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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera - La Repubblica Rassegna Stampa
19.01.2018 Israele: il problema dei clandestini eritrei / il ruolo delle donne nell'esercito
Davide Frattini riporta le tesi contro il governo israeliano, Vincenzo Nigro informa correttamente

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica
Autore: Davide Frattini - Vincenzo Nigro
Titolo: «L’appello di rabbini e scrittori: 'Nascondiamo rifugiati in casa' - Prima donna comandante dell’aeronautica. Il no dei rabbini»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/01/2018, a pag.11, con il titolo "L’appello di rabbini e scrittori: 'Nascondiamo rifugiati in casa' ", il commento di Davide Frattini; da REPUBBLICA, a pag. 15, con il titolo "Prima donna comandante dell’aeronautica. Il no dei rabbini" il commento di Vincenzo Nigro.

Ecco gli articoli:

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Da destra: Amos Oz, AB Yehoshua, David Grossman

Corriere della Sera - Davide Frattini: "L’appello di rabbini e scrittori: 'Nascondiamo rifugiati in casa' "

La protesta dei soliti noti della letteratura israeliana - a partire da Amos Oz, David Grossman, Etgar Keret - contro la proposta di rimpatrio fatta dal governo israeliano ai clandestini eritrei (a cui verrebbe dato anche un budget di 3000 euro) è sproporzionata. Il paragone con Anna Frank è addirittura un modo per confrontare la situazione dei profughi, certamente drammatica ma non uno sterminio organizzato, con la Shoah. Ancora una volta i grandi autori israeliani farebbero meglio a scrivere libri che a occuparsi di politica.

Ecco il pezzo:

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Davide Frattini

Gli appartamenti di Tel Aviv, Gerusalemme o Haifa come l’alloggio segreto di Prinsengracht 263 ad Amsterdam. I rifugiati eritrei e sudanesi da proteggere come Anne Frank. Un gruppo di rabbini ha lanciato una campagna per accogliere i clandestini e impedire che siano deportati da qui a un paio di mesi, rispediti all’orrore che avevano sperato di lasciarsi dietro. L’idea di ispirarsi alla ragazza ebrea morta nel campo nazista di Bergen-Belsen — dopo essere rimasta rintanata con la famiglia per quasi due anni — è venuta a Susan Silverman, rabbina progressista immigrata da Boston nel 2006 e sorella della comica americana Sarah. È anche tra le leader del movimento che vuol permettere alle donne di pregare come gli uomini, di recitare la Torah ad alta voce davanti al Muro del Pianto. All’incontro organizzato a Gerusalemme dall’organizzazione Rabbini per i diritti umani, Silverman ha chiesto alle 130 persone presenti quante di loro avrebbero nascosto un rifugiato. Tutti hanno alzato la mano. La legge israeliana li chiama «infiltrati» e in realtà non se ne infiltrano più dal 2012, da quando il premier Benjamin Netanyahu ha dato ordine di costruire la barriera al confine con l’Egitto. Gli eritrei sono stati contrabbandati dai beduini — per loro una merce come un’altra assieme alla droga e alle armi — attraverso la penisola del Sinai, marce forzate a digiuno per fuggire dalla dittatura che ad Asmara li costringe a prestare il servizio militare senza data di scadenza.

L’Eritrea non è in guerra ma il presidente Isaias Afwerki sfrutta la propaganda di un altro possibile conflitto con l’Etiopia per schiavizzare attraverso la divisa l’intera popolazione. In Israele sono rimasti bloccati quasi 33 mila irregolari (3 mila bambini sotto ai sei anni sono nati qui), in 10 mila hanno richiesto asilo, lo status e i documenti riconosciuti dalle Nazioni Unite permetterebbero loro di andarsene in un altro Paese. Solo in dieci lo hanno ottenuto, gli altri stanno ancora aspettando. Bloccati in un limbo legale e in una gabbia di miseria. Il governo di destra ha deciso di cacciarli anche se rappresentano meno della metà dell’1 per cento della popolazione: è il numero minimo ricordato dai 35 romanzieri che hanno firmato un altro appello inviato due giorni fa al primo ministro e ai parlamentari. «Vi imploriamo di fermare la deportazione di uomini e donne che portano le cicatrici sul corpo e nell’anima — scrivono gli intellettuali, tra loro Amos Oz, David Grossman, Abraham Yehoshua, Etgar Keret, Zeruya Shalev —. La nostra storia come popolo ebraico si rivolta nella tomba e avete il privilegio di poter interrompere questa vergogna». Perché se ne vadano il ministero degli Interni offre ai migranti quasi 3000 euro e il biglietto aereo verso una nazione africana. L’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu ha avvertito Israele di non rimandarli nell’area sub-sahariana dove rischiano di finire un’altra volta incatenati dai trafficanti di esseri umani. L’alternativa per chi non accetta di prendere il volo è la detenzione senza limite di tempo. Silverman ricorda i non-ebrei che hanno rischiato la vita per salvare la vita di chi era braccato dai nazisti, vuole accompagnare i richiedenti asilo al Memoriale della Shoah — dove vengono celebrati questi Giusti tra le nazioni — «in una marcia per risvegliare la coscienza del mondo ebraico». Racconta di un giovane eritreo che ha saputo dell’Olocausto leggendo il Diario e ha intrapreso il viaggio pericoloso verso Israele convinto «che il popolo di Anne Frank mi avrebbe accettato e protetto».

LA REPUBBLICA - Vincenzo Nigro: "Prima donna comandante dell’aeronautica. Il no dei rabbini"

Il pezzo di Vincenzo Nigro riporta i fatti informando sulla polemica, esistente in Israele, da parte di alcuni rabbini contro la presenza delle donne nell'esercito. Come riporta Nigro, non solo i partiti laici e di sinistra, ma anche Netanyahu e Lieberman si sono opposti categoricamente a limitazioni per le donne nelle forze armate.

Ecco il pezzo:

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Vincenzo Nigro

La nomina del “maggiore T” riaccende la battaglia degli ultraortodossi contro la presenza femminile nelle forze armate: “Contamina gli uomini sani” Rabbini ultraortodossi di Israele contro le donne nelle forze armate. Contro la creazione di battaglioni misti in cui le donne possano contaminare la rettitudine degli uomini. Ma soprattutto contro un nuovo bersaglio, una donna pilota, il “maggiore T.”, la prima donna a essere stata designata comandante di uno stormo dell’aeronautica israeliana. La polemica è molto seria, profonda perché coinvolge istituzioni che sono alla base dello Stato di Israele. Uno scontro che arriva al culmine di un processo che dura da anni, quello in cui la laicità del Paese viene compressa sempre più da un’alleanza crescente fra nazionalismo e religiosità ultraortodossa. Da quando il capo di stato maggiore dell’Aeronautica Amikam Norkin ha annunciato di aver promosso il “ maggiore T” ( in Israele le identità dei piloti vengono tenute riservate) a capo di un gruppo di volo e di aver mandato avanti altre donne pilota, alcuni rabbini hanno iniziato a sparare addosso all’esercito. È partito il rabbino Shlomo Aviner a chiedere di fermare questa tendenza a integrare sempre di più le donne nelle forze armate, a schierarle in prima linea come ormai fa l’esercito di terra. Rabbi Aviner ha invitato i suoi studenti a non arruolarsi, di fatto a disertare le forze armate, ad evitare il servizio di leva. Questo perché «gli uomini sani verrebbero distratti e contaminati dalla presenza delle donne nelle loro unità». Il suo collega Shmuel Eliyahu ha fatto di più e ha esagerato: in un’intervista è arrivato a chiedere le dimissioni del capo di stato maggiore di tutta la Difesa israeliana, il generale Gadi Eisenkot. “Zio Gadi”, come lo chiamano in Israele, è un personaggio, un ufficiale dell’esercito di terra basso e tarchiato, un leader dal carisma incredibile, considerato dai suoi uomini e dall’opinione pubblica la migliore assicurazione soprattutto contro i pericoli dal confine Nord, quello dove potrebbe tornare a colpire Hezbollah. Eliyahu ha ripreso le parole del collega: « Il rabbino Aviner è un uomo responsabile, fa scuola a migliaia di studenti, tutta la sua vita è stata dedicata al bene del popolo di Israele… e allora io dico che il generale Eisenkot dovrebbe svegliarsi, quello che sta facendo con le donne nell’esercito è sbagliato, magari il primo ministro dovrebbe dirgli che se ne può anche andare a casa!». Ma toccare Eisenkot è stato come offendere il sommo sacerdote di una religione parallela di Israele, il culto laico del rispetto per i militari che ripetutamente hanno salvato il paese da minacce sempre diverse e sempre più pericolose.

Dall’India dove è in viaggio per una settimana ha parlato Netanyahu: «Non chiederò assolutamente le dimissioni del generale Eisenkot » . Il suo ministro della Difesa, Avi Lieberman, che è leader di un partitino nazionalista, è stato molto più duro: «Noi rifiutiamo l’intervento di organizzazioni estranee nell’organizzazione delle nostre forze armate. Un intervento del genere è un danno alla sicurezza dello Stato: l’Idf non è un esercito femminista, tutte le decisioni che prendono sono soltanto operative ». Per non parlare delle critiche arrivate ai rabbini dai capi dei partiti laici e di sinistra. Da mesi alcuni rabbini ultraortodossi invitano i loro seguaci a ribellarsi addirittura allo stesso servizio militare oltre che all’inserimento delle donne nelle Idf. E ogni volta Netanyahu è costretto a pattinare sul ghiaccio: vuole i voti della destra, dei rabbini, degli ultraortodossi, ma non può smontare l’esercito e il concetto che tutti i cittadini israeliani devono servire in armi. Per ora i rabbini hanno perso. Ma solo perché avevano attaccato il generale Eisenkot: contro le donne-soldato di sicuro torneranno a protestare presto.

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