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La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
29.03.2018 Siria: l'ambasciatore di fiducia del sanguinario Assad è a Roma
Cronaca di Francesco Grignetti, editoriale del Foglio

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Francesco Grignetti
Titolo: «Quei viaggi a Roma del capo degli 007 siriani - Un assadista a Roma»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/03/2018, a pag.12 con il titolo "Quei viaggi a Roma del capo degli 007 siriani" la cronaca di Francesco Grignetti; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Un assadista a Roma".

Ecco gli articoli:

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Ali Mamoluk

LA STAMPA - Francesco Grignetti: "Quei viaggi a Roma del capo degli 007 siriani"

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Francesco Grignetti

Il capo dei servizi segreti siriani, generale Ali Mamoluk, l’uomo più fidato di Assad, sarebbe stato a Roma in missione qualche mese fa per incontrarsi con il suo omologo italiano, generale Alberto Manenti, capo dell’Aise, l’agenzia che si occupa dell’estero. Così scrive «Le Monde», appoggiandosi a tre fonti anonime. E fa scandalo questa visita perché plateale infrazione alle sanzioni decise fin dal 2011 dai governi dell’Unione europea contro il regime criminale della Siria. Ma così va il mondo delle spie. Ed è abbastanza normale che la cosiddetta «diplomazia parallela», quella che si muove nell’ombra, tenga in piedi anche i contatti più inconfessabili.
Mamlouk, secondo «Le Monde», sarebbe arrivato a Roma «con un jet privato messo a disposizione dalle autorità italiane». Dietro la facciata delle questioni di sicurezza, «l’obiettivo di queste missioni è chiaramente politico: rompere l’isolamento del regime, avviare la normalizzazione, con lo scopo di trasformare le sue vittorie militari in vittoria diplomatica... approfondire poco a poco le relazioni della Siria con Roma in un quadro più generale. E per i siriani, l’Italia è un ponte verso il resto d’Europa».
Non è la prima volta, peraltro, che si parla di questa visita. Pende persino un’interrogazione di 23 deputati all’Europarlamento che chiedono spiegazioni a Federica Mogherini del presunto incontro.
Incontri che sembrano venire da lontano. Nel luglio 2016, il quotidiano «Gulf News» con base negli Emirati del Golfo Persico e il quotidiano libanese al Safir, entrambi vicini ai nemici del regime siriano, ma confermata dal quotidiano «al Watan», vicino all’establishment siriano, scrissero che il generale Manenti era andato a Damasco in missione clandestina per incontrarsi con Assad in persona. Visita preparata da un passaggio per Roma di un altro generale dell’intelligence siriana, Deeb Zeltoun, che era stato ospite dell’Aise per preparare l’incontro. Anche Zeltoun, come Mamoluk, era nella lista nera europea delle personalità coinvolte nella repressione.
Perchè tanto interesse da parte dell’Aise per i siriani? Semplice: il regime conduce una lotta mortale contro i jihadisti e dispone di informazioni preziose sul terrorismo islamista. Il Califfato, nel suo periodo migliore si estendeva su mezza Siria. Ora che è in rotta, i siriani hanno messo le mani su liste aggiornate di foreign fighters: le offrono ai nostri 007 in cambio di un appoggio diplomatico a largo raggio.
C’è da aggiungere che il regime da tempo ha avviato una offensiva diplomatica, attraverso il generale Mamoluk. È stato segnalato a Berlino, a Riad, ovviamente anche al Cairo, Mosca, Amman.

IL FOGLIO: "Un assadista a Roma"

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Bashar Assad

Il capo dei servizi segreti siriani, Ali Mamlouk, è stato in Italia a gennaio, ha scritto ieri il quotidiano francese Monde, invitato dall’Agenzia dell’informazione e di sicurezza esterna (Aise) per incontrare il suo omologo italiano, Alberto Manenti. Mamlouk è arrivato a Roma a gennaio a bordo di un jet italiano e la sua visita è stata tenuta segreta perché questo generale di 72 anni compare sulla lista dei leader siriani sotto sanzioni dell’Unione europea per il loro ruolo nella guerra civile siriana. Mamlouk è l’ambasciatore del regime di Assad, ed è il terzo nome elencato tra i sanzionati, per ordine di importanza: sopra di lui ci sono soltanto il rais Bashar e il fratello Maher, che guida una brigata d’élite dell’esercito siriano e che ha fama di “macellaio”. Il capo della diplomazia europea Mogherini, interpellata dal Monde, ha fatto sapere di non essere stata al corrente di questa visita e ha ribadito che gli stati membri, che hanno approvato le sanzioni, sono tenuti a rispettarle. Mentre i media e i commentatori si spartiscono dosi abbondanti di imbarazzo, perché è evidente che questa visita è in violazione di un accordo comunitario, il Monde magnanimo ricorda che i contatti con il regime siriano non sono appannaggio dell’Italia, Mamlouk è un diplomatico globetrotter e la crisi siriana, come abbiamo imparato in questi anni di enormi distrazioni, dipende molto da quel che accade sul terreno, inch by inch come dicono gli americani che, pure loro, hanno avuto contatti diretti con il regime. Non sfugge però il fatto che l’Italia si ritrova sulla linea del fronte europeo che sta lavorando in due direzioni: non essendoci più alcuna volontà di ribaltare il regime di Assad, è necessario incoraggiare una transizione (impossibile con un dittatore che ha falcidiato il proprio popolo a suon di barrell bomb) che porti la Siria fuori dall’isolamento. Questo regime va in qualche modo coinvolto di nuovo, anche se non è chiaro in che modo e l’esordio non pare promettente. La seconda direzione è quella che va al cuore del problema, ed è l’Iran che ha sostenuto il regime siriano assieme all’indispensabile contributo russo, e che ora rischia di ripiombare nell’isolamento se davvero l’Am - ministrazione Trump spezzerà l’accordo sul nucleare con Teheran. L’Europa farà di tutto per mantenere l’accordo, e il coinvolgimento della Siria va di pari passo, ma se fidarsi dell’America trumpiana comporta evidenti rischi, è chiaro che la promessa che teneva umanitariamente in piedi l’accordo sul nucleare – aprire il mondo al popolo iraniano vessato dal regime teocratico – non è stata mantenuta, pure se l’Europa s’ostina a non accorgersene.

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