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La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
29.03.2018 Parigi, corteo in memoria di Mireille Knoll: giusto allontanare i fanatici Le Pen e Mélenchon
Cronaca di Leonardo Martinelli, commento super di Andrea Marcenaro

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Leonardo Martinelli - Andrea Marcenaro
Titolo: «Parigi in marcia per Mireille: 'La Francia non è antisemita' - Andrea's Version»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/03/2018, a pag.13 con il titolo "Parigi in marcia per Mireille: 'La Francia non è antisemita' " la cronaca di Leonardo Martinelli; dal FOGLIO, a pag. 1, "Andrea's Version" di Andrea Marcenaro.

Giustamente LA STAMPA mette in risalto come dal corteo in memoria di Mireille Knoll siano stati esclusi i leader dei due partiti francesi che strizzano l'occhio all'antisemitismo: l'estrema destra di Marine Le Pen e l'estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon. Anche la Repubblica, nel catenaccio all'articolo di pag. 17, riporta la duplice esclusione. Il Corriere della Sera, invece, scrive soltanto di "Le Pen allontanata", ignorando Mélenchon. Inoltre LA STAMPA pubblica un altro articolo, che non riprendiamo, in cui il titolo riporta le parole di Emmanuel Macron: "Combattiamo l'islamismo sotterraneo". L'islamismo da combattere non è soltanto quello sotterraneo, ma anche quello visibile, e che molti - Macron per primo - si ostinano a non voler vedere, a partire dall'islamizzazione dell'Europa.

Ecco gli articoli:

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Il corteo di ieri a Parigi

La Stampa - Leonardo Martinelli: "Parigi in marcia per Mireille: 'La Francia non è antisemita' "

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Leonardo Martinelli

Félix vive all’ottavo piano di questo palazzone grigio e sbiadito, alloggi popolari nell’Ovest di Parigi. La famiglia del giovane Yacine al settimo. E Mireille Knoll abitava al secondo piano. Ma lei non c’è più, martoriata di colpi da quel ragazzo che aveva visto crescere. È stato Félix, 87 anni, a mettere la foto di Mireille, di soli due anni più giovane di lui, giù all’entrata, con i petali di fiori rossi, arancioni e rosa appiccicati intorno. Si conoscevano da una vita. Venerdì scorso è stato uno dei primi a sentire l’odore di bruciato, il fuoco appiccato all’appartamento della donna, dopo che Yacine e un suo amico erano scappati. Ieri, in una giornata gelida e senza colori, Félix se ne stava per strada ad aspettare davanti al sorriso mesto di Mireille, la sua immagine su una sedia a rotelle, mentre la «marcia bianca» stava arrivando: migliaia di persone che la volevano salutare un’ultima volta.

Félix è ebreo, lo era pure Mireille. E Yacine musulmano. «Ma io con lui non avevo mai avuto problemi – racconta Félix –. E qui lo sanno tutti che sono ebreo, perché vado nelle scuole del quartiere a raccontare la mia storia». Il padre era già morto quando lui era bambino e iniziò la Seconda guerra mondiale. «Una famiglia in campagna, nel Loiret, accettò benevolmente di prendermi e fare finta che fossi un loro parente. Andavo a messa tutte le domeniche: so ancora a memoria tutte le preghiere cattoliche. Io pregavo il mio dio che la mamma, deportata ad Auschwitz, si salvasse. Ma non è mai ritornata. Sono diventato ateo».

Anche Mireille scampò all’Olocausto. Fuggì in Portogallo con la madre: avevano un passaporto brasiliano. «Poi, dopo la guerra, sposò un sopravvissuto di Auschwitz, morto pochi anni fa», si ricorda Félix. Qui dall’undicesimo arrondissement furono 1642 i bambini deportati, un record a Parigi, «perché è una zona popolare e ci vivevano ebrei poveri, tanti stranieri». Oggi è uno strano mosaico di «bobo», i bourgeois bohème » (radical chic nostrani), e di alloggi popolari, dove le famiglie di origini arabe sono sempre più numerose. Con Yacine c’era stato un problema, «ci aveva provato con la figlia di 12 anni della badante di Mireille. Era appena uscito dal carcere. Io all’inizio non ci ho voluto credere che l’abbia uccisa per antisemitismo». Ma il giovane ha urlato Allahu Akbar prima di sgozzarla. «Si deve essere radicalizzato in carcere».

Intanto, la marcia è arrivata al 26 di avenue Philippe-Auguste. In tanti hanno una rosa bianca fra le mani. Ci sono i politici di tutti i partiti, ma Marine Le Pen e il leader della gauche radicale Jean-Luc Mélenchon, fischiati e insultati, hanno già dovuto abbandonare il corteo. C’è pure Noémie Halioua, 27 anni, ebrea e giornalista. Un anno fa, a breve distanza da qui, un’altra anziana ebrea, Sarah Halimi, venne uccisa da un vicino musulmano, buttata giù dal terzo piano. Noémie ha scritto un libro sulla vicenda. «Il giudice istruttore – ricorda - ha messo undici mesi per riconoscere il movente antisemita, ma era evidente fin dall’inizio». Con Mireille, invece, è andata diversamente. E spunta fuori anche la sua famiglia dalla marcia. Daniel Knoll, uno dei figli, dice che «la Francia non è un Paese antisemita. Ma ci sono degli antisemiti, imbecilli che ad esempio credono che tutti gli ebrei siano ricchi. Ecco, mia mamma era malata e viveva con una pensione di 800 euro. La sua fine non deve capitare più a nessuno: ebreo o musulmano, bianco o nero». Gli dispiace per i tafferugli e per le strumentalizzazioni politiche, «perché noi abbiamo invitato tutti a venire. Tutti coloro che hanno una madre. Ma chi nel mondo non ha una mamma?».

IL FOGLIO - Andrea Marcenaro: "Andrea's Version"

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Andrea Marcenaro

Quando l’Iran attacca i curdi e arma Hezbollah contro Israele; quando Erdogan sbatte dentro giornalisti e intellettuali o spinge i bambini turchi a offrirsi come kamikaze; quando la crisi tra Russia e Unione europea si fa più acuta; quando l’antisemitismo dilaga nel nostro continente fino a picchiare i bimbi a scuola in quanto ebrei e a uccidere un’anziana sopravvissuta ai lager; quando le questioni protezionistiche rischiano di prendere campo e di travolgere l’economia; quando insomma le vicende della politica estera si fanno incandescenti, lì la figura di Federica Mogherini giganteggia.

 

 

 

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