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L'Ambasciata Usa di cui è prevista l'inaugurazione il prossimo 14 maggio, anniversario della nascita di Israele, non sorge su una "terra contesa" o una "No Man's Land", come suggerisce Giordano Stabile, ma a Gerusalemme, capitale dello Stato di Israele, in un normalissimo quartiere della capitale. Molto peggio fa Valeria Robecco sul Giornale, che scrive di "gaffe" americana e sostiene a chiare lettere, ma senza alcun motivo valido, che "Quest'ambasciata non s'ha da fare". Un pezzo di disinformazione a 360 gradi contro lo Stato ebraico e le decisioni dell'Amministrazione Trump. Se si escludono le corrispondenze di Fiamma Nirenstein, sempre di altissimo livello, altri articoli del Giornale sono rivelatori di profonda ignoranza su Israele. Ecco gli articoli: LA STAMPA - Giordano Stabile: "L’ambasciata Usa di Gerusalemme su una striscia di 'terra contesa' "
Il terreno scelto per la sede dell’ambasciata americana a Gerusalemme rischia di gettare altra benzina sul fuoco nel conflitto fra Israele e i palestinesi. La sede provvisoria sarà nell’attuale consolato, nel quartiere di Arnona, vicino alla Linea Verde che fino al 1967 divideva in due la Città Santa. Il New York Times ha però scoperto che il consolato sarà ampliato, per poter svolgere tutte le funzioni di una vera ambasciata, e parte del terreno per le nuove costruzioni ricade sulla No Man’s Land, la terra di nessuno che separava fino a cinquant’anni fa i territori controllati da Israele e dalla Giordania. Il Giornale - Valeria Robecco: "Gerusalemme, gaffe Usa. La nuova ambasciata? Sarà nei territori occupati"
New York Quest'ambasciata non s'ha da fare. A circa due mesi dal previsto trasferimento della rappresentanza americana da Tel Aviv a Gerusalemme, come voluto dal presidente Donald Trump, gli Usa incappano in una clamorosa gaffe: il terreno sul quale dovrebbe trovarsi il complesso diplomatico non rientra completamente in territorio israeliano. Una parte, come rivela il New York Times, attraversa infatti la zona conosciuta come «No Man's Land», terra di nessuno, contesa da giordani e palestinesi dopo la guerra del 1948-49. Lo Stato ebraico ne ha conquistato il pieno controllo nel conflitto del 1967, quindi l'Onu (e gran parte del mondo) lo considera parte dei «territori occupati», dove non si può costruire. Il trasferimento dell'ambasciata è previsto per il prossimo 14 maggio, giorno in cui si celebra l'anniversario dell'indipendenza di Israele, e in cui il presidente Harry Truman riconobbe quello Stato. Per ora, finché non verrà individuato un sito permanente, la missione verrà ospitata in una sezione del Consolato Generale americano. Il complesso è nel quartiere di Arnona, che secondo il Dipartimento di Stato Usa «è stato ininterrottamente in uso da Israele dal 1949 e oggi è un misto residenziale-commerciale». «La No Man's Land è un territorio occupato», ha ribattuto invece Ashraf Khatib, del dipartimento per i negoziati del Palestina Liberation Organization's. «Qualsiasi status permanente per quel territorio dovrebbe essere parte di un negoziato sullo status finale», ha aggiunto. I detrattori sostengono da mesi che la decisione di spostare l'ambasciata rischi di pregiudicare il risultato di eventuali negoziati futuri, e la polemica sull'edificio nella «terra di nessuno» solleva ulteriori domande. Della No Man's Land fa parte l'area compresa tra le linee di armistizio tra Israele e Giordania tracciate alla fine della guerra del 1948-49, e un alto funzionario delle Nazioni Unite ha spiegato che è impossibile stabilire dalla mappa del 1949 quali parti del complesso consolare di Arnona si trovino nello stato ebraico e quali no. Mentre Raphael Israeli, professore emerito dell'Hebrew University ed ex delegato israeliano della Commissione mista per l'armistizio, ha detto che nessuno dei due paesi aveva una giurisdizione formale in merito. «Hanno semplicemente invaso», ha precisato: e oggi, dopo 50 anni di possesso israeliano, discuterne sembra «obsoleto». Prima di trasferirsi ad Arnona nel 2010, la sezione consolare americana che serviva arabi ed ebrei era a Gerusalemme est, mentre quella che si occupava dell'Autorità Palestinese a Gerusalemme Ovest. Per Eugene Kontorovich del Kohelet Policy Forum di Gerusalemme, spostando l'ambasciata nel quartiere di Arnona gli Usa riconoscono la sovranità di Israele sulle aree conquistate nella guerra del 1967. «Molto più importante di quello che dice il Dipartimento di Stato, è quello che dicono le loro azioni - ha spiegato - Non costruisci un'ambasciata in un territorio non sovrano di Israele». Intanto, durante la visita del premier Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca, Trump ha confermato che potrebbe recarsi a Gerusalemme proprio per l'apertura della rappresentanza. Sempre se ci sarà. Per inviare la propria opinione, telefonare: direttore@lastampa.it segreteria@ilgiornale.it |
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