia la morte, il suo avvocato fugge a Londra
Servizi di Gian Micalessin, Rolla Scolari

Testata:La Stampa-Il Giornale
Autore: Gian Micalessin-Rolla Scolari
Titolo: «Il patto con gli islamisti e la legge calpestata: Asia Bibi resta in cella-L'avvocato di Asia Bibi fugge in Europa 'Ho paura'»

Una terribile notizia che cancella tutte le fake news diffuse nei giorni scorsi, nei quali i media davano Asia Bibi libera e addirittura in arrivo in Italia. E' vero il contrario. Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 04/11/2018, a pag.15 il servizio di Gian Micalessin, dalla STAMPA quello di Rolla Scolari a pag.17

Il Giornale-Gian Micalessin: "Il patto con gli islamisti e la legge calpestata: Asia Bibi resta in cella

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Gian Micalessin

AItro che libera. Altro che assolta. Asia Bibi in realtà è stata surrettiziamente condannata a morte. E per farlo il Pakistan ha scelto la via più subdola e ipocrita. Da una parte ha fatto credere al mondo che il manipolo di giudici coraggiosi guidati dal presidente della Corte Suprema Saqib Nisar potesse assolverla invocando «la tolleranza come principio base dell'Islam». Dall'altra il governo del premier Imran Khan ha stretto un patto infame e scellerato con chi la vuole morta infliggendole, nei fatti, una condanna extra giudiziale. La notizia del patto con gli islamisti è emersa nelle scorse 48 ore quando è venuto alla luce l'accordo firmato con i vertici del Tlp (Tehreek-i-Labaik Party) il partito fondamentalista responsabile della mobilitazione di centinaia di migliaia di dimostranti che nei giorni scorsi hanno paralizzato le principali città del Paese invocando una revisione della sentenza di assoluzione. In base ai cinque punti dell'intesa il governo s'impegna a vietare alla donna di lasciare il Pakistan e a non bloccare la revisione della sentenza di proscioglimento richiesta da Qari Salam, uno degli imam integralisti che ispira i militanti del Tip. In base all'accordo verrà garantita persino l'incolumità a chiunque abbia partecipato alle proteste, anche violente, di questi giorni. La richiesta di revisione del processo, secondo quanto ha rivelato da Chaudhry Ghulam Mustafa, uno degli avvocati del movimento islamista, è stata depositata giovedì a Lahore. «Temiamo che Asia Bibi venga portata all'estero e per questo abbiamo chiesto al tribunale di affrontare in fretta il suo caso. Ci batteremo e useremo ogni risorsa legale - ha spiegato il legale - per garantire che venga impiccata». La legge invocata dagli estremisti è quella della cosiddetta «legge nera» sulla blasfemia. In base a quella legge Asia Bibi, colpevole soltanto di esser cristiana e di rifiutare la conversione, si è già fatta nove anni di galera. La detenzione le offriva, però, una relativa sicurezza visto che un assassinio tra le sbarre avrebbe definitivamente incrinato la credibilità di Islamabad. Un rilascio non accompagnato dalla possibilità di riparare all'estero la espone invece alla certezza, quasi matematica, di cadere vittima di un attentato. Anche perché l'esperienza insegna che chiunque abbia tentato di aiutarla o difenderla ha pagato con la vita il proprio coraggio. Il 14 gennaio 2011 toccò al governatore del Punjab Salmaan Taseer, un musulmano colpevole di contestare la legge sulla blasfemia e opporsi all'incriminazione di Asia Bibi. Il 2 marzo 2011, meno di due mesi dopo, i killer islamisti crivellarono di colpi il ministro per gli affari delle Minoranze Shahbaz Bhatty, un cristiano che si batteva per difendere dalle persecuzioni Asia Bibi e tutti i correligionari cristiani. A confermare la pericolosità della situazione s'aggiunge la fuga dal Paese dell'avvocato di Asia Bibi. Mentre si diffondeva la notizia del patto scellerato tra governo e islamisti Saif ul-Mulook, il legale responsabile da oltre dieci anni della difesa di Asia Bibi, faceva sapere di non sentirsi più al sicuro e di esser pronto a partire. L'avvocato ul-Mulook grazie alla sua conoscenza della materia aveva svolto un ruolo centrale anche nel corso delle discussioni davanti alla corte Suprema conclusesi con la sentenza di assoluzione. Dopo la sentenza il governo gli aveva affidato una scorta, ma questo non è bastato a rassicurarlo. Una sfiducia comprensibile visto che il governatore del Punjab Taseer era stato fatto fuori proprio da una delle guardie incaricate di garantire l'incolumità. «Per continuare questa battaglia giudiziaria e garantire la difesa a Bibi devo riuscire a restare vivo, ma nello scenario attuale sopravvivere in Pakistan è alquanto complesso» ha dichiarato il legale prima di imbarcarsi su un aereo.

La Stampa-Rolla Scolari-L'avvocato di Asia Bibi fugge in Europa 'Ho paura'

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Rolla Scolari                        L'avvocato Saif-ul-Mulook

L'avvocato di Asia Bibi è scappato dal Pakistan, temendo per la propria incolumità, poche ore dopo che il governo di Islamabad è stato obbligato a scendere a patti con le frange più radicali dei manifestanti per bloccare le proteste di piazza. La Corte Suprema del Pakistan soltanto pochi giorni fa aveva assolto Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte nel 2010, dall’accusa di blasfemia. Abbastanza per far insorgere i movimenti islamisti estremisti, che da giorni bloccano le strade del Paese, da Islamabad a Lahore. Così, ostaggio delle proteste, il governo è stato costretto a un accordo, che cambia drammaticamente le sorti della sentenza di pochi giorni fa. Le autorità hanno accettato le richieste di movimenti come Tehreek-e-Labbaik, gruppo con una enorme capacità di mobilitare le masse: i gruppi di protesta che vogliono salvaguardare la controversa legge pachistana sulla blasfemia hanno la possibilità adesso di inviare alla Corte Suprema una petizione affinché la sentenza possa essere rivista. I membri del movimento arrestati in questi giorni di proteste saranno liberati. E Asia Bibi non potrà lasciare il Paese. Soltanto pochi giorni fa, l’avvocato della donna in carcere da otto anni, aveva spiegato che Asia Bibi avrebbe potuto, dopo il verdetto, cercare asilo all’estero per salvaguardare la propria incolumità. Ora che la piazza ha deciso altrimenti, è lo stesso legale, Saif-ul-Mulook, ad aver lasciato il Pakistan, dopo che le autorità locali non gli hanno concesso alcuna protezione. L’uomo, che ha ricevuto minacce dirette, teme per la propria vita e afferma di poter «meglio» difendere Asia Bibi dall’estero. Dopo aver fatto scalo a Roma Fiumicino, il legale è ripartito per Amsterdam, dove partecipa a una conferenza proprio sulle sorti della donna cristiana ancora in carcere. L’accusa di blasfemia La storia di Asia Bibi da anni solleva l’indignazione delle cancellerie straniere e dei gruppi per i diritti umani nel mondo. Nel 2009, Asia Bibi era stata accusata di aver offeso durante una lite con alcune colleghe il nome del profeta Maometto. In Pakistan, la blasfemia è punita con l’ergastolo o la pena di morte. Per le associazioni per i diritti umani che da anni combattono per la cancellazione o la revisione della legge, le accuse di blasfemia nascondono nella maggior parte dei casi vendette personali o discriminazione contro le minoranze, come quella cristiana. I cristiani in Pakistan sono meno del 2 per cento della popolazione. I politici locali più radicali hanno spesso sostenuto punizioni esemplari oppure fatto poco per evitare l’applicazione della legge, per non alienarsi la base elettorale islamista più dura.

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