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Nazione/Giorno/Carlino Rassegna Stampa
03.05.2018 Abu Mazen, antisemitismo e negazionismo in Europa
Commento di Roberto Giardina

Testata:Nazione/Giorno/Carlino
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «Abu Mazen choc: la Shoah colpa degli ebrei»

Riprendiamo oggi, 16/04/2018, a pag.9, da NAZIONE/CARLINO/GIORNO, con il titolo "Abu Mazen choc: la Shoah colpa degli ebrei", il commento di Roberto Giardina.

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Roberto Giardina

«GLI EBREI gasati nei campi di sterminio? E stata colpa loro». Indignazione dagli Stati Uniti all’Europa per le dichiarazioni di Abu Mazen, che è considerato il leader palestinese più pacifista. «Gli ebrei — ha detto — sono responsabili del loro destino a causa della loro attività economica, che ha sfruttato e soffocato i paesi che li ospitavano, e dove non si sono mai integrati». Un condensato degli antichi pregiudizi antisemiti. E Mazen, 83 anni, ha concluso ripetendo la vecchia accusa: gli ebrei sterminati dai nazisti non sono sei milioni, ma molti di meno, Israele aumenta il conto delle vittime per sfruttare l'Olocausto, e ricattare gli europei.

 

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PAROLE ben calcolate e pronunciate a freddo per sfruttare la situazione, aizzando i musulmani contro gli europei che sostengono la politica di Israele. L'antisemitismo si risveglia in Europa, soprattutto a causa dei profughi musulmani accolti negli ultimi due anni. Non vi fate riconoscere per strada, si raccomanda agli ebrei di Berlino. Le aggressioni l'anno scorso sono state 1.453 in tutta la Germania, quattro al giorno, e la cifra reale è molto più alta. I ragazzi ebrei vengono giornalmente molestati dai loro compagni di classe musulmani, gli insegnanti non reagiscono, non per connivenza, ma per timore di ritorsioni, o di venire accusati di razzismo se intervengono. Anche le autorità preferiscono parlare di 'mobbing religioso', giocando con le parole.

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È UN PARADOSSO: i tedeschi, per il peso del passato nazista, evitano di mettere sotto accusa i profughi arabi, e finiscono per favorire l'antisemitismo. Nei giorni scorsi un siriano di 21 anni ha aggredito a cinghiate un giovane con la kippah, e per triste paradosso la vittima è un israeliano ma di origine araba. Si chiede l'immediata espulsione di chi compia atti di antisemitismo, tuttavia sarà quasi impossibile espellere il siriano, perché era minorenne al momento del suo arrivo in Germania. Una situazione imbarazzante per Berlino e per Frau Merkel che ha dichiarato che «l'Islam fa parte della Germania». Il ministro degli interni, il bavarese Horst Seehofer, le risponde: «Assolutamente no». L'Islam «è» in Germania: i musulmani sono oltre 4 milioni e 700mila, e sono il 30 per cento nella metropoli, contro il 26 per cento di cristiani (il 9% cattolici), ma l'Islam non può essere parte della storia e della cultura tedesca come l'ebraismo. Appena il 20% è d'accordo con la Cancelliera, secondo un sondaggio, e il 70 recisamente contrario. Domenica a Varsavia, circa 50mila dimostranti di estrema destra hanno attaccato i «neri e gli ebrei». Ma in Polonia non ci sono immigrati, e gli ebrei saranno appena 2mila.

L'ANTISEMITISMO si risveglia anche nella vicina Ungheria. Almeno il 20% manifesta sentimenti di odio verso gli ebrei. La politica ultranazionalista del premier Orbán favorisce i gruppi di estrema destra. Ma gli ebrei sono 74mila su 11 milioni. In Austria gli atti di antisemitismo, 503 l'anno scorso, sono raddoppiati rispetto al 2014. Gli ebrei cominciano a lasciare la Francia, «non più un Paese sicuro». Gli attacchi, come in Germania, provengono dagli immigrati arabi, anche di seconda generazione. Il 23 marzo a Parigi è stata uccisa a pugnalate da un giovane vicino arabo, Mireille Knoll, 86 anni, scampata all'Olocausto. Per la procura nessun dubbio: si è trattato di antisemitismo. Il governo ha avviato una campagna di sensibilizzazione contro i i pregiudizi sugli ebrei, ma probabilmente servirà a poco come l'iniziativa tedesca di voler mandare in visita ai lager quanti chiedono asilo politico. Potrebbero tornare convinti che Mazen ha ragione.

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