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La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
04.04.2018 Gaza: Israele non può non difendere i confini dai terroristi
Commenti di Giordano Stabile, Giulio Meotti

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Giordano Stabile - Giulio Meotti
Titolo: «Gaza, Israele avverte Hamas: 'Useremo proiettili veri' - Gli utili idioti di Hamas»

Riprendiamo oggi 04/04/2018, dalla STAMPA, a pag. 10, con il titolo "Gaza, Israele avverte Hamas: 'Useremo proiettili veri' ", il commento di Giordano Stabile; dal FOGLIO a pag. 1, con il titolo "Gli utili idioti di Hamas", l'analisi di Giulio Meotti.

Bene fa l'esercito di Israele a difendere i propri confini, cercando, come ha fatto venerdì scorso, di colpire i terroristi violenti. L'utilizzo massiccio di scudi umani civili da parte dei terroristi di Hamas - una pratica ignorata dai media - provoca anche vittime civili, non è certo Israele però il responsabile della loro morte.

Ecco gli articoli:

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LA STAMPA - Giordano Stabile: "Gaza, Israele avverte Hamas: 'Useremo proiettili veri' "

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Giordano Stabile

Israele avverte Hamas e dice che sparerà ancora sui manifestanti che cercheranno di forzare la frontiera fra Gaza e lo Stato ebraico. Le dichiarazioni, sia di politici che di militari, arrivano mentre si prepara una nuova marcia di protesta che rischia di trasformarsi in un altro venerdì di scontri con Hamas. Il governo israeliano non intende fare la minima marcia indietro, nonostante le critiche internazionali e interne per «l’eccessivo uso della forza» contro i dimostranti. «Abbiamo fissato regole chiare e non intendiamo cambiarle – puntualizza il ministro della Difesa Avigdor Lieberman -. Chi si avvicina alle recinzioni della frontiera, rischia la vita». Lieberman ha respinto l’accusa di aver colpito manifestanti. «La maggior parte erano terroristi, dell’ala militare di Hamas e della Jihad islamica», ha ribadito: «È stata una provocazione organizzata ad arte da Hamas».
Anche fonti militari hanno lasciato trapelare ai media israeliani che l’atteggiamento non cambierà: «Continueremo ad agire contro i manifestanti come abbiamo agito lo scorso venerdì». L’uso di mezzi anti-sommossa, come lacrimogeni, cannoni ad acqua, proiettili di gomma, sarà limitato. L’esercito sparerà proiettili veri, anche se è consapevole che potrebbero esserci vittime: «È il prezzo che siamo preparati a pagare per evitare lo sfondamento del confine». Intanto il bilancio da venerdì scorso continua a salire, ora è di 18 vittime, e ci sono ancora 40 persone in gravi condizioni. Ieri un altro palestinese è stato ucciso dal fuoco israeliano a Bureij, nel centro della Striscia, mentre la Lega araba ha chiesto all’Onu di aprire un’inchiesta.
Con la tensione a Gaza che sale di nuovo, è passata in secondo piano la questione dei migranti africani. Il piano per ricollocarli in Europa, e in Italia, attraverso la mediazione dell’Unhcr, è defunto. Lunedì sera il premier lo ha congelato. Ieri Netanyahu ha incontrato una delegazione di abitanti nei quartieri meridionali di Tel Aviv, dove si concentra gran parte dei migranti africani, in condizioni precarie, e dove è aumentata la micro-criminalità. Dopo aver ascoltato le lamentele di quella che costituisce una sua base elettorale, il premier ha dichiarato che l’intesa con l’Onu era «annullata».
Netanyahu aveva trattato con l’Onu senza consultare i Paesi europei, infastiditi da questa fuga in avanti, ma neppure gli alleati del governo e i suoi collaboratori, a parte il ministro dell’Interno Arieh Deri. La destra del Likud è insorta, come pure i partiti conservatori. Anche perché l’accordo prevedeva che per ogni migrante ricollocato, uno ottenesse un permesso temporaneo di lavoro in Israele. Il leader del partito Bayit Yehudi, Naftali Bennet, ha messo l’epitaffio sull’intesa: «Se diamo asilo a 16 mila clandestini Israele diventerà il Paradiso degli immigrati illegali».

IL FOGLIO - Giulio Meotti: "Gli utili idioti di Hamas"

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Giulio Meotti

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Ben-Dror Yemini
              Yossi Klein Halevi

Roma. “Il vittimismo come visione della storia stabilisce automaticamente la giustizia dalla parte dei perdenti anche se questi sono gli aggressori e hanno un piano per distruggere coloro che, a oggi, appaiono come i più forti”. Così Yossi Klein Halevi, senior fellow allo Shalem Center di Gerusalemme e commentatore ospitato sui principali media internazionali, come Wall Street Journal e New York Times, commenta i tragici fatti di Gaza di venerdì scorso, quando sedici palestinesi (di cui almeno dieci terroristi di Hamas e del Jihad islamico) sono rimasti uccisi negli scontri con l’esercito israeliano. “Il politicamente corretto ha preso il posto del pensiero critico” continua Halevi al Foglio. “E Israele, circondato da terroristi che vogliono annichilirlo e che ha di fronte la prospettiva di un assalto di massa, è ritratto dai media come l’aggressore”. E’ il dilemma di Gerusalemme: “Come restare forte in medio oriente e indebolirsi in occidente”. Il giorno dopo Gaza, i giornali di tutto il mondo hanno capovolto quei fatti. “Gli scontri di Gaza non sono sui ‘due stati e due popoli’, ma sulla sostituzione di Israele con uno stato palestinese dal Giordano al Mediterraneo” dice Halevi. “Io rispetto i palestinesi e ascolto i loro leader quando dicono di volermi distruggere, anche se non hanno quel potere oggi. E Israele deve fare di tutto per impedire che lo ottengano. Perché l’occidente non lo comprende? Spero che il giudizio europeo su Israele ogni volta che si difende provenga da una sorta di stupidità e non da qualcosa di peggio, qualcosa che viene dal cuore oscuro del XX secolo”. L’opposizione occidentale a Israele nasce da un modello antitetico? “C’è una differenza essenziale fra Israele e i paesi occidentali: noi viviamo in una regione dove i confini difendibili sono un imperativo politico e morale”, conclude Halevi. “Gli israeliani non chiederanno scusa per difendersi. Preferisco stare al sicuro che avere la simpatia europea”. Sabato, sul maggiore quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, Ben-Dror Yemini ha scritto una lettera aperta ai vicini palestinesi. “Non sono sorpreso da questi media occidentali, dai Corbyn, dai Sanders e dalla Ue, che simpatizzano con Hamas e li considerano ‘pac
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