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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/01/2018, a pag.27, con il titolo "Contro l’antisemitismo serve anche l'aiuto dei musulmani", il commento di Ariela Piattelli; dalla REPUBBLICA, a pag. 14, con il titolo 'L’antisemitismo avanza. E ora potrebbe dilagare anche da voi in Italia', l'intervista di Antonello Guerrera a Ronald Lauder; a pag. 16, con il titolo "I fratelli Koch saltano sul treno di Donald con 400 milioni", la breve di Anna Lombardi.
Importanti le parole di Ronald Lauder, Presidente del World Jewish Congress, di grande stima verso Donald Trump e Benjamin Netanyahu. Un'ottima risposta ai detrattori di Trump e del governo di Israele. Ecco gli articoli: LA STAMPA - Ariela Piattelli: "Contro l’antisemitismo serve anche l'aiuto dei musulmani" La quasi totalità del mondo islamico non ha partecipato al convegno sull'antisemitismo a Roma. L'unica sigla presente, come al solito, è la Coreis, che rappresenta però un islam fortemente minoritario in Italia.
Pensavamo di averlo sconfitto dopo la Shoah, invece l’antisemitismo è una follia contagiosa». Così il Rabbino Israel Meir Lau, presidente del Memoriale della Shoah di Gerusalemme Yad Vashem, è intervenuto ieri alla Farnesina alla Conferenza Internazionale sulla Responsabilità degli Stati, delle Istituzioni e degli individui nella lotta all’antisemitismo in Europa. LA REPUBBLICA - Antonello Guerrera: 'L’antisemitismo avanza. E ora potrebbe dilagare anche da voi in Italia' Importanti le parole di Ronald Lauder, Presidente del World Jewish Congress, di grande stima verso Donald Trump e Benjamin Netanyahu, al contrario . Un'ottima risposta ai detrattori di Trump e del governo di Israele.
«Attenti all’antisemitismo e all’estrema destra. Quello che sta succedendo in Est Europa, Austria, Francia e Germania con l’Afd, adesso potrebbe giungere in Italia. Le elezioni arrivano nel momento sbagliato, con la sinistra molto debole». Ronald Lauder, 73 anni, il filantropo, il fondatore della Neue Galerie di New York, il miliardario erede dell’omonimo impero dei cosmetici, l’amicone di Trump (il “nuovo Reagan”) e soprattutto il presidente del World Jewish Congress (massima associazione ebraica nel mondo), lancia l’allarme da Roma, dove ieri alla Farnesina ha partecipato alla Conferenza sull’antisemitismo nei Paesi Osce. Lauder, l’odio verso gli ebrei ha raggiunto i livelli degli anni Trenta in Europa? «No, non ancora. Ma quanto spazio ha oggi l’antisemitismo in Italia e in Europa? Di certo, la destra e l’estrema destra crescono in tutto il vostro continente. C’è molta rabbia tra la gente per la crisi economica e i problemi degli ultimi anni, e oramai sempre di più la si sfoga verso i migranti e gli ebrei. I governi devono esporsi, denunciare questo clima, uscire da questa pericolosissima indifferenza. Ci vogliono nuove e severe leggi per arginare il problema e prevenirlo». Ma oramai sempre più spesso si fa l’opposto. Due giorni fa l’ultimo caso: Varsavia ha approvato una legge che proibisce la parola Polonia quando si parla dei lager nazisti. «Purtroppo non è l’ultimo caso ma il primo capitolo di una brutta storia. Dove stiamo andando? Ce lo chiediamo? Perché la Polonia ha fatto una cosa del genere?». Ecco, perché? «Per difendere i polacchi legati a nazismo ed estrema destra. Hanno paura di loro politicamente e reagiscono così. Lo stesso problema c’è in Ungheria con il premier Orbán, vedi la campagna contro l’ebreo Soros. Conobbi Orbán molti anni fa: allora era di centro. Adesso è trascinato a destra da Jobbik (una formazione di estrema destra e accusata di antisemitismo, ndr). I governi devono scegliere: essere politici e quindi ignorare l’antisemitismo, oppure essere morali e quindi indignarsi, reagire». Lei con Reagan è stato ambasciatore Usa in Austria e conosce molto bene l’Est Europa. Perché estrema destra e antisemitismo avanzano laggiù? «Quando è caduta la Cortina di ferro, tutti loro pensavano che sarebbero diventati ricchi come gli occidentali. Ma non è stato così: sono arrivate rabbia e paura. Tutto questo si ripercuote sui governi». Non c’entra la xenofobia strisciante degli ex satelliti comunisti, chiusi verso l’esterno? «Sì. Ma è molto più facile essere un leader di destra e dire che tutto fa schifo, e non uno di centrosinistra che spiega le sue scelte. Questa è la realtà politica oggi. E sarà lo stesso anche in Italia». Intanto, la Memoria diventa sempre più ardua da tramandare: i testimoni della Shoah stanno morendo. «L’istruzione è cruciale, ma purtroppo è manipolata dai governi in carica. Che cosa insegneranno ora nelle scuole polacche? È inquietante. Quando ero ambasciatore a Vienna, molti mi dicevano: “Siamo stati le prime vittime di Hitler”. E io rispondevo: “Ma se eravate complici!”». Come giudica la mossa di Trump su Gerusalemme capitale? «Molto positiva. Il tempo ci dirà i suoi effetti sulla soluzione a due stati, che resta l’unica possibile». Ma la pace è possibile con un falco come Netanyahu e le sue politiche verso i palestinesi? «Netanyahu è uno dei politici più bravi, fa sempre il meglio per Israele e la sua sicurezza. Punto». Lei è amico di Trump, siete andati anche a scuola insieme. Qual è la sua migliore qualità? «L’essere americano. Trump è un patriota vero. Crede che l’America sia la più grande responsabilità della sua vita». E la peggiore? «Crede così tanto nell’America che lo fa a scapito di altri Paesi. Ma è fatto così. Per lui l’economia è troppo squilibrata verso l’estero, vedi Cina e Messico. Mi pare che i dati economici gli diano ragione». Trump è stato spesso accusato di fomentare l’antisemitismo. «Lo conosco da cinquant’anni: Trump non è antisemita, neanche un pezzetto di lui. Le sue politiche sono molto positive verso gli ebrei e il suo staff ne è pieno, molto di più che con Obama. Che, al confronto, ha fatto molto di meno per gli ebrei» . Ma visto che lo conosce bene: Trump è “mentalmente instabile” come dice qualcuno? «Magari fossero tutti pazzi come lui». LA REPUBBLICA: "I fratelli Koch saltano sul treno di Donald con 400 milioni" I fratelli Koch saltano sul treno di Donald Trump. E pur di salvare il partito repubblicano annunciano che il loro network di donatori ultraconservatori spenderà 400 milioni di dollari – il 60 % in più di quanto investito nel 2016 – per vincere le elezioni di midterm e rafforzare The Donald. E pazienza se in passato i petrolieri miliardari Charles e David, vicini ai Tea Party, si erano schierati contro Trump finanziando i suoi avversari. Di lui non condividono le posizioni protezioniste. Ma tant’è: dopo il contributo di 650 milioni di dollari per l’acquisto del settimanale Time da parte di The Meredith Corporation ora mirano a riguadagnare influenza anche nel partito, trovando punti d’incontro con l’amministrazione. Per esprimere la propria opinione ai quotidiani, telefonare ai numeri seguenti oppure cliccare sulla e-mail sottostante direttore@lastampa.it rubrica.lettere@repubblica.it |
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