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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale-Il Foglio Rassegna Stampa
22.02.2018 I massacri di Assad, nel caos mediorientale
Commenti di Fiamma Nirenstein, Daniele Raineri

Testata:Il Giornale-Il Foglio
Autore: Fiamma Nirenstein-Daniele Raineri
Titolo: «Torna il macellaio Bashar nella guerra tutti-contro-tutti/I curdi sono schiacciati dal gioco cinico tra i governi vincenti»

Riprendiamo oggi 22/02/2018, dal GIORNALE a pag.3 il commento di Fiamma Nirenstein, dal FOGLIO l'analisi a pag.1 di Daniele Raineri

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Il Giornale-Fiamma Nirenstein:" Torna il macellaio Bashar nella guerra tutti-contro-tutti "

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Fiamma Nirenstein

Chi ha la sfortuna di vedere le immagini tv di ieri dal quartiere di Ghouta nella periferia di Damasco desidera spegnere la luce sulla natura umana: è mai possibile che di nuovo Bashar Assad, dopo aver riempito il suo carniere con 250mila morti sia sempre là ad ammazzare bambini? Questo sta accadendo a Ghouta: bambini feriti alla testa, genitori che urlano, macerie sotto le quali disperati fuggitivi cercano tuttavia di scavare per estrarre qualche essere umano. Questo è Assad: bombarda la sua stessa capitale approfittando della momentanea distrazione dei ribelli che stanno aiutando i turchi ad Afrin, dove ormai la battaglia è contro di lui e i curdi, stavolta suoi alleati. A Ghouta Assad colpisce i ribelli, ad Afrin impegna le sue forze contro i turchi, che nel passato aiutarono i ribelli, compresa l'Isis, con cui poi ha avuto un periodo di accordo ora infranto. Ma non ci si preoccupi: è affare momentaneo, un orribile pasticcio di bassi interessi, senza nessuno che possa alzare uno stendardo. Si scrive che in Siria si assiste a un nuovo grande pericolo di guerra: ma la guerra è già qua, e implica Russia e America l'una contro l'altra, ha come distintivo la crudeltà dell'Isis, di Al Qaeda, degli hezbollah, degli iraniani, della incredibile Turchia di Erdogan, l'invenzione estremista della mente di un sultano autonominato, membro della Nato. Tutti sanno che Erdogan ha come sua maggiore intenzione approfittare della guerra siriana per eliminare il suo nemico storico, il dito nell'occhio del suo delirio ottomano. Martedì Erdogan ha telefonato a Putin per dirgli di prendere per il collo il suo valvassino Assad e di bloccarlo dalla difesa dei curdi di Afrin. Assad aveva annunciato lunedì che «forze popolari» sarebbero entrate ad Afrin per difenderle dall'«aggressione» turca. I curdi, che hanno aiutato con bravura nella lotta contro l'Isis, si aspettavano che gli americani intervenissero in loro soccorso. Non è accaduto, la Russia li ha a sua volta abbandonati: l'aggressivita turca avrebbe peggiorato, a suo vantaggio l'inimicizia fra Usa e Turchia. Rex Tillerson perb ha pensato bene di andare in visita ad Ankara, il 16 febbraio. Intanto l'Iran, oggi amico della Turchia e della Russia, con cui terrà un incontro che definisca il futuro della Siria (poveretti), naturalmente ci ha messo le zampe: «L'Iran non vuole vedere una crescita curda, ma tantomeno desidera una presenza turca in Siria» dice una fonte vicina all'Ypg curda. Insomma, stavolta Assad pub sparare sui turchi.

Il Foglio-DanieleRaineri:" I curdi sono schiacciati dal gioco cinico tra i governi vincenti"

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Daniele Raineri

Roma. Il conflitto siriano è entrato in una nuova fase, molto disorientante. I curdi del cantone di Afrin si sono resi conto di non potere resistere alla pressione militare dei soldati turchi e dei gruppi di ribelli siriani loro alleati (più che di un’alleanza, sarebbe a questo punto meglio parlare di un rapporto di vassallaggio). L’operazione militare “Ramo d’ulivo”del - la Turchia è molto lenta, ma rosicchia territorio a ritmo costante e gode di copertura aerea, quindi per i curdi non era rimasta che una soluzione: aprire le porte alle forze del presidente Bashar el Assad. I curdi non volevano tornare sotto il controllo pieno di Assad, perché nella Siria pre rivoluzione del 2011 subivano discriminazioni dal governo: la loro lingua non era riconosciuta e Damasco negava a una gran parte di loro i documenti d’identità, per limitarne i movimenti. Se però l’alternativa è la vittoria dei turchi, i nostri nemici storici, devono aver pensato nel comando generale curdo di Afrin, allora scegliamo l’opzione Assad. Del resto il Pkk, il partito fuorilegge del Kurdistan, ha vecchi legami con Damasco, che negli anni d’oro riusciva a ospitare tutte le fazioni terroristiche della regione, dagli sciiti di Hezbollah ai palestinesi di Hamas ai sunniti internazionalisti di al Qaida fino appunto ai guerriglieri comunisti curdi. Che accorrere in soccorso di Afrin si tratti di un calcolo cinico da parte del regime è chiaro come il sole: in un’altra zona della Siria, vicino Deir Ezzor, gli assadisti stanno infatti attaccando i curdi per farli sloggiare dalle zone ricche di campi petroliferi che i curdi stessi hanno strappato in tre anni di guerra allo Stato islamico. Proprio due giorni fa il ministero della Difesa russa ha ammesso dopo due settimane di silenzio imbarazzato che decine di contractor russi sono ricoverati negli ospedali in Russia dopo il fallito assalto a un comando curdo protetto dall’aviazione americana. I contractor russi erano la spina dorsale di una forza di cinquecento miliziani schierati con Assad. Quindi gli assadisti appoggiano i curdi di Afrin in chiave anti turca e assaltano i curdi nell’est in chiave antiamericana. Così funziona il conflitto in Siria. E c’è di più. Quando i curdi nei cantoni dell’est vogliono andare a combattere nell’ovest, ad Afrin, allora cessano di essere nemici e ricevono trasporti e piena libertà di movimento da parte del regime, che controlla le aree fra le due diverse zone. Le forze assadiste che sono entrate ad Afrin per ora non sono parte dell’esercito regolare, e questo in qualche modo renderà più facile trattare con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha già minacciato il governo siriano: “Se vi mettete di mezzo, colpiremo anche voi”. E’ invece una milizia irregolare locale, la Liwa al Baqir, molto vicina al gruppo libanese Hezbollah e alle guardie della Rivoluzione iraniana – il corpo che si occupa delle missioni militari all’estero e non ufficiali dell’Iran. Gli iraniani sono contro i curdi nel vicino Iraq e ne hanno spento con brutalità i sogni d’autonomia dopo il referendum di settembre, ma come abbiamo visto è tutto fluido: in Siria invece appoggiano i combattenti curdi di Afrin, ma non i combattenti curdi a Deir Ezzor. A dare manforte secondo l’analista Aymenn al Tamimi potrebbero arrivare anche gli uomini della Muqawama Suriya, una fazione di comunisti turchi che nel 2013 si è macchiata di un massacro di civili sulla costa siriana. Gli americani per ora si sono posizionati con i curdi, ma lontano da Afrin, e attendono di vedere cosa succede. Se la situazione sembra troppo complessa, potrebbe essere descritta così. I tre governi che hanno preso in mano la situazione siriana, Russia Turchia e Iran, non hanno ancora trovato un accordo solido e condiviso sulla questione curda e lo spezzettamento confuso del campo di battaglia nel nord e nell’est ne è la conseguenza. Sembrava tutto più facile, quando il nemico designato era soltanto il gruppo di fanatici decapitatori di Abu Bakr al Baghdadi.

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