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Il Giornale - Il Foglio - La Repubblica Rassegna Stampa
28.03.2018 Parigi, antisemitismo islamico omicida: i commenti
Analisi di Fiamma Nirenstein, Giulio Meotti, Anais Ginori intervista la rabbina Delphine Horvilleur

Testata:Il Giornale - Il Foglio - La Repubblica
Autore: Fiamma Nirenstein - Giulio Meotti - Anais Ginori
Titolo: «In Europa lo spettro della Shoah - La 'war zone' degli ebrei di Francia. 'L’antisemitismo islamico è un tabù' - 'Ora l’antisemitismo nasce anche dai figli degli immigrati'»
Riprendiamo oggi 22/03/2018, dal GIORNALE a pag. 12, con il titolo "In Europa lo spettro della Shoah" il commento di Fiamma Nirenstein; dal FOGLIO a pag. 2, con il titolo "La 'war zone' degli ebrei di Francia. 'L’antisemitismo islamico è un tabù' " l'analisi di Giulio Meotti; dalla REPUBBLICA, a pag. 15, con il titolo 'Ora l’antisemitismo nasce anche dai figli degli immigrati', l'intervista di Anais Ginori alla rabbina francese Delphine Horvilleur.

Ecco gli articoli:

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Mireille Knoll

Il Giornale - Fiamma Nirenstein: "In Europa lo spettro della Shoah"

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Fiamma Nirenstein

L' ultima notizia è insopportabile: a Parigi una donna ebrea di 85 anni, Mireille Knoll, sopravvissuta alle deportazioni franco-naziste degli anni '40, è stata uccisa a coltellate da un giovane musulmano che la donna conosceva da quando era piccolo. L'omicidio antisemita si affaccia inaspettato quando Ilan Halimi, un ragazzo parigino, viene sequestrato nel 2006 da un gruppo di giovani islamici che in una casa della banlieue lo tortura a morte leggendo il Corano senza che la polizia cerchi in direzione di un attacco antisemita. Anche adesso seguitano i tentennamenti. L'ultimo attacco ha pochi giorni, un bambino di 8 anni è stato preso a botte un mese fa a Sarchelles perché indossava una kippà; pochi giorni prima una 15enne con la Stella di David al collo è stata sfigurata a coltellate; pochi giorni dopo a un ragazzino sono state tagliate le dita con una seghetta. L'anno scorso Sarah Halimi Attal è stata buttata dalla finestra da un uomo che gridava Allah-u-Akbar. Negli ultimi anni ci sono stati una decina di attacchi mortali plurimi, il museo ebraico di Bruxelles e i bimbi alla scuola di Tolosa, l'Hypercasher. Ed è solo la Francia. Gli ebrei d'Europa, comprese Inghilterra e Russia, sono accerchiati, se ne vogliono andare, vedono che anche se alla fine le leadership accettano l'idea che si tratta di attacchi antisemiti, nessuno ha voglia di fronteggiare il vecchio mostro, che è di sinistra come Corbyn, di destra come la Le Pen, islamico come gli immigrati. Questo è molto più allarmante per il Vecchio Continente che per gli ebrei. Gli ebrei possono sempre trovare una patria in Israele. Invece gli europei non hanno dove andare. L'antisemitismo li distrugge come fece negli anni '30 e '40. Gli europei sono e saranno costretti a subire le cause e le conseguenze di una malattia cognitiva spietata, della dissonanza demenziale fra ciò che la società crede di essere e la triste realtà. Senza futuro economico e culturale, l'Europa perde di vista il passato in cui sono stati trucidati 6 milioni di innocenti. Perché questo accade? Pensiamo alla Grecia: ricca di storia e povera di ebrei, secondo una ricerca Pew, il 70% dei cittadini è antisemita. Il sentimento di umiliazione è legato alla crisi e su questo si innesta la furia omicida del nuovo antisemitismo introdotto dall'immigrazione con la propaganda islamica. I numeri sono stupefacenti: ogni 83 secondi appare un post antisemita su Twitter, nel 2016 382mila post antisemiti in 20 diverse lingue. Gli episodi sono talmente tanti che c'è solo l'imbarazzo della scelta, andate su Google. Il vecchio stereotipo dell'ebreo apolide e antinazionale, egoista e individualista, che dominò il pensiero antisemita di destra non esiste; semmai, per gli antisemiti attuali gli ebrei sono troppo «occidentali» legati all'idea di nazione, identità, patria... Tutte cose che ne fanno una derivazione naturale dello Stato d'Israele ed ecco il punto teorico centrale dell'antisemitismo attuale. Ma è tornato a essere genocida, vede gli ebrei come un'emanazione delle peggiori attitudini. Per un islamico, coadiuvato dalla sinistra estrema, Israele è un covo di assassini di bambini, una sentina di apartheid, una banda di imperialisti armati fino ai denti con l'atomica in tasca. È per questo che anche Israele, e la sua coorte di ebrei nel mondo, va eliminata. È la bandiera dell'Iran, di Hamas, degli Hezbollah, di Dieudonne, il comico francese antisemita di successo, è il sogno non segreto di Abu Mazen che descrive il sionismo come un'ideologia inventata per esercitare il colonialismo europeo, ed è anche il sottinteso dei movimenti più apparentemente decenti, come il Bds, che piacciono tanto a Corbyn e anche ai Cinque Stelle. L'accerchiamento è stretto. Cercasi un leader coraggioso per combatterlo. Per ora, non si è visto.

IL FOGLIO - Giulio Meotti: "La 'war zone' degli ebrei di Francia. 'L’antisemitismo islamico è un tabù' "

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Giulio Meotti

Roma. “Oggi se sei ebreo, devi nasconderti. L’antisemitismo è una delle modalità dell’islamismo diffuso nella società”, ha detto ieri Malek Boutih, l’ex deputato socialista e già presidente di Sos Racisme, mentre le autorità stabilivano che Mireille Knoll, 85 anni, sopravvissuta ai rastrellamenti nazisti del Velodromo di Parigi e uccisa con undici coltellate e bruciata nel suo appartamento nell’undicesimo arrondissement di Parigi era vittima di un assassinio a sfondo antisemita (la polizia ha in custodia un vicino di casa, musulmano, che conosceva la vittima). Ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, ha confermato la sua “assoluta determinazione” a combattere questo antisemitismo spaventoso che divampa nel paese che ospita la più grande comunità ebraica d’Europa, la terza al mondo dopo Israele e Stati Uniti. Undici ebrei francesi uccisi in dieci anni, lettere di minacce di morte recapitate nelle case degli ebrei, aggressioni spicciole e quotidiane per strada, un decimo della popolazione ebraica riparato in Israele, metà del contingente militare francese stanziato dal 2015 che deve presidiare i 700 siti ebraici, bombe molotov contro i negozi kosher, quartieri ebraici storici che si spopolano, sinagoghe che vanno deserte: ecco la nuova realtà dell’ebraismo francese. A Aulnay-sous-Bois, il numero di famiglie di fede ebraica è passato da 600 a 100, a Blanc-Mesnil da 300 a 100, a Clichy-sous-Bois da 400 all’80, a La Courneuve da 300 a 80. Come se l’islam radicale in certi quartieri avesse effettivamente vinto e gli ebrei dovessero, nel migliore dei casi, nascondersi, e nel peggiore, andare via. Lo stato francese, di fronte all’ascesa dell’islam radicale, abbandona certi territori alla legge coranica e al banditismo. “Il nuovo antisemitismo francese è islamico, quello vecchio è morto” dice al Foglio Alexandre Mendel, giornalista investigativo francese, autore prima del libro La France djihadiste e poi di Partition. Chronique de la sécession islamiste en France. “In Francia oggi l’antisemitismo è un duplice tabù: c’è il tabù legato all’islam e quello del passato francese, Vichy. Vai in qualsiasi moschea francese e parla con l’imam, ti dirà: ‘Non abbiamo deportato noi i vostri ebrei ad Auschwitz’. E poi c’è l’ideologia del vivre ensemble. Sono appena stato a Carcassonne, dove c’è stata la strage dell’Isis venerdì scorso. E parlando con l’imam mi ha detto che non esiste odio per gli ebrei. Ci sono politici, come Manuel Valls, che parlano oggi apertamente dell’antisemitismo islamico e che questo viene al 95 per cento dai musulmani. Mio padre è ebreo e ho molti amici che sono partiti per Israele o gli States, altri che partiranno, altri che ci stanno pensando, altri che vorrebbero ma non hanno i mezzi per farlo. Due anni fa parlai con un ufficiale dell’Uclat, l’Unité de coordination de la lutte antiterroriste. Mi disse che ‘oggi non ci sono più studenti ebrei nelle scuole pubbliche di Seine-Saint-Denis’”. Bernard Ravet, già preside di tre scuole pubbliche di Marsiglia, nel libro Principal de collège ou imam de la République? racconta di una mamma ebrea che voleva iscrivere il figlio al liceo Versaille. Ravet all’epoca era preside di quel liceo: “Quando ho sentito parlare il ragazzo, ho capito che i miei studenti avrebbero scoperto subito la sua provenienza. Se avessero scoperto che veniva da Israele, l’avrebbero distrutto. Così, con imbarazzo, ho chiesto alla madre di non iscriverlo alla scuola statale, ma a quella ebraica”. Come ha denunciato anche Francis Kalifat, a capo delle organizzazioni ebraiche di Francia, “nella regione parigina non ci sono più studenti ebrei nelle scuole pubbliche”. “Vent’anni fa nessuno pensava mai di andare a vivere in Israele” continua Alexandre Mendel al Foglio. “La tristezza è che il governo protegge i siti ebraici, ma si rifiuta di combattere l’antisemitismo islamico. Vent’anni fa nessun ebreo francese avrebbe mai votato per Marine Le Pen. Nel nord di Parigi, nei quartieri misti dove moschee e sinagoghe sorgono fianco a fianco, trovi il peggior antisemitismo. A Strasburgo è come a Tel Aviv, ti setacciano all’ingresso di ogni ristorante ebraico. Gli ebrei oggi si proteggono da soli, si comprano le telecamere, assumono le proprie guardie armate. Anche nell’Alsazia-Lorena si sente molto questo assedio. Molti ebrei dismettono la kippah e i simboli ebraici. Il terrorista di Trèbes, Redouane Lakdim, era ‘ossessionato dalla Palestina’, mi hanno raccontato i suoi amici. C’è ovunque questa atmosfera di guerra. Sono molto pessimista, ogni giorno è peggio, sarebbe da ciechi negare il contrario”. Conclude Mendel: “73 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, gli ebrei francesi sono più al sicuro a camminare a Cracovia, in Polonia, che in qualsiasi distretto settentrionale di Parigi. Ho amici che considerano persino di andare a vivere in Polonia. Che valzer della storia!”.

LA REPUBBLICA - Anais Ginori: 'Ora l’antisemitismo nasce anche dai figli degli immigrati'

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Anais Ginori

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Delphine Horvilleur

«La battaglia contro l’antisemitismo non è un problema solo degli ebrei, è qualcosa che deve mobilitare tutta la società francese». Delphine Horvilleur, 44 anni, appartiene al Mouvement juif libéral ed è una delle tre donne rabbine di Francia. «Sono sotto choc. Purtroppo è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi contro gli ebrei», commenta Horvilleur, autrice di un dialogo sulle religioni insieme all’islamologo Rachid Benzine, e di un altro libro, “Come i rabbini fanno i bambini”, appena tradotto da Giuntina. Lunedì Horvilleur è stata ricevuta all’Eliseo da Emmanuel Macron insieme all’imam danese Sherin Khankan.

La Francia ha un problema con gli ebrei? «C’è una situazione oggettiva: qui la comunità ebraica e quella arabo-musulmana sono più numerose che in altri paesi. Si aggiunge una ragione più profonda e recente. Negli ultimi anni si è diffuso un comunitarismo mortifero in cui molti cittadini si riconoscono più in un gruppo religioso che nella collettività nazionale, vogliono contrapporre diverse identità, rompendo così il modello di coesione sociale su cui si è costituita la République».

Qual è la novità dell’antisemitismo di oggi rispetto ad altri periodi storici? «Non c’è più solo il vecchio antisemitismo di estrema destra. Al livello sociologico la novità sono i figli di immigrati arabo-musulmani, abbeverati da prediche di alcuni esponenti religiosi. È una riflessione estremamente sovversiva, ma bisogna affrontarla. Solo un cieco può negare che esiste un antisemitismo nuovo e galoppante tra questi ragazzi».

Cosa si può fare? «Per quanto mi riguarda, c’è una responsabilità teologica. Si sente molto parlare sui social dei versetti antisemiti del Corano, sia da chi fomenta l’integralismo sia da chi vuole additare l’Islam come una religione antisemita. Bisogna combattere entrambi le interpretazioni. Io ad esempio ho lavorato molto insieme a islamologi per ricontestualizzare questi riferimenti del Corano».

Parteciperà alla manifestazione a Parigi? «Spero che non sarà un raduno di soli ebrei francesi. Non dovremmo ragionare in termini di singole comunità, ma di un’unica comunità nazionale. Oltre al dolore per quanto accaduto, molti di noi provano un sentimento di rabbia».

Rabbia provocata da cosa? «In queste ore riceviamo condoglianze e attestati di solidarietà, come se questo efferato omicidio fosse una faccenda che riguarda solo gli ebrei. È un problema della Nazione. Mireille non è mia nonna, è la nonna di tutti i francesi».

L’anno scorso la giustizia aveva aspettato mesi prima di riconoscere il movente antisemita nell’omicidio di un’altra donna ebrea, Sarah Halimi. Come mai? «È stata un’incomprensibile lentezza, forse perché l’omicida di Halimi era uno squilibrato. Ma si può essere pazzi e antisemiti. Anzi, dovremmo chiederci perché sempre più squilibrati si nutrono dell’odio contro gli ebrei».

Ce lo dica lei: perché? «L’antisemitismo è come una corrente sotterranea che riappare in alcuni periodi della Storia. Ogni volta che una Nazione vive una crisi, si riattiva un’invidia ancestrale, una gelosia viscerale, un immaginario collettivo in cui l’ebreo viene descritto come qualcuno a parte, privilegiato culturalmente, economicamente, socialmente. Per un osceno paradosso chi commette crimini antisemiti non si sente colpevole, perché spesso pensa di vendicare un’ingiustizia, un’umiliazione».

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