martedi` 07 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
01.11.2018 Il silenzio dell'Occidente di fronte a Asia Bibi
Cronaca di Giordano Stabile, commento di Giulio Meotti

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Giordano Stabile - Giulio Meotti
Titolo: «Blasfemia, assolta la cristiana Asia Bibi. In Pakistan la rabbia degli islamisti - Asia Bibi e il silenzio degli indecenti»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/11/2018. a pag. 12, con il titolo "Blasfemia, assolta la cristiana Asia Bibi. In Pakistan la rabbia degli islamisti", il commento di Giordano Stabile; dal FOGLIO, a pag. 1, con il titolo "Asia Bibi e il silenzio degli indecenti", il commento di Giulio Meotti.

Ecco gli articoli:

Immagine correlata
Asia Bibi

La Stampa - Giordano Stabile: "Blasfemia, assolta la cristiana Asia Bibi. In Pakistan la rabbia degli islamisti"

Immagine correlata
Giordano Stabile

La parola fine a un calvario di quasi dieci anni l’ha messa il presidente della Corte suprema pachistana Saqib Nisar. «La tolleranza è il principio base dell’islam», ha spiegato nella sentenza di assoluzione di Asia Bibi. E dunque era impossibile condannare la 47enne cristiana, madre di cinque figli, sulla base di accuse, oltretutto infondate, di blasfemia. La decisione è arrivata in una Islamabad in stato d’assedio, con 300 agenti a guardia del tribunale. Asia Bibi non era in aula, non ha ascoltato le parole che annullavano la condanna a morte e le restituivano la libertà dopo 3.422 giorni di prigionia. Ora si trova in una località sconosciuta assieme alla famiglia. E’ libera, ma vivere in Pakistan è diventato impossibile.

Il suo destino è stato segnato in una giornata afosa, il 14 giugno 2014. Asia Bibi lavora nei campi nel suo villaggio di Ittanwali, nel Punjab. Le compagne le chiedono di andare a prendere un secchio d’acqua. Lei non resiste e beve una sorsata dal pozzo. Le altre donne, musulmane, l’accusano di averlo «contaminato». Scoppia un litigio. Asia ribatte che «Gesù avrebbe visto la cosa in maniera differente da Maometto». Le donne la picchiano. Poi si rivolgono all’imam del villaggio che la denuncia. L’8 novembre del 2010 viene condannata a morte per impiccagione. Associazioni cristiane e a difesa dei diritti umani si mobilitano. In difesa di Asia si esprime anche il governatore del Punjab, Salman Taseer, un musulmano.
La battaglia si sposta dalle aule dei tribunali alle strade. Nasce un nuovo partito islamista, Tehreek-e-Labaik Pakistan, il Tlp, con primo obiettivo quello di stroncare ogni voce in difesa della donna. Nel 2011 il governatore Taseer viene assassinato dal suo autista. La stessa sorte tocca a Shahbaz Bhatti, cattolico, ministro delle Minoranza religiose. Ieri il leader del Tlp, Muhammad Afzal Qadri, ha chiesto le dimissioni del premier Imran Khan ed emesso un «editto» che chiede che i giudici «siano puniti con la morte». Khan ha risposto con un appello alla nazione, ha chiesto ai cittadini di «restare calmi» e di tenersi lontani dagli estremisti. Poi ha avvertito i mullah salafiti: «Non sfidate lo Stato o ci saranno conseguenze estreme». Ma il clima è da guerra civile e linciaggio. Una taglia da 50 milioni di rupie, 350 mila euro, è già stata posta sulla testa di Asia Bibi. Lo stesso Qadri ha dato istruzioni su come assassinare i tre giudici della Corte. «Lo possono fare gli uomini della sicurezza, i loro autisti, o i loro cuochi: Chiunque abbia possibilità di avvicinarli ha il dovere di ucciderli, prima che faccia notte».

Per evitare proteste violente e sommosse il governo ha disposto il blocco dei telefoni cellulari dalle 9 del mattino alle 9 della sera. Il timore è che scatti una caccia all’uomo generalizzata. I cristiani sono il 2 per cento dei 210 milioni di pachistani ma nel mirino ci sono anche gli sciiti, circa il 20 per cento, i sufi, gli induisti, i sikh. La legge sulla blasfemia è stata uno dei pilastri dell’islamizzazione forzata condotta dal generale Mohammed Zia, con la consulenza diretta del predicatore Abul Ala Maududi, uno dei maggiori teorici del salafismo jihadista, citato a man bassa da Al Qaeda e dall’Isis. L’architettura giuridica del Pakistan si fonda ancora su quei principi. L’assoluzione di Asia Bibi è il primo passo di un lungo cammino.

Il Foglio - Giulio Meotti: "Asia Bibi e il silenzio degli indecenti"

Immagine correlata
Giulio Meotti

Roma. “Ostaggio non dei barbari dell’Isis, ma di una legge” ha scritto sul Figaro Pierre-Hervé Grosjean, a capo della commissione etica della diocesi di Versailles. “Come potrebbe il paese dei diritti umani (la Francia, ndr) tacere di fronte a questa ingiustizia? Come potremmo chiudere gli occhi in nome di interessi superiori? Come si possono salvare i cristiani dell’Iraq dai barbari dell’Isis, se non si è in grado di salvare un cristiano dalle leggi di un paese alleato?”. Grosjean si è poi rivolto ai laici: “Amici non credenti, il destino di Asia Bibi riguarda anche voi: attraverso di lei, è la libertà e la dignità di ciascuno che difendete. La vostra parola è preziosa e coraggiosa. Il vostro silenzio sarebbe terribile”. E silenzio fu. Asia Bibi, colpevole di essere cristiana, di aver bevuto dell’acqua e di non aver abiurato la propria fede in carcere, ha vinto grazie alla propria volontà e all’aiuto di pochi. Perché i più hanno taciuto. Hanno taciuto gli organismi internazionali, come l’Onu e il Consiglio dei diritti umani di Ginevra, che non hanno mai perorato la sua causa, troppo occupati ad accusare Israele di “apartheid”. Hanno taciuto i laici, che pensavano che il destino di quella cristiana non li riguardasse, come se anche lei non fosse stata “colpevole” dello stesso crimine dei vignettisti di Charlie Hebdo: “Blasfemia”. Hanno taciuto gli umanisti e gli intellettuali. Hanno taciuto le amministrazioni delle grandi città europee, tranne Parigi, che ha adottato all’unanimità la proposta del sindaco Anne Hidalgo di dare ad Asia Bibi la cittadinanza onoraria. “Una rara distinzione attribuita ai più emblematici difensori dei diritti umani nel mondo” aveva spiegato la Hidalgo. Hanno taciuto le organizzazioni non governative, sempre pronte a impugnare ogni causa di ogni minoranza oppressa (se il Colosseo e la Fontana di Trevi si sono colorati di rosso per Asia Bibi e i cristiani oppressi è stato soltanto grazie ad Aiuto alla chiesa che soffre). Quelle ong che hanno battuto la grancassa sul destino dei Rohingya birmani, ma mai su Asia Bibi. Hanno taciuto le femministe, che avrebbero potuto lanciare un #metoo per questa madre illetterata e che per nove anni, 3.422 giorni, ha dovuto vivere in una cella senza finestre. Da nove anni, Asia Bibi ha festeggiato l’8 marzo dentro a una lurida galera, senza poter ricevere né fiori né i figli. Quelle femministe occidentali che non hanno esitato, nell’ultimo anno, a brandire la causa di Ahed Tamimi, la ragazza palestinese che ha preso a pugni dei soldati israeliani. Hanno taciuto i media, perché quella dei cristiani perseguitati non è mai stata una cause célèbre, non ha mai portato loro gloria né consenso. Hanno taciuto i politici della Commissione europea, tranne poche eccezioni, come Antonio Tajani, che da presidente del Parlamento europeo pochi giorni fa aveva chiesto al Pakistan di liberare la donna. Hanno taciuto i musulmani, tranne una manciata di eroi. Uno è Salman Taseer, il governatore del Punjab ucciso con nove colpi di pistola alla testa perché aveva osato difendere Asia Bibi. Era un laico, un liberale, un riformista, in un paese sempre più fanatico come il Pakistan. Taseer aveva definito la legge che aveva portato Asia Bibi in carcere e quasi alla forca una “kala kanoon”, in urdu legge nera. Ma è il suo assassino, Malik Qadri, a essere diventato un eroe in Pakistan. C’è almeno una moschea che porta il suo nome; le famiglie con i figli al seguito facevano la coda per vederlo in prigione e avere le sue benedizioni; ha prodotto cd in cui canta inni e lodi del Profeta. E poi i giudici che ieri hanno scagionato Asia Bibi. Sapevano di rischiare la vita, in un paese dove non è possibile fidarsi neppure delle guardie del corpo (Taseer è stato ucciso da un bodyguard e Asia Bibi in carcere cucinava da sola il suo cibo per non correre il rischio di essere avvelenata). Porteranno anche i giudici fuori dal paese, oltre ad Asia Bibi e al suo avvocato? La battaglia per abolire l’orrenda legge che stava per mandare a morte quella donna cristiana non riguardava soltanto il lontano Pakistan. Riguardava tutti noi. E la stiamo perdendo. Adesso ci sono persino dei giudici a Strasburgo che sembrano ispirati dalla “legge nera” pachistana. Laici antiblasfemia crescono.

Per inviare la propria opinione, telefonare:
La Stampa: 011/65681
 
Il Foglio: 06/5890901 
oppure cliccare sulle e-mail sottostanti

 


lettere@lastampa.it
lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT