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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/03/2018, a pag. 15, con il titolo "'Favorisce l’immigrazione illegale': Sequestrata la nave della Ong", la cronaca di Fabio Albanese; dalla REPUBBLICA, a pag. 22, con il titolo "Il pm sequestra la nave ong: 'Associazione a delinquere' ", il commento di Fabrizio Lentini. Mentre il servizio di Fabio Albanese sulla Stampa è equilibrato, quello di Fabrizio Lentini su Repubblica è conciliante nei confronti delle Ong che di fatto collaborano affinché si protragga una situazione di illegalità come quella degli sbarchi clandestini. Ecco gli articoli: LA STAMPA - Fabio Albanese: " 'Favorisce l’immigrazione illegale': Sequestrata la nave della Ong"
La nave “Open Arms” della Ong spagnola ProActiva è dalla tarda sera di ieri sotto sequestro nel porto di Pozzallo. Il provvedimento è stato firmato dal procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro ed è accompagnato da avvisi di garanzia con l’ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per il comandante della nave e per la capo missione a bordo per conto della Ong. I due sabato erano stati interrogati dalla Squadra mobile di Ragusa e da agenti dello Sco di Roma; cosa avvenuta subito dopo lo sbarco di 216 dei 218 migranti (due erano stati sbarcati a Malta) che giovedì scorso la Ong aveva recuperato a 70 miglia al largo della Libia, in acque internazionali, dopo una pericolosa contesa con la Guardia costiera libica. Un terzo avviso di garanzia dovrebbe riguardare il responsabile della Ong che, ufficialmente, è in corso di identificazione anche se è noto che il patron della Ong, che ha sede a Barcellona, è il catalano Oscar Camps. LA REPUBBLICA - Fabrizio Lentini: "Il pm sequestra la nave ong: 'Associazione a delinquere' "
Associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina. È la pesante accusa che la procura di Catania muove all’organizzazione non governativa catalana ProActiva Open Arms e che ha portato ieri sera al sequestro di una delle sue due navi, la “Open Arms”, ormeggiata nel porto di Pozzallo, nel Ragusano, dove sabato era approdata con a bordo 218 migranti, recuperati due giorni prima nel Canale di Sicilia. È l’epilogo a sorpresa di un lungo braccio di ferro, scaturito dal “duello” in mare tra il comandante dell’imbarcazione della ong e l’equipaggio di una motovedetta libica. Gli spagnoli, su indicazione della sala operativa della Guardia costiera di Roma, avevano individuato, a 70 miglia dalle coste libiche, un gommone con 150 persone a bordo, alcune delle quali già in acqua. Mentre erano in corso le operazioni di soccorso, sono arrivati i libici, che puntando le armi hanno minacciato di aprire il fuoco contro i volontari se non avessero consegnato loro le donne e i bambini già salvati. Il comandante della nave della ong ha resistito e, al termine di un lungo inseguimento, ha fatto rotta verso nord. L’odissea però non è finita qui. Prima è stato necessario convincere le autorità maltesi ad accogliere un neonato in gravissime condizioni e la madre. Poi la lunga attesa dell’ok italiano a sbarcare in un porto siciliano, mentre i libici denunciavano quella che, a loro dire, era stata una violazione delle norme internazionali. Una posizione contestata dalla ong, i cui responsabili sottolineano il fatto che la Libia non ha mai dichiarato la propria sfera d’intervento nel Mediterraneo ( la cosiddetta Sar, ovvero Search and Rescue, ricerca e salvataggio) e dicono che il soccorso è avvenuto in acque internazionali. Dopo trenta ore di attesa, il sì del Viminale, anche dopo un appello delle autorità spagnole, con l’indicazione del porto di destinazione: Pozzallo. Quando tutto sembrava essersi risolto, ieri sera su ProActiva si è abbattuta la linea dura della procura di Catania, guidata da Carmelo Zuccaro, che un anno fa era stato il primo magistrato a puntare il dito contro le organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo, a suo dire complici del business degli scafisti. « Alcune ong — accusò Zuccaro — potrebbero essere finanziate dai trafficanti, e so di contatti. Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga ». Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Catania, competente per il reato contestato, da parte della ong c’è stata la volontà di portare i migranti in Italia, anche violando leggi e accordi internazionali, non consegnandoli ai libici. Tre gli indagati, tutti spagnoli: il comandante della nave, Marc Reig, il capo della missione, Anabel Montès, e il responsabile della ong, Oscar Camps. La nave resterà adesso nel porto di Pozzallo, in attesa che il gip si pronunci sul provvedimento della procura. Intanto, ad alzare la voce è il difensore del comandante di “ Open Arms”: « Poiché il decreto legge 286 del 1998 afferma chiaramente che non commette reato chi soccorre persone — dice l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro — devo dedurre che hanno istituito il reato di solidarietà». La legale sottolinea di non avere ancora letto il provvedimento «perché, nonostante io sia il difensore del comandante, hanno notificato il fermo e l’avviso di garanzia a un legale d’ufficio. Ma non è pensabile — aggiunge — che esista un reato di solidarietà umana». Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare: direttore@lastampa.it rubrica.lettere@repubblica.it |
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